Tecnica stile e pensiero in una volontà di sperimentazione e ricerca che sarebbe piaciuta moltissimo alla sua fondatrice.
La Compagnia di Martha Graham, fondata nel 1926, si esibirà martedì 10 novembre 2015 alle ore 20,30 (repliche fino al 15/11/2015) al Teatro Massimo di Palermo in un “Omaggio” a una delle donne più creative e rivoluzionarie del mondo della danza (innovatrice nella ‘modern dance’ della scuola americana e icona dell’evoluzione della danza internazionale a partire dai primi anni del Novecento).
Si tratta di un evento di altissimo interesse per due iniziali motivi: il primo è la vitalità che questa compagnia di balletto continua a dimostare nel riproporsi alla contemporaneità pur rimanendo fedele alle linee guida della sua fondatrice. Il secondo è la difficoltà tecnica e stilistica di uno spettacolo di questo genere, nell’unione di due compagnie molto diverse e geograficamente lontane, la difficoltà, dunque, cui sono andati incontro i ballerini per imparare le tre coreografie che definiscono le serate.
La ‘tecnica Graham’ non si improvvisa. Ed è terribilmente difficile.
L’interiorizzazione di quello che è un metodo stilistico e di studio, poi espressione di movimenti specifici di un pensiero intramontabile, richiede grande duttilità e certamente tempo.
Questo spettacolo rappresenta una sfida e come tale va sentito e apprezzato.
Janet Eilber, alla direzione artistica della Compagnia americana esprime chiaramente ciò: “Non abbiamo mai danzato insieme ad altri”, intendendo rimarcare che i ballerini saranno mischiati nelle stesse coreografie. Anche Marco Bellone, coordinatore del corpo dei ballo del Teatro Massimo, sottolinea con soddisfazione per il risultato, la fatica che il lavoro sul metodo Graham ha comportato per i suoi danzatori.
Spesso la tecnica di Martha è complementare allo studio della tecnica classica accademica. Oggi sono tanti i danzatori classici che studiano questo metodo, che va compreso su molti livelli di sviluppo: la respirazione e la coordinazione dei passi e la volontà espressiva degli stessi; perché questa è la ricerca finale.
Martha è stata una grande ballerina e certamente interprete di un diverso modo di sentire il senso della danza. Ha cercato di integrare la sua visione della vita con la vita stessa nella sua evoluzione. Ha attraversato un secolo. Ne ha colto gli aspetti e li ha affrontati con una forte passionalità.
Tuttavia ha iniziato proprio dal movimento, intendendo il lavoro del corpo. Poi ha studiato la musica e le scenografie, nella scelta dei collaboratori, perché tutto fosse enfatizzato come voleva lei.
Ma il lavoro sulla “contrazione e rilascio”, in inspirazione ed espirazione, come un arco che prima si tende, arcuandosi, e poi si lascia andare allo scoccare della freccia; questo tipo di tecnica è molto complessa. E soprattutto nel secondo dei brani presentati è particolarmente in evidenza.
Due parole sulla scelta delle coreografie per concludere questa presentazione, di una produzione che nasce dall’unione delle diverse compagnie e dalla collaborazione di Daniele Cipriani Entertainment
1. ‘Diversion of Angels’ (1948) su musica di Norman Dello Joio
2. ‘Acts of light’ (ispirato a un verso di Emily Dickinson – 1981), su musica di Carl Nielsen
3. ‘The Rite of spring’ (1984), su musica di Igor Stravinskij.
Come ci si può aspettare dalla “signora della passionalità”, la serata inizia con l’epressione dell’amore visto in tre istanti temporali diversi e quindi con intensità modificata, che viene sottolineata anche dal senso cromatico: coppia in rosso (fuoco della passione), coppia in giallo (la solarità e la gaiezza nell’esuberanza dell’amore), coppia in bianco (verso un amore maturo, che ha perso il colore, ma che forse ha guadagnato in pura luce).
Molto difficle il secondo pezzo coreografico, anch’esso strutturato in momenti susseguenti.
Tecnicamente, forse il più ostico, con tutta una parte a terra, poi sul posto prima che la danza invada lo spazio scenico. Il lirismo e il romanticismo si spengono in atti di una luminosità di un’estate passata.
Tutti conosciamo l’opera del grande compositore Stravinskij… La prima versione fu coreografata nel 1920 da Leonide Massine e rivisitata dalla Graham che la danzò l’anno successivo. Oggi la coreografia gode del lavoro di Janet Eilber, che è stata a fianco della Graham condividendone la creatività. Mantenendosi allo spririto originale della partitura musicale, l’accento rimane fra il senso della ‘fertilità’ e la forza del ‘sacrificio’.
foto by Rossellina Garbo
Stefania Sanlorenzo