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Il balletto “Fedra, l’ossessione del desiderio”, coreografato nel 2012 da Fredy Franzutti, è ritornato in scena a fine estate, a Lecce il 29 e il 30 agosto 2015 al Teatro Romano, interpretato dai primi ballerini del Teatro albanese Enada Hoxa, Fedra, e Gerd Vaso, per la parte maschile di Teseo, con i solisti della compagnia il Balletto del Sud. Il contesto artistico è quello del progetto “Itinerario Danza”, che ha visto diversi balletti calcare con successo la scena. In questo caso si è trattato del riallestimento della produzione dell’Opera di Tirana e ha regalato un weekend di ‘passione’ a un pubblico preferibilmente adulto.

Fedra è uno dei personaggi femminili della mitologia classica; spesso si è parlato di come la danza (e l’arte più in generale) si rivolga al MITO, da cui trae ispirazione.

In questo caso però, la Fedra del drammaturgo greco Euripide (le due tragedie sono intitolate a ‘Ippolito’), viene colta dalla mente visionaria dello scrittore italiano Gabriele D’Annunzio. Cioè Franzutti nella preferenza tematica, scenografica e certamente musicale, sembra fare riferimento al testo dannunziano.

Il tempo letterario allora diventa la chiave primaria di questa opzione creativa, perché dalla fonte originale si è trasportati alla tragedia datata 1909 e alla musica composta nel 1915 da Ildebrando Pizzetti, che proprio alla poetica dannunziana si ispirava. Così a livello scenografico (scene di Francesco Palma) si rispecchia l’ambientazione decadente seppur opulenta dei primi del Novecento.

La tragedia fu ripresa da Seneca, nella versione latina, anche perché una delle due opere di Euripide andò perduta, e poi riletta nei secoli atraverso la letteratura, fino al francese Jean Racine nel 1677, ripresa che rappresentò per la letteratura francese il climax; venne riscritta da tantissimi altri autori (un poeta greco, una drammaturga inglese… per ddare l’idea) e ciò lascia a noi una domanda: chi è Fedra, che viene a noi oggi attraverso la danza?

Moglie del re di Atene Teseo, si innamora perdutamente di Ippolito, figlio del marito e della regina delle amazzoni, questa è la base del mito classico.

Ippolito la respinge, quasi disgustato, e per lei quell’amore diventa una passione incontrollabile, una ossessiva pulsione verso colui che la rifiuta.

Arriva a denunciarlo di violenza e il dramma si tinge di sangue; finché lei stessa si toglie la vita.

Amore e Morte.

Rifiuto e Inganno.

Desiderio e Follia.

Fedra è tutto ciò? Incarna tutti questi sentimenti umani?

Nel mito classico (più chiaro in Seneca che in Euripide) la valenza degli dei è molto sentita… Afrodite innesta questa “follia” e questo ha un significato interpretativo: cambiano le colpe, cambiano persino i momenti in cui queste colpe sono punite o espiate. Cambai persino la sequenzialità della storia: muore prima Fedra o Ippolito? E che ne è di Teseo, che tracotante (‘ybris’ in greco) invoca la maledizione degli dei sulla sua stessa famiglia? Chi il mostro che uccide suo figlio, esiste davvero (viene dagli abissi) o sono i mostri che invadono la sua mente?

Nel seicento francese si sente questo dilemma: le colpe tornano agli uomini o è il destino avverso a coinvolgerli?

Con Racine Fedra e Ippolito sono già moderni, ecco perchè l’ho citato in modo particolare fra i molti.

Quando è il momento cruciale per D’Annunzio, tutto sfuma e il ritorno al classico diventa essenziale: Fedra, Ippolito e Teseo ci sono già, non deve creare dei nuovi personaggi, deve concentrarsi su di essi.

E lo fa, febbrilmente… forse quella stessa “febbre” che consumerà Fedra, “φαιδρος” è l’epiteto per questa figura femminea: “la luminosa”, una connotazione speciale.

Ha origini divine, dunque, ma il tempo l’ha resa una eroina umana: la sua unione con Teseo, seduttore, maschilista, possessivo… la cala in un mondo che finirà per corromperla e distruggerla, spingendola al suicidio. Eppure non è vittima.

Il delirio e la frenesia di un amore rifiutato sono reali in Fedra, dolore e sofferenze umane, che lei prova con intensità. Si abbandona ai sensi, al proprio desiderio.

D’annunzio rimane in bilico fra le due letture: riprende l’opera di Euripide (l’intervento degli dei, del fato, l’ineluttabilità della sorte…), ma dà una decisa connotazione umana a Fedra, e Fredy Franzutti sembra ritrarre questa forte sensualità, nella danza, cogliendo quella stessa intima passionalità che diede scandalo, pensate, nel primo Ippolito di Euripide, per “il contatto” in scena fra gli attori (assolutamente vietato dalle regole teatrali).

Un importante balletto dunque che regge entrambi i piani letterari: quello della tragedia classica e quello dell’eroina moderna.

Ha riscosso un meritato successo.

https://youtu.be/wonh0AU9fOg

Stefania Sanlorenzo

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