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A Sapri dall’11 al 16 luglio 2016 torna l’EurHop DanceCamp, intensiva vacanza studio per chi desidera studiare le tante forme dell’hip hop e della danza monderna/contemporanea e allo stesso tempo visitare le storiche città del sud Italia.
Il Campus è rivolto a persone provenienti da tutta Europa ed offre un importante occasione di poter studiare con coreografi provenienti da tanti paesi europei e quindi apprendere come questo eccezionale stile di danza si evolva in questa grande comunità. A proposito della grande ‘comunità hip hop’ noi di iodanzo.com abbiamo parlato con uno degli organizzatori, il ballerino, coreografo e insegnante Enrico De Marco, che ha creato questo evento insieme al collega Massimiliano De Cenzo.

Il tuo lavoro di coreografo e docente si espande a livello mondiale tant’è che ancora oggi proseguono molte tue collaborazioni con Las Vegas, Miami, New York, San Francisco ecc. Riscontri ancora molta differenza tra la cultura hip hop italiana e quella estera?
La differenza fondamentale con gli Stati Uniti è sicuramente che loro l’hip hop l’hanno creato e vissuto in una maniera che l’Italia non vedrà mai. La cultura hip hop è nata in un periodo storico diverso da questo e si è evoluta nell’arco del tempo mentre noi, in Italia, all’inizio l’abbiamo semplicemente scimmiottato sia nell’abbigliamento che nelle forme stilistiche. L’hip hop nasce dalla povertà del ghetto americano che l’Italia non può aver vissuto in uguale modo. Voglio fare un esempio per spiegarmi meglio: la moda hip hop dell’abbigliamento, che ci caratterizzava inizialmente come ballerino di questa disciplina, consisteva nel portare magliette XXXL quando realmente si portava una small, e deriva dal fatto che nei ghetti la povertà imponeva che i più piccoli mettessero i vestiti dei fratelli più grandi. Qui non aveva dunque senso.
L’hip hop nasce inoltre perchè, in mezzo a continue lotte tra bande, si cercava di evitare la violenza per la conquista del dominio di un dato territorio e si usava invece la danza. Parte tutto dall’America, a cavallo tra anni ’70 e ’80, quindi a livello storico noi abbiamo vissuto solo quella che era la ‘moda’. Da noi l’hip hop è arrivato con MC Hammer, uno stile più danzato che arrivava già bypassato dalla televisione.
Dal punto di vista della danza in se invece la differenza si è un po’ più appianata da quanto internet è diventato di uso comune. Oggi è possibile vedere performance di artisti bravissimi in tutto il mondo da cui prendere spunto semplicemente facendo ricerche su internet. Importantissimo questo melting pot di culture. Per esempio gli asiatici sono fortissimi in questa disciplina, perché non so se tutti lo sanno, ma molti dei concetti hip hop partono da filosofie orientali. Nel periodo in cui è nato, cioè il post dopoguerra, tanti asiatici si sono spostati negli Stati Uniti quindi vi è anche un parte di arti marziali. È un bellissimo mix di culture.

Come vivi il tuo ruolo di docente e cosa cerchi di insegnare ai tuoi allievi?
Dipende da cosa vado a insegnare. Quando si affronta un discorso di formazione di insegnanti cerco di far comprendere ad altri come si passano le informazioni; cosa che si differenzia molto dall’essere un ballerino perché ci son tantissimi splendidi insegnanti che sono pessimi danzatori, oppure ottimi coreografi che son pessimi ballerini… sono tutti mestieri differenti. Per passare informazioni devi essere dotato, cercare di capire i ragazzi, quali tecniche possono funzionare di più su un determinato fisico, come sono le tendenze e quale è la scelta migliore da fare in una determinata classe.
Quando invece affronto degli stage con allievi punto a dare uno scossone. I ragazzi è bene che riescano a fare la lezione ma quando vanno via deve rimanergli impresso qualcosa e, in genere, quello che ti rimane più impresso è quando affanni ad arrivarci. Quindi questo succede quando vengono messi in difficoltà, quando devono sforzarsi per riuscirci. Bisogna fargli capire che possono studiare così da essere incentivati a dare sempre di più.

Il 13 e il 14 luglio si terrà l’EurHop Dance Competition. Cosa pensi della moltitudine di concorsi che sono presenti in Italia?
Quando ho iniziato io, che ho 33 anni, c’erano due competizioni di hip hop in Italia quindi quando le vincevi potevi davvero dirti ‘il ballerino freestyle più forte d’Italia’. Oggi non è più così in nessuna disciplina. I concorsi sono tantissimi ed è un po’ triste, per quanto mi riguarda, che ci siano ‘titoli italiani’ ad ogni angolo. Addirittura più titoli italiani anche all’interno della stessa federazione… Quindi, a mio parere, i concorsi andrebbero dimezzati e trattati in modo più professionale oppure è bene che si divida in ‘professionale’ e ‘amatoriale’.

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