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Membro della Limón Dance Company dal 2001 al 2009, Ryoko Kudo arriva in Italia per essere uno dei docenti di punta del progetto ‘Tecniche di danza moderna’ di Caterina Rago (link al progetto). Iodanzo.com, web partner del progetto, l’ha intervistata per voi.

La danza contemporanea è difficile da definire, per cui spesso, per noi che ci occupiamo di divulgazione dell’arte coreutica in senso più generale, e di comunicazione, tendiamo a parlare di “ambito contemporaneo” in quanto per lo più si tratta di stili diversi e non di tecniche specifiche. Voi docenti del Progetto ideato da Caterina Rago invece siete un gruppo specializzato in tecniche che hanno un loro schema definito, come nell’ambito della danza classica (che a sua volta ha poi scuole e stili diversi). Queste tecniche rimandano a figure carismatiche e pionieristiche nell’ambito della modern e post modern dance: Graham, Limon, Horton. Come ritiene che ci si debba approcciare a queste tecniche? E quale è stata la sua esperienza?
Credo che ogni ballerino possa decidere di studiare una tecnica come strumento per ampliare i suoi elementi artistici. Col tempo la danza si evolve e così le nostre menti. Queste tecniche sono il risultato di profonde indagini di artisti e dal momento che sono ormai note come gli stili “classici” della danza moderna, sarebbe utile avere conoscenza e comprensione delle origini di queste. Bisogna conoscere le regole per rompere le regole!
Studiare le fondamenta ci permette di esplorare, sperimentare per variare la nostra arte.

Lei è una ballerina del repertorio Limon. Parliamo proprio del repertorio. Che cosa ritiene che sia ancora attuale? E le piace o le piacerebbe insegnare proprio repertorio ad altri ballerini?
Josè Limon creava lavori coreografici volti a celebrare lo spirito umano, necessità quanto mai rilevante ed attuale ed è per questo che adoro insegnare estratti del repertorio Limon. Potrei paragonarlo al tentativo di parlare un’altra lingua: un modo divertente per esplorare diverse sfumature, espressioni e gestualità differenti, appartenenti ad un tempo differente, ma su soggetti molto importanti e tutt’oggi contemporanei.

C’è una coreografia che ama particolarmente? E qual è l’aspetto della tecnica ma anche dell’insegnamento di Limon che vorrebbe trasmettere attraverso la danza e l’insegnamento?
Sicuramente “Psalm” è uno di quelli che ritengo più interessanti in quanto evidenzia contemporaneamente l’individuo e la comunità, la responsabilità di un prescelto e la spiritualità. I movimenti solisti sono molto affascinanti, così come il potente lavoro d’insieme che mette in evidenza la forza di Limon, che riesce a muovere una massa di persone sul palco come una architettura in movimento.

Lei ha ballato coreografie di grandi Maestri. Qual è il suo rapporto con il movimento e con il senso del corpo nella sua fisicità? Sappiamo che lei è ‘una ballerina ed un’artista aerea’, cosa significa?
Il mio rapporto con il movimento mi è stato tramandato da grandi maestri in collegamento con l’intenzione per cui quei movimenti sono stati creati.
Per quanto riguarda la mia qualità di movimento, potrei definirla lussureggiante e potente, al contempo grottesca e bella. Il vantaggio che traggo dall’essere anche aereista è quello di mantenere una memoria sensoriale alla quale cerco di accedervi mentre ballo senza imbracature.

Insegna anche PILATES. Pensa che sia propedeutico per un ballerino?
Il Pilates mi è stato molto utile per acquisire una profonda consapevolezza della biomeccanica, un corretto funzionamento del corpo e per la riabilitazione. Ritengo che se insegnato con questo in mente, possa essere un grande strumento per i ballerini.

Secondo lei, oggi, quali dovrebbero essere le doti basi per un danzatore che voglia essere un professionista?
Possedere grande apertura mentale e non smettere mai di scavare in profondità. Mantenere sempre viva la curiosità e l’aspetto giocoso in ognuno di noi. La tecnica non è altro che lo strumento attraverso la quale vengono espresse le proprie volontà e intenzioni interiori.

Perché ha accettato di partecipare a questo Progetto e cosa pensa che possa portare agli allievi italiani?
L’idea di insegnare in diversi parti del mondo mi intriga e stimola molto. Spero che gli studenti vivano un’esperienza positiva dalla quale trarre elementi utili al loro viaggio come artisti.

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