Debutta sulle scene internazionali il prossimo 7 aprile al Belgrade Dance Festival di Belgrado, e in prima nazionale italiana il 16 aprile 2016 al Teatro Verdi di Padova, PARADOX di Balletto di Roma, sostenuta dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi di Roma e da Fonds Podium Kunsten, prima produzione di un rinnovato percorso di ricerca coreografica, portato avanti dal nuovo direttore artistico Roberto Casarotto.
Paradox, è una serata dedicata all’indagine del concetto di “genere”, da parte di due coreografi: due sguardi distanti per colori e prospettive, accomunati dall’universale strumento di comunicazione della danza e rappresentati attraverso le abilità tecniche e interpretative dell’ensemble del Balletto di Roma.
Protagonisti della creazione di apertura del nuovo progetto artistico, il coreografo di origine israeliana Itamar Serussi Sahar, già danzatore per Batsheva Dance Company e resident coreographer di Scapino Ballet, e Paolo Mangiola, autore per Royal Ballet e Wayne McGregor | Random Dance e coreografo associato del Balletto di Roma. Provenienti da percorsi formativi differenti, Serussi e Mangiola scelgono di esplorare le storie e gli esiti di un universo diviso in due, calando gli interpreti in un ideale stato di separazione dei generi.
La serata si apre con Shyco, di Itamar Serussi, su musiche originali di Richard van Kruysdijk; un assolo che esplora, in una dimensione prettamente maschile, alcuni aspetti dell’animo umano; proponendo, attraverso il codice dinamico e fisico creato da Serussi, un viaggio nelle emozioni, nella vulnerabilità e nella forza di un giovane uomo, alla ricerca della maturità e della consapevolezza.
Segue Fem di Paolo Mangiola, che, in collaborazione con le danzatrici della compagnia, continua qui la sua indagine sul tema della ‘rappresentazione’ nel mondo contemporaneo. In FEM, il coreografo esplora i codici e i riti del balletto accademico, offrendo al pubblico una riflessione sullo stereotipo della femminilità costruita dalla prospettiva maschile. Una composizione in cui la guida coreografica si accorda con l’autonomia e la consapevolezza delle singole performer, che diventano parti attive e complementari della partitura.
A chiudere, Tefer di Itamar Serussi, ancora su musiche di Richard Van Kruysdijk, uno studio per sei danzatori sui gesti e sul corpo dell’uomo, che svela i contrasti di una mascolinità inattesa, indugiando sull’esposizione di virilità conosciute e scoprendo i pudori di sensibilità rimosse. Una parodica danza guerriera che rompe gli spazi e scompone i contatti, lasciando che siano i corpi ad aprire varchi di comunicazioni interrotte.
Una serata da non perdere, per osservare la contemporaneità attraverso il linguaggio della danza.