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La danza è un’arte.
Non è uno sport anche se presuppone doti atletiche, nel senso che sottopone il nostro corpo a moltissimo esercizio fisico, certamente. Un esercizio mirato, misurato, armonico, specialistico con regole che appartengono alla ‘storia stessa della danza e alla sua evoluzione’. Che scoperta incredibile pensare che la danza come ogni arte e non-arte cambi nel tempo!!? Si potrebbe dire che c’è un processo diacronico degli eventi e che in questi, l’uomo si collochi nel CENTRO in modo piuttosto enfatico.
Divagando rientro “a danza”, in sala studio: specchio sbarra scricchiolio del parquet sotto i piedi… e scopro di essere felice che esista IL MOVIMENTO, perché alla forza centripeta si contrappone anche quella centrifuga e gli effetti sono opposti, ovvio! La pallina gira gira gira e poi viene trattenuta (o compressa) al centro…. differentemente schizza via come un bolide e…. dove va, va!

Questo è per giocare un poco con il soggetto “uomo/donna” vedendoli come quella pallina.
Piccoli, presi dal proprio vortice e inconsapevoli per lo più del fatto di poter finire schiacciati a frittella o catapultati nell’iperspazio, sempre che un oggetto (e le probabilità ci sono) non si frapponga alla traiettoria e la pallina si schianti contro qualcosa e-o qualcuno. Oh, io rientro nel gioco. Ieri alcune palline mi sono rimbalzate addosso. Stavo sulla loro traiettoria.
Così mi sono messa a pensare alle giovinette (e alle bambine, mamma mia!!!) che vengono portate a danza.

Ballerina-dal film di animazione

Ballerina-dal film di animazione

“Poverette queste creature che vengono iscritte a SCUOLA DI DANZA!”

Adesso vediamo: ci sono cose pazzesche come fare lo chignon. Madri che chiedono ancora, arrivate a fine Novembre, se è davvero obbligatorio. Poi serve il body della loro taglia. E le scarpette e le calze…. ….

– Ma Nooo, signora, le faccia la permanente, un bel pigiamone di Hello Kitty e mi raccomando si sbizzarrisca pure con le infradito.
Cavolo! Ma ‘ste bambine non crescono tutte insieme e tutte uguali… E allora perché mai ognuna non può fare come pare loro?

lezione-di-danza
A scuola, in quasi tutte, è richiesto il grembiule come un’uniforme. E’ il segno della disciplina e dell’uguaglianza. Blando, ma è quello.
– Signora, la manda in pigiama a scuola? Chiamo il telefono azzurro eh?!
E allora perché mai ognuna non può fare come le pare?

Non ci avevo pensato. Con estrema superficialità, fatto un rapido calcolo su quante avevano bisogno di cambiare qualcosa, ho detto che occorrevano i body nuovi per un corso (uno!).
Ho anche detto che le scarpe non si comprano per la crescita e che le calze di merceria costano un poco meno ma si rompono e, se per favore si poteva avere un rosa tenue e non un bianco sparato che quelle gambe di gesso…. Ahrg!
Okay! Non ho chiesto un tutù con veli di seta disegnato da J.P. Gautier.
UN BODY E CALZE E SCARPE: valore commerciale 30€ rateizzabili. Fate un giro per i vari sport e attività per ragazzi e vediamo quali si possono praticare spendendo meno. Forse il corso di uncinetto!

Comunque ho scoperto che le madri (categoria cui io appartengo a pieno titolo perché ho tanti figli)
hanno una loro visione della lezione di danza e ne parlano volentieri al mercato. E… che le direttrici artistiche, a parte forse l’Eleonora Abbagnato perché sta a ROMA (quella di ‘Cesare’…. si studia a scuola perciò è accreditato… Cesare, dico, e Roma e quindi anche l’Etoile) non si capisce a che servano; e che invece in altri posti spuntino ugualmente come funghi: se ne potrebbe fare a meno, certo; poi voglio dire, alla fine CHI le ha chieste?

matrigna

Walt Disney-Cenerentola, la Matrigna

E già! Vorrei rassicurarle che me lo sono domandato anche io.

Alla fine se uno facesse nuoto? Che ne dite?
Allora… capelli corti. Cuffia e occhialetti.
Scusate la cuffia va in silicone.
Si strappa. Si ricompera. Ah! gli occhialetti si dimenticano ovunque e spariscono così. Nel nulla della speranze perdute.
Costume da bagno. Magari due se vanno più volte, però c’è il termosifone che li asciuga in fretta….
Si paga iscrizione, assicurazione e corso (non rimborsabile).
E l’struttore serve perché in acqua si affoga.
Ci sarebbero poi anche gli stili…. cioè non è che faccio un bidet e la doccia, così non spreco acqua calda a casa. IMPARO QUALCOSA.

“Per piacere Marghe, dimmi quale sentiero sto percorrendo perché c’è nebbia! Tu abiti in un posto meraviglioso, quello della Silfide…. ma il cellulare non prende!!!”

“Mi sembra che tu abbia degli ottimi fendi nebbia, Stef… quindi calibra i tuoi fendenti perché sei nel giusto”

Mettiamola così: io guardo la TECNICA, il tipo di STUDIO, l’APPLICAZIONE e il RISULTATO IN MODO STROBOSCOPICO. “Si può dire, Margherita?”

“Si deve dire, Stefania”

Non conosco i nomi delle allieve (mea culpa) ma benissimo i loro PIEDI. Lo giuro! Li riconoscerei ovunque.
Tuttavia il mio scopo, se vogliamo cercarne uno, non è proprio insegnare, perché hanno le loro maestre, che sono brave, più giovani di me, preparate, motivate…. si conoscono magari anche da anni.
Cavolo! Come mi inserisco in tutta sta roba?

Insegno qualcosa che non sempre si dice, qualcosa che ci si tramanda di maestro in maestro, qualcosa che viaggia nel tempo. Qualcosa che io ho studiato a lungo.
L’ESTETICA DELLA DANZA E LA SUA PERCEZIONE.
Come?
Nell’unico modo possibile in una scuola di danza di giovani allieve: SPIEGO IL SENSO DEL MOVIMENTO NELLO SPAZIO. E canto… con le piccole canto; perché vorrei ricordare che la musica serve ai ballerini. Anche quando poi coreografi famosi magari la levano (ma ho detto “famosi!!!”).

Allora dirò due cose, banalissime, ma essenziali: lo spazio si disegna con il movimento danzato; il corpo ha un volume e delle linee e io le uso per riempire lo spazio. Il tempo prende la dimensione relativa al movimento stesso e perde la sua assolutezza, anche se conto (…cinque, sei, sette, otto).

C’è un attimo in cui lascio l’esercizio, lascio la tecnica a se stessa, la divisione in quarti allo spartito e mi fermo al puro piacere estetico. E vorrei vorrei tanto farlo vedere, capire, apprezzare.
Eppure ci sono i filtri percettivi della nostra mente e so, l’ho capito (ma non sempre ne faccio tesoro) che ognuno ha i propri.

 

“Allora, Marghe, sai che ti dico, che alla fine continuerò a fare ciò che faccio perché è la mia storia, la mia passione, ma saprò che ciò che è mio alla fine è mio, comunque. E se è un piacere condividere, beh, credo che sia un lusso comprendere. Tu che ne dici?”

“Dico che essere madri è una delle cose più gratificanti che ti possano succedere. Il brutto è che spesso molte dimenticano che avere un figlio non significa diventare tuttologhe: intendersi di tutto, saper fare tutto, capire tutto. Spesso chi lavora con i vostri figli ci ha studiato e tiene immensamente che la propria passione passi a loro con naturalezza e divertimento.” Chiedete e vi sarà spiegato. Se no, tacete e “keep the girls dancing” , con il body, le calze e le scarpe appropriate.

Perché può capitare che l’entusiasmo si becchi una di quelle palline in un occhio…. ma fa niente, vero? Perché il bello sta tutto da un’altra parte.

Stefania Sanlorenzo e Margherita Mana

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