“Sogno di una notte di mezza estate” è l’incantevole commedia di W. Shakespeare, trasposta poi in una coreografia, che è un vero capolavoro della danza narrativa, dal Maestro G. Balanchine, sulle celeberrime note di F. Mendelssohn (famosa la marcia nuziale, che accompagna tutti i matrimoni romantici della cinematografia standard di Hollywood).
Dal 18 marzo fino al 10 aprile il Miami City Ballet metterà in scena una rivisitazione complessa e straordinariamente suggestiva del balletto originale, sommergendo il sogno nelle acque che geograficamente definiscono la location della Compagnia di Balletto (Miami, città della Florida, ha molti corsi d’acqua, the River, e la baia, e falde sotterranee…)
Il direttore artistico, Lourdes Lopez, sembra narrare che l’idea sia nata proprio così e ciò che l’ha resa possibile, con un impatto tanto importante, sia stato il congiunto lavoro a tre con Michele Oka Doner per scene e costumi e Tarell Alvin Mc Craney per la drammaturgia.
La magica foresta di Atene viene immaginata nei flussi delle acque di un immenso estuario, ricco di vita ultra-terrestre ed esseri acquatici, paralleli ai folletti e alle fate di shakespeariana memoria.
Cominciando dalla danza, Balanchine immancabilmente riesce a creare i passi in modo che ciò che viene narrato non sia disperso, anzi risulti come compattato nell’astrattismo stesso del movimento, la cui chiave rimane la velocità, la vivacità (cambi di passi), la manipolazione del passo di danza che permette la resa del tema del dramma in piena autonomia (movimento self –contained).
L’impatto visivo segue a ruota in questo caso nel sommergere un mondo: l’ignoto è sia l’illusione (come per l’amore) sia ciò che non è conosciuto; e così come era celato dalla foresta, diventa inabissato nel fondo marino. Tutto di questa misteriosa realtà, lontana da quella terrestre, ha un suo rimando sul set e attraverso i disegni dei costumi.
C’è stato un grande lavoro di squadra a monte della messinscena dello spettacolo; uno studio che reinventasse il sogno, ma mantenesse vivo l’originale: la coreografia, come la magia della letteratura e l’incanto della musica.
L’opera shakespeariana ruota intorno al tema dell’amore in modo ironico e su più piani dipana realtà e fantasia. Il senso onirico del bosco qui si trasfigura e le onde inglobano il tutto: il mito classico eco delle metamorfosi di Ovidio si fonde con le leggende inglesi di fate e folletti e filtri d’amore, cosicché l’inganno e il capriccio smontino e ricompaginino la realtà a lieto fine.
“Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno”
https://youtu.be/XF2XZ305NXg (presentazione) – foto e video per cortesia del MCB