In occasione del Manchester Intenational Festival (29 giugno-12 luglio 2015) ha debuttato in apertura il nuovo musical che riprende la celebre storia di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
Wonder.land sarà presentato a Londra in novembre ed è prevista una tappa 2016 a Parigi. Tuttavia accanto a recensioni che sottolineano punti di originalità, molte sono state le critiche, probabilmente generate dal forte distacco percepito rispetto al racconto originale, nonostante si ritrovino molte delle figure fantastiche del romanzo, e il debole approccio al “mondo online” cui si vuole arrivare.
La musica è stata curata da Damon Albarn (frontman dei Blur), che aveva già esordito con lavori come “Dr Dee: An English Opera” e “Monkey: Journey to the west”, accanto allo stesso regista Rufus Norris.
Il racconto di Lewis Carroll è ancora una volta oggetto di una rilettura che però sembrerebbe solo il motivo che apre alla creazione dello spettacolo. Dal classico del romanzo ci si scosta per fare spazio alla “realtà virtuale”, dando vita dunque a una rappresentazione molto speciale e attuale che forse delude perché non la si avverte poi tale nella sua contestualizzazione.
Entra in gioco quasi un ossimoro teatrale, dal momento che la fuga nell’irrealtà di Alice diventa un viaggio virtuale nel mondo rigorosamente online, in cui stanno immersi i ragazzini di oggi, per riscoprire la stessa dimensione del reale: sembrerebbe cioè un escamotage e non una scoperta.
Moira Buffini, che ha trascritto il testo e le canzoni, ritiene che si tratti di accostare due realtà ormai imprescindibili una dall’altra per i nostri tempi e questa generazione di giovani: così una ragazzina di dodici anni, Aly, dai ricci capelli scuri, dall’incarnato che denota le sue origini miste, infelice e in crisi a casa come a scuola nella difficile realtà metropolitana, crea il suo avatar online, Alice, la bionda principessa che si muoverà in un mondo digitalizzato dai colori terribilmente carichi, lontani da quell’altalena dalle maglie di acciaio e da una città in bianco e nero.
Non il buco della serratura, ma il cellulare davanti agli occhi apre ad Aly Wonder.land e l’inizio del suo viaggio, rapita dalle immagini dello “Stregatto” che come un flusso sospinto dal vento di foglie dorate, che sembrano dobloni, l’avvolge e la conduce via.
Ricco di figure bizzarre e talvolta spaventose qualcosa fa invece pensare ad Alice che tutto sia così familiare da dover fuggire ancora, da dover allontanare i suoi incontri (gli strani Dum e Dee, la Red Queen o il raccapricciante gatto dello Cheshire…). Di buon livello la sua interpretazione, credibile dell’età adolescenziale, ma alla fine cosa rimane di questo mondo dei giovani? La domanda del bruco, eterna per tutti: “Chi sei?”
Lo spettacolo è comunque ricco e ricercato, per i costumi e il set designer (Katrina Lindsay e Rae Smith). Grande uso di luci psichedeliche sparate per coloratissimi effetti; forse poteva essere maggiore il coinvolgimento delle canzoni, o la rilettura in chiave moderna delle turbe di un difficile passaggio di età, forse…
A questo punto si accende la curiosità di poterlo vedere, non trovate?