La sera del 7 giugno 2015, alla premiazione dei Tony 2015 (giunta alla 69a edizione), i più prestigiosi premi per il Teatro in America, consacra vincitore Christopher Wheeldon per la miglior coreografia con il musical “An American in Paris”.
Si tratta di un importante evento per il mondo della danza e per l’Englishman in New York, che fa un balzo in avanti; lo riconoscono tutti (fonte: ‘The Guardian’).
Uno slancio creativo unico e indiscusso, che ha conquistato.
Dal 1993 al NYCB e dal 1998 come solista, poi, già coreografo di successo, supera il suo stesso genio creativo, nel senso che va oltre il suo linguaggio e diventa attraverso i passi di danza e la regia, narratore di se stesso.
Una nuova dimensione per la danza, una per il coreografo inglese, due binomi: musica e passi, canto e storia. Un nuovo Musical!!!
Il 22 novembre 2014 ci fu la Prima a Parigi al Théâtre du Châtelet, il 13 marzo 2015 è la volta di Broadway.
Con questo lavoro non si riporta in scena un musical, si rende omaggio certo al film del 1951 di Vincent Minnelli (con Gene Kelly e Leslie Caron come protagonisti), ma questa di Craig Lucas è una “riscrittura” della storia, con una vera e propria trasposizione anche degli anni. Siamo a fine guerra, nel 1945… Quasi come se una linea sottile e sottesa nella trama del film fosse venuta alla luce, amplificata a livello drammaturgico, che ha contato su di una produzione superlativa. Si guardi al lavoro del designer Bob Crowley, elegante raffinato e scintillante come le stelle sulla Senna, con Natasha Katz per il design delle luci. Grazie anche all’arrangiamento musicale di Rob Fisher (teniamo conto che la partitura di Gershwin dura 20 minuti, il film 90, ma il Musical circa 3 ore!!!) tutto sembra rivivere con lo slancio e la forza di Jerry, Robert Fairchild, NYCB, e la grazia e il virtuosismo della ballerina del Royal Ballet, Leanne Cope, Lisa, impegnati in una coreografia così romantica, sensuale e briosa.
La coreografia di Wheeldon narra Parigi: la mostra, la disegna, la anima a passi di danza.
Usa il linguaggio del corpo per la danza in senso puro e di altissimo livello e la dinamica dello spazio (descrittivo) affinché la scena non sia mai vuota: attraverso il canto e il dialogo, attraverso i passi veloci, sensuali, i giri e i salti dei ballerini, attraverso l’entusiasmo (per la Liberazione, ma c’è anche sconcerto stupore e desiderio di risveglio post-bellico), Parigi vive fra soldati artisti e amanti.
Magnifici anche gli altri personaggi dell’intreccio amoroso: Milo (Jill Paice), innamorata di Jerry; o Henri (Max von Essen), innamorato di Lisa, e Adam (Brandon Uranowitz), l’amico pianista… un pittore-sognatore, una ballerina, un aspirante cantante, un aspirante compositore. Una speranza al chiaro di luna?
Jean-Luc Choplin, da Parigi, direttore generale dello Châtelet e i produttori Van Kaplan e Stuart Oken, erano tutti d’accordo che Christopher Wheeldon fosse l’uomo giusto per questo lavoro. A giudicare dal successo che continua a confermarsi e ora a consolidarsi con un prestigiosissimo premio, si può proprio pensare che abbiano visto giusto.
Stefania Sanlorenzo