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Settimana Internazionale della Danza di Spoleto. Intervista a Boncompagni e Kaskhova, già al lavoro per l’edizione 2017, e a Roberto Fascilla, Presidente di Giuria


Quando si ha in mano l’organizzazione di un evento importante come il Concorso Internazionale di Danza “Città di Spoleto”, che giunge nel 2017 alla sua 26° edizione, non c’è molto tempo per riposarsi, infatti Paolo Boncompagni (Direttore generale) e Irina Kaskhova (Direttrice artistica) sono già al lavoro per la prossima edizione, che si terrà dal 2 all’8 aprile.
iodanzo.com li ha intervistati per scoprire qualcosa di più sull’evento che da qualche anno è l’unico concorso italiano a far parte dell’International Federation Ballet Competitions, Federazione che associa, sulla base delle capacità organizzative e delle qualità artistiche dei partecipanti, i migliori concorsi di danza nel mondo.
A seguito dell’intervista troverete anche un breve dichiarazione che ci ha rilasciato Roberto Fascilla, Presidente di Giuria dell’evento.

Come è andata l’edizione appena conclusasi?
Paolo: Benissimo! Come numeri abbiamo ribadito quelli dell’anno scorso e la qualità è stata confermata se non migliorata. Abbiamo visto con piacere che si sono riavvicinate alcune buone scuole italiane le quali, partecipando, hanno la fortuna di potersi confrontare con le scuole professionali straniere che già da 4/5 anni partecipano al nostro evento.
Abbiamo visionato 97 coreografie per 220 iscritti e siamo davvero felici di questo risultato. Non crediamo che la quantità faccia la qualità, anzi tutt’altro. Il fatto che siano in pochi aiuta anche a ricreare l’ambiente di calma e rilassatezza che caratterizza il nostro evento, ovviamente creato anche dal posto, una location singolare e meravigliosa che non smette di stupire chi viene al concorso per la prima volta.
Irina: Abbiamo avuto il 30% di stranieri, tanti russi, spagnoli, e americani. E abbiamo già prenotazioni per l’anno prossimo da parte di chi non poteva venire quest’anno.

La scrematura in vista della semifinale è importante a livello numerico. Coloro che non passano la selezione ma hanno previsto di rimanere per tutta la settimana cosa possono fare?
Paolo: Dispiace sempre molto per chi non passa alla semifinale, specialmente se vengono da lontano, ma la giuria deve essere serena nel giudicare e attenersi ai canoni della danza classica e contemporanea.
Inoltre chi viene eliminato può comunque partecipare alle lezioni. Anzi, gli stranieri ormai prendono come meta Spoleto e i suoi stage, non il concorso, perché a prescindere da come andrà possono comunque continuare a studiare con docenti di ottimo livello (quest’anno avevamo il direttore artistico Irina Kaskhova, Piero Marteletta, ex ballerino del Teatro dell’Opera e Stage Manager, e Francesca Frassinelli, una delle migliori insegnanti di danza contemporanea in Italia).

In che modo viene decisa la giuria e secondo quali criteri?
Irina: La scelta della giuria spetta a me e Paolo. Poi ovviamente bisogna vedere gli impegni dei giurati. Noi puntiamo sempre ad un altissimo livello ma è molto difficile agganciarli per una settimana dato che lavorano molto; noi abbiamo una rosa di una decina di persone e con queste alla fine riusciamo a mettere in piedi la giuria di 5/6. Ci pensiamo tutto l’anno. Quest’anno ad esempio abbiamo avuto all’ultimo momento un problema con la giurata dalla Corea ma speriamo che il prossimo anno ci dia conferma.
Paolo: Si, come dice Irina è un impegno importante anche per i giurati, sono comunque 5 giorni… La cosa che ci fa più piacere è che si iscrivano al nostro concorso molti ballerini di teatri importanti che vengono da tutto il mondo. Senza voler offendere nessuno è per questo motivo che credo davvero che il concorso di Spoleto sia quello più adatto ad utilizzare la parola ‘Internazionale’. L’internazionalità è data non solamente dalla giuria ma soprattutto dalla grande partecipazione da parte degli stranieri.

Un’affluenza di stranieri che cresce costantemente nel tempo.
Irina: Abbiamo saputo che la Turchia sta organizzando per il prossimo anno. Nelle loro scuole private e nei teatri si parla moltissimo del nostro concorso. Dopo esser stati qui l’anno scorso, e dopo aver visto l’organizzazione ed essendosi trovati benissimo, pensano sia uno dei migliori in Europa.
Paolo: Altrimenti non si spiegherebbero i 26 anni di questo concorso sinceramente. I nostri ballerini del Gran Prix sono davvero attualmente i giovani ballerini più bravi del panorama coreutico. faccio sempre gli stessi esempi e mi scuso se dimentico qualcuno ma, che siano arrivati primi, secondi o terzi, sono comunque dei nostri ‘laureati’ (termine che utilizza il nostro Presidente Onorario Alberto Testa): Claudio Coviello, primo ballerino della Scala, Nicolò Noto, Teatro dell’Opera di Roma, Timofej Andrijashenko, Alessandro Riga, Salvatore Manzo ecc. Questo significa che il lavoro è stato fatto bene, seriamente. Sappiamo che è difficile, stressante ma se uno vuole diventare un professionista non può non prendere parte a concorsi di questo tipo, come il Concorso Bolshoj di Mosca.
Irina: In europa, di concorsi che durino una settimana, siamo rimasti solo noi, poi il Tanzolymp di Berlino, più festival che concorso. Che facciano parte della International Federation Ballet Competitions ce ne sono altri ma non in Europa, per questo motivo abbiamo molto movimento di ragazzi stranieri, perché è un concorso serio con premi in denaro.

Spesso il Concorso di Spoleto viene considerato, dalle scuole italiane e dagli aspiranti ballerini, “troppo difficile e esclusivista”. Cosa pensate riguardo a questo?
Paolo: Ci tengo molto a dire che non abbiamo assolutamente chiuso la porta alle scuole italiane, anzi da alcuni anni abbiamo istituito un gruppo esclusivo per gli allievi che non hanno possibilità di studiare in strutture accademiche e che studiano solo 2/3 volte a settimana. Questa apertura non ha però mosso molto in italia. È vero che è un concorso difficile – da noi devi comunque portare 3 variazioni, non come altrove – e l’allievo ha bisogno di preparazione, però se c’è nella scuola privata non professionale un ragazzo con talento allora non avrà difficoltà.
Irina: Alcuni insegnanti danno l’anima per i loro alunni quindi potrebbero tranquillamente preparare tre variazioni che servono per le fasi del concorso.
Paolo: La nostra scelta è soprattutto per tutelare i ragazze e la giuria. Se si porta una sola variazione uno la impara a memoria e finisce col danzarla anche nel sonno, mentre con tre variazioni la giuria può vedere i pregi e i difetti del ballerino. Penso che questa sia la strada giusta anche perché noi offriamo delle opportunità importanti di lavoro, contratti di lavoro, borse di studio all’estero.
Irina: Si, soprattutto le borse di studio sono importantissime; spesso gli stranieri vengono perché sanno che noi diamo poi delle borse di studio estive per scuole di prestigio come la Russian Ballet College.
Paolo: I ragazzi arrivano dal confine della Siberia, dal Kazakistan, dalla Corea, da New York… Devi essere davvero convinto del concorso a cui stai partecipando per fare tanta strada.

Nel vostro concorso vi sono solo due categorie: danza classica e danza contemporanea. Il vincitore è solo uno però.
Paolo: C’è una divisione tra danza classica e danza contemporanea ma il vincitore del Grand Prix, che è uno, può derivare da entrambe le categorie. Di solito abbiamo sia il Grand Prix maschile che il Grand Prix femminile. Ricordiamo inoltre che i primi tre classificati del Grand Prix possono accedere al concorso del Bolshoj senza la fase preliminare. Questo l’abbiamo ottenuto grazie ai contatti di Irina con i responsabili del concorso e anche perché facciamo parte della federazione dei concorsi più importanti. E tornando al numero di variazioni da preparare figurati che al Bolshoj ci vogliono sette variazioni per un concorso che ha la durata di 10 giorni. Da lì è uscito Timofej Andrijashenko, uno dei più bei ballerini, adesso alla Scala, che abbiamo in Italia.
Per entrare nella Federazione il lavoro è duro, bisogna adeguare le regole, dimostrare che c’è vera qualità. Noi siamo stati un anno candidati, abbiamo ospitato il Direttore per vedere la location e la qualità dei partecipanti e poi hanno deciso.

Il Comune di Spoleto supporta la vostra iniziativa?
Paolo: Il Comune di Spoleto ci aiuta. Potrebbe aiutarci di più ma ci aiuta. Ci vengono messe a disposizione diverse strutture. Ma chi ci dà davvero una mano sono i partner come la Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, la Banca Popolare di Spoleto, Olio Monini, Castello delle Regine. Inoltre abbiamo un grande su supporto da parte di ristoratori e albergatori.

 

Ecco infine, come promesso, una piccola intervista sul concorso che ci ha rilasciato Roberto Fascilla, Presidente di Giuria.

Come si trova nei panni del Presidente di Giuria del Concorso di Spoleto (ruolo che ha ricoperto per molte volte ma per la prima volta in questa kermesse) e cosa ne pensa del livello tecnico di questa edizione?
Il concorso di Spoleto è un concorso internazionale e mi onora tantissimo essere Presidente di giuria, e anche di essere l’unico a rappresentare l’Italia. In questa edizione la danza classica ha avuto un livello davvero eccellente. La danza contemporanea anche è molto ben rappresentata; forse non è l’annata migliore ma d’altra parte i concorsi sono come il vino, puoi avere annate migliori e annate in cui i voti sono un po’ più bassi ma non è un problema. Oltretutto la danza contemporanea ha la possibilità di essere meglio qualificata e lo si vede quando il concorrente ha una buonissima base classica.

Cosa ne pensa della quantità di concorsi presenti oggi nel panorama nazionale?
A livello di partecipazione ai concorsi sono felice di vedere che oggi c’è più curiosità e che siano molti gli insegnanti che lasciano che i loro allievi si confrontino con altre realtà. Anche se non possiamo avere il panorama completo perché vi sono molte scuole che sono a favore dei concorsi e molte scuole contro. Purtroppo ancora adesso, arrivati ad un certo punto, lo sfogo migliore è all’estero ma non dimentichiamoci che in Italia abbiamo dato i natali a gente come Cecchetti. Tutti parlano di ‘metodo Vaganova’ eccetera ma nessuno si ricorda che prima di diventare il metodo Vaganova era passato di lì un signore che si chiamava Cecchetti, stessa cosa a Londra e Parigi. Poi ognuno elabora le sue tecniche attraverso un percorso di vita danzando, ed è giusto così perché la danza ha delle regole precise e come tutte le regole vanno lette e interpretate, possibilmente nel modo giusto.
In questo momento c’è un’inflazione abbastanza importante di concorsi in Italia ma i ragazzi sono curiosi, hanno aperto la propria mentalità grazie ad internet e hanno voglia e bisogno di confrontarsi!

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