“Im Bade Wannen” è un assolo pensato intorno al 1980 perché la danzatrice, Susanne Linke, si muova accanto a un oggetto poco consono al palcoscenico: la vasca da bagno.
In verità, non si muove accanto, ma usa l’oggetto scenico come parte essenziale della dinamica della danza.
Il tutto avviene sorprendentemente in modo bellissimo e così legato da poter dire che sia un duetto ciò che vediamo in scena.
Ora io ci sono arrivata in una di quelle strane giornate, nelle quali la vita quotidiana scorre parallela a quella interiore; ed è questa che sentivo oscillare fra pieni e vuoti.
Si possono facilmente intendere i due sensi, giusto? Quello di pienezza e quello di vacuità e pensare che non sempre l’equilibrio stia nel mezzo, ma anzi, che la parte difficile sia trovarlo diversamente. Perché in effetti l’equilibrio è dinamico; in questo caso, quindi, si sposterebbe da una sensazione all’altra cercando un perché, come una via di uscita o d’entrata…
… Oppure trovando realmente una vasca da bagno dove non dovrebbe esserci: spiego.
Ristrutturo un alloggio per andare a viverci; attualmente la fase è quella puramente immaginifica: hai i progetti, con i disegni, linee e curve, pieni e vuoti, porte e finestre… perciò entrate e uscite, come le quinte in teatro. Ma la realtà è mattone e polvere di cemento, tapparelle distrutte da cui la luce filtra a fili che si perdono nel buio soffuso. In quel preciso contesto che succede? Mi consegnano la vasca da bagno.
Io nella versione normale chiamo l’architetto e chiedo quale pensiero avrebbe fatto sì che la ditta potesse credere che quell’oggetto servisse in quel momento. Nessuno.
Perfetto. Dunque occorre un’altra dinamica, questa non funziona: frena il movimento, non genera l’equilibrio e io sono sempre instabile, come inizio giornata e vicende.
Chiamo la Marghe!
“Dimmi per favore come inserisco una vasca da bagno con questo senso di pieno e di vuoto che mi sta perseguitando da quando mi sono svegliata”; lei risponde esattamente così:
“Assolo con vasca di Susanne Linke. Ciao”.
Potrebbe sembrare assurdo ma quell’assolo coreografico, che nacque a New York, esordì più o meno così: la Linke, che è un genio assoluto del pensiero e del movimento della danza contemporanea nella linea di Pina Bausch, se vogliamo collocarla in un insieme storiografico della danza, dunque…. fu ispirata da una vasca da bagno sistemata in cucina, nella casa di un’amica.
Quell’oggetto quotidiano non stava propriamente al ‘suo’ posto. Come la mia (che però spero sia collocata nel bagno, perché non sono sicura di venire compresa, se la lasciassi al centro di un appartamento, seppur poi finito).
La vasca suddetta, nella coreografia, divenne il suo partner… mah! Io direi che divenne l’elemento d’equilibrio nella dinamica dei suoi movimenti: una grossa vasca vuota contrapposta a una figura femminile la cui grazia e bellezza la rendevano paragonabile a una divinità dell’antichità. Susanne non si stacca mai dalla vasca; ogni movimento è studiato e realizzato perché ci sia un contatto che viene perso e riconfermato: reclinata all’interno, appoggiata di spalle, la sfiora e crea quell’equilibrio dinamico di cui parlavo, mica a caso.
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“Scusa Stef, mi inserisco perché nel ripitturare una grossa macchia di muffa, il pieno e il vuoto mi sono sembrati improvvisamente concetti molto variabili, specie quando verso fuori dal secchio la tempera bianca!
Mi ricordo di mille prove fatte al fine di cercare di esaltare e dar significato a oggetti quotidiani, trasformati o maneggiati come fossero altro, per farli somigliare in maniera ben più lampante, invece, proprio a se stessi.
Che faccio io, adesso, per esempio? Uso il pennello come barba. Ho vernice ovunque, ma sono in fuori peso.”
Cioè la Marghe non ha cercato un equilibrio nuovo, ha tenuto una dinamica diversa per lasciare che le cose andassero proprio come dovevano andare.
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Margherita e io studiamo con consapevolezza proprio questo senso della danza contemporanea: lo sbilanciamento del peso ed il suo recupero, ad esempio. Il contatto nella ricerca coreografica del toccarsi, contrastarsi o agevolarsi. Lei lo insegna fisicamente, io lo vivo e lo sperimento, ricercandolo anche in brani famosi come questo.
Da personalità artistiche uniche, di una tale apertura mentale e spirituale, per cui la danza sprofonda per riemergere nel gesto in movimento. Come SUSANNE LINKE, che nel maestoso incedere e danzare, finisce per proiettare quella sua malinconia che sento anche io.
Quel vuoto che penso di dover riempire, come nella vasca, ma che invece pare svuotarsi di nuovo, perché tutto è un continuum. Anche la coreografia, persino quando le pose più statuarie sembrano fermare l’istante, la scoperta e il ritrovamento, tutto continua a fluire.
Tre donne meravigliose, coetanee: Susanne Linke, Pina Bausch e Reinhild Hoffmann, hanno riscritto la danza, in un filone comune, ma ciascuna con il proprio sentire. E Susanne è molto molto fluida nel suo esprimersi.
La colonna sonora non poteva che esaltare il brano: Erik Satie e poi Claude Debussy, offrendo la chiave musicale interpretativa dell’introspezione.
Assolo con vasca da bagno… Si può cercare il simbolismo, la chiave di rilettura della quotidianità, il senso spirituale dell’essere nel movimento. O scoprire i segnali nella nostra stessa vita. Perciò fisso la vasca semi imballata, la mia dunque, e penso a quella in teatro. Poi torno da quella bellezza al cantiere e penso che io sarò i miei pieni e i miei vuoti in cerca di equilibrio in una nuova casa.
Stefania Sanlorenzo e Margherita Mana
http://www.numeridanse.tv/en/video/1318_im-bade-wannenn
http://www.numeridanse.tv/fr/video/1305_im-bade-wannen-1992