Iniziare l’anno nuovo è difficile. Talvolta è come necessitare di un reset per recuperare quanto è rimasto misteriosamente in sospeso nel passaggio temporale di una notte.
Probabilmente più aspettative hai, più ti sembrerà impossibile traslocarle tutte. Diventa una questione di tempo e di spazio, sempre quella, e di forza motrice: mentale, psichica ed emotiva.
Allora Marghe ed io ci siamo consultate e l’unica cosa che ci è parsa di buon senso era ricominciare da dove avevamo finito: due saggi lei, qualche lezione aperta io.
A NATALE, ANNO VECCHIO….
“Secondo te, Stef, tanto per fare un esempio… il ‘saggio di Natale’ è necessario?”
“Ma anche no!”
Le ho risposto di getto. Io che inizialmente volevo farlo perché ero spaventata all’idea di affrontare le lezioni di tutti i corsi, come direttrice, docente o spettatrice…. non aveva più alcuna importanza, era il fatto in sé a turbare il mio equilibrio.
Poi come è giusto, la Direzione della scuola di danza sceglie l’opzione che le sembra più consona al lavoro, alle aspettative, al badget. Perché comunque c’è una bella differenza fra uno spettacolo natalizio e una lezione aperta ai genitori, sotto molteplici punti di vista.
E noi ci adeguiamo.
A conti fatti sono rimasta abbastanza soddisfatta.
1) LA LEZIONE APERTA: è o dovrebbe essere, una lezione normale, leggermente concentrata e con meno spazio alle correzioni… certamente si preparano gli esercizi un poco per tempo in modo da avere una sorta di aggraziata omogeneità e non buttare famiglie intere nello sconforto (i fratellini più piccoli ci finiscono già da soli senza alcun aiuto da parte nostra, posso confermarlo!). Tuttavia il senso che viene comunicato è quello del LAVORO svolto in classe nei pochi mesi, per la verità, dall’inizio dell’anno.
Difficile.
Ci si trova in un momento delicato del percorso di insegnamento e apprendimento. Ci sono in ballo incastri talvolta nuovi. Nuove docenti, nuova impostazione, altri corsi, nuove allieve…. Ci sono le allieve che conosci benissimo e colonne portanti della scuola e quelle che non hanno mai fatto un passo di danza.
In ballo ci sono tutte le logiche che hai sperimentato perché LA FORMA del lavoro portasse alla sostanza.
Con un saggio non saprei, nel mio caso specifico, se avessi potuto allineare quanto avevo messo in gioco, in una sorta di piccolo spettacolo (rispetto al Saggio di Fine Anno)… la lezione ha diluito. Non ha cambiato orari, ha permesso a un numero contenuto di ospiti di partecipare al lavoro di tutta la scuola, momento per momento, come avviene in settimana.
2) IL SAGGIO: Io mi sono trovata immersa in due saggi molto diversi: con approcci opposti. Il primo era di una piccola scuola, ma non per questo meno entusiasta, il secondo uno spettacolone di circa due ore. Dipende sempre dagli iscritti e dalle possibilità economiche.
Credo che sia un bene dare a questi ragazzi l’esperienza della scena, anzi credo che il fine dello studio SIA L’ANDARE IN SCENA. Sta molto nella intelligenza dei docenti proporre ad allievi qualcosa di consono alle ore di studio che hanno, come un piccolo gruzzoletto, affrontato. Se devo penalizzare la tecnica per una coreografia del saggio bene non va, ma neanche posso ammorbare i ragazzi con esercizi su esercizi, senza mai dare sfogo all’applicazione di tutto questo studio.
Ecco, il nodo è qui.
Si fanno coreografie con passi che già si sanno (quando dico così, sono di un’ipocrisia spaventosa, sapere non basta! Bisogna praticare, perdinci! Voglio dire… Anche io lo so come si fa un caffè, ma solo in teoria, in pratica la mia è una disgustosa brodaglia scura…) in più si inserisce qualcosa che verrà approfondito (sul quale verranno sputati sangue, sudore, uno scaldamuscolo e molte forcine) per il resto dell’anno accademico.
Non intendo parlarvi più specificatamente dei due saggi, giacchè entrambi mi hanno lasciato foto mentali, attimi che mi ricordano perché faccio con amore questo lavoro. I sorrisi sdentati, occhi sgranati, #marghehopaura, #esesbaglio.
Fondamentalmente io sono una di loro. Faccio chignon, rammendo calze, racconto aneddoti di spettacoli e sono più agitata di loro.
E’ quel tipo di stress a cui poi non puoi più rinunciare sia che tu faccia parte di uno spettacolo con 300 partecipanti, sia quando a danzare sono 30 danzerini. Stessa passione, stessa grinta.
***
“Mi sta bene, Marghe!”
Anzi sai che forse un saggio mi sarebbe parso più stimolante. Devo ammettere tuttavia, che il mio normale scetticismo si è perduto nel vedere le ragazzine alla sbarra e poi al centro, impegnate a ricordare quanto era stato detto tante volte. Ad ascoltare sussurrati suggerimenti, piccole correzioni… mentre i cellulari immortalavano piedi storti, punte non tese, plié frettolosi, e port de bras inesistenti. Ma un bell’impegno, una voglia di provare che faceva onore a tante di loro. A queste bambine va il mio grazie.
Nell’insieme ciascuna docente ha rispettato la propria personalità, ma ho apprezzato quelle che hanno accettato il mio piccolo contributo.
Una musica di Natale, un piccolo Alberello da decorare…. e la Direttrice della scuola ha addobbato le sale studio e sparso quel delicato profumo di agrumi che proveniva dal cesto dei mandarini di Sicilia.
Ebbene, erano le lezioni di Natale e abbiamo fatto un poco di festa, con semplicità e la consapevolezza che fino a quel punto eravamo arrivati tutti insieme. Ed era buono.
Perciò, va bene, lo so, l’ho sempre sostenuto… in certi casi sono proprio noiose queste lezioni aperte. E con i corsi delle grandi è meglio evitare.
A mano a mano anche il livello di studio aumenta, aumenta la reciprocità del lavoro individuale fra docente e allieva, perché mantenendo la compattezza del gruppo ma aumentando le difficoltà dei passi, ognuna impara a conoscere il proprio corpo e il lavoro che si fa è molto personale. Molto tecnico. Allora, direi che questa tecnica in sviluppo e continuo controllo, si valorizzi di più poi in teatro; con una scrittura coreografica di combinazioni che mostrino la DANZA in senso più proprio. E mi ritrovo nel pensiero di Margherita in pieno. ANDIAMO IN SCENA!!!
“Coi saggi ci si può sbizzarrire, Stef: arriva Babbo Natale… Si fa la lotteria per i genitori con i biglietti del teatro; insomma diventa una serata di intrattenimento completa”.
Vero! Senza magari che si veda quello sforzo immane che a lezione c’è. Senza i protagonismi che l’insieme del lavoro teatrale riesce a collocare in modo più consono. Sì!
Perciò non so se esista una formula unica. Si arriva piuttosto stanchi sotto Natale, se è l’anno buono, può starci un buon saggio, con una spesa e un impegno organizzativo maggiore.
Diversamente qualche lezione aperta, fa piacere e, se vissuta con serenità, può avere un bel ritorno nei rapporti che si intrecciano a scuola di danza. “Che ne dici, Marghe?”
Tu sai che sono una stacanovista della SBARRA, perciò… forse il lavoro della lezione è proprio ciò che mi si adatta di più. Oppure quest’anno andava bene così. E ora piano piano mi riavvio e recupero il mio ruolo.
“Dico che facciamo un bel lavoro, sia in un caso che nell’altro, Stef, e che è ora di mettersi all’opera, da capo!”
Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo