La danza più o meno consapevolmente, ma nel caso del grande coreografo John Neumeier punterei alla consapevolezza, la danza, si presta a essere contaminata o arricchita e plasmata nel dinamismo espressivo dei passi, dall’influenza di altre arti. Il pensiero è movimento fatto di tanti quadri come nelle coreografie, quelle un poco cerebrali; e in molti coreografi apprezzabili, diventa il modo di approcciarsi a nuovi lavori.
Il maestro John Neumeier sta plasmando il personaggio di Eleonora Duse su Alessandra Ferri, ballerina di fama internazionale, donna complessa: fragile come Giulietta, eterea come Giselle, ma matura oggi e consapevolmente rientrata in scena in un’età in cui tante danno l’addio a un mondo che è stato la loro esistenza, ma in qualche modo si è compiuto.
In lei si legge un bisogno di ritorno per una completezza individuale, sensibile, intima. Un fuoco interiore che cerca ancora scintille.
Presenta se stessa e l’inizio di questa collaborazione proprio così: “Eleonora Duse sono io”. Al suo fianco Alexandr Trusch, primo ballerino dell’Hamburg Ballett, per questa coreografia.
Il balletto debutterà alla Staatsoper di Amburgo il 6 dicembre 2015 con repliche fino al 31 e incuriosisce.
Il lavoro dietro le quinte è meticoloso: Neumeier e la Ferri sono entrambi molto scrupolosi nei dettagli.
Ogni gesto, persino un oggetto che passa fra le mani è comunicazione di un movimento danzato, di un movimento espressivo, pensato e vissuto.
Eleonora Duse fu un’attrice italiana di teatro, voluttuosa donna, amante di D’Annunzio ed emblema del piacere, dell’ardore infuocato. Siamo fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 e lei rappresenta il teatro in una scelta ‘moderna’ e anche di forte richiamo mondano. I testi italiani non la soddisfano, guarda alle pièce francesi. Fa parlare di sé per bravura e slancio verso una nuova concezione della donna e della vita. Parla di sesso, famiglia, perbenismi, denaro.
Cerca l’ardore vero, la sincerità, seppur nella nevrotica esistenza.
L’approccio con D’Annunzio è graduale, ci vogliono quasi dieci anni perché quel giovanotto dai ricci biondi e dagli occhi chiari sia l’amante cui abbandonarsi.
Abbandono in ogni senso, alle sensazioni più intense come D’Annunzio cercava ed esaltava, ma anche come fine, perché la lasciò drammaticamente per un’altra.
Eppure furono anni artisticamente fruttuosi. E certamente la fama di questa incredibile figura femminile, aiutò il nostro conturbante poeta.
Ella fu “fuoco” per chi già ardea di suo.
Il talento di Alessandra Ferri l’ha riportata su di un palcoscenico, ora sceglie ruoli che soddisfino il suo sentire di oggi, di donna appassionata alla vita, anche o forse a una vita che si era fermata un momento, lungo sei anni. Ma c’è sempre tempo per essere se stessi e lei ora si sente pronta a essere ‘Eleonora Duse’.
“Duse” sarà proprio il titolo della nuova coreografia in due atti, creata da John Neumeir su musiche di Arvo Part e Benjamin Britten; anche le scene, le luci e i costumi sono pensati e studiati dallo stesso Neumeier.
Una bella collaborazione, per un lavoro che merita attendere.
Stefania Sanlorenzo