A casa nostra, come in ogni casa che si rispetti, si fanno super pigiama party; esso ha la doppia funzione di far sfogare i figlioli e dare respiro ai genitori nell’abitazione in cui il party non si svolge. Prevede per statuto “Il circolo del libro”. Certo non si sta parlando di letture alte, gli ottenni hanno i loro testi di riferimento, ma la serietà con cui li affrontano è buffa e ammirevole. Io oggi mi trovo con Stef e ci raccontiamo gli spettacoli che abbiamo visto in quest’ultima settimana: IL CIRCOLO DEL TEATRO PERDUTO (per perduto intendo per coloro che non ci vanno MAI e che stanno contribuendo fattivamente all’estinzione di un’arte che magari studiano da anni… Io non capirò mai un ‘perché’). Per fortuna nelle serate di cui parleremo la gente si è palesata; il miglior segno di riuscita dello spettacolo è il pubblico che si attarda sul marciapiede a chiacchierare commentando ciò che ha visto. IL CIRCOLO DEL TEATRO VIVENTE. Siamo socie anche lì io e la mia amica Stef.
Okay, se voi anche solo per ragioni squisitamente geografiche non c’eravate, vi siete persi questo: presso il Cantiere Florida a Firenze, sotto la direzione artistica di Angela Torriani Evangelisti che organizza una stagione di danza contemporanea che merita elogi, Nicoletta Cabassi ha creato un brano coreografico sulla base di un altro suo lavoro chiamato “Nowhere/Now here” per il ROS dell’Opus Ballet. In Scena anche lei con “Like a stray dog”, in versione “solo”. Comincio da qui.
Il corpo è la nostra casa; ci possiamo permettere di sradicarlo da un luogo e portarlo lontano, essere randagi, cercare la nostra dimora disegnandola e lui sarà lì che cercherà con noi uno spazio adatto. Credo, ho percepito, che il discorso sia che non è che non ci sia bisogno di un posto, ma che ovunque è un posto. Il nostro involucro è gabbia e soluzione. La Cabassi ha una qualità di movimento e un gusto per la composizione che le permette parti a rallentatore, ma dense di accadimenti, piccoli e stupefacenti.
Cercare un luogo danzando, saggiare lo spazio con le spinte del fuori peso.
Io quando la guardo sorrido, perché so che al passo dopo lei mi sorprenderà. IL CIRCOLO DEL TEATRO PERDUTO, mi permette di dire le mie impressioni personalissime, è nello statuto.
Ora vi racconto “Nowhere/Now here”. E’ un pezzo corale con 18 danzatrici in scena. Il corpo diventa la centralità di un rito che è intimo ma comunitario. Le ragazze al suolo con luce lunare che accentua schiene diafane e nude, lavorano all’unisono che si forma e si spacca per dare vita a soli dinamicissimi. Gli accadimenti si sovrappongono mentre nascono composizioni in cui un corpo sostiene l’altro come se fosse un sacrificio, come se due corpi formassero insieme uno strano animale non catalogabile.
Donne velate come dee orientali attraversano lo spazio. Cos’è il sacro?
Qualcosa di diverso per ognuno sicuramente, ma phentermine diet pills altrettanto di sicuro passa attraverso noi e quindi, anche per le nostre membra. Il sacro ho sentito ci permea tutti, nonostante noi. Si accendono le luci degli applausi e vedo i volti giovanissimi delle danzatrici: l’espressione è quella di chi ha capito qualcosa del mondo e di sé.
Ecco cosa vi siete persi… Andate a teatro e iscrivetevi al circolo.
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Io sono iscritta ai circoli della Marghe e vado a Teatro. Ci vado anche da sola. Non importa. In teatro vado con me stessa sempre. Con quel corpo/spazio di cui parla Margherita, con mente e cuore di cui sento il bisogno io, nel mio di tempo.
La danza si muove nello spazio e nel tempo per farne ciò che vuole. Li usa, li definisce, li annulla, li distrugge, li recupera. La danza regala sempre emozioni; non sempre perfette, non sempre originali… A me è capitato di non vedere l’ora di uscire da quel teatro in cui sarei presto ritornata. Che importa! La vita è così. E il teatro è un bel pezzo di vita.
Tre brani si sono alternati. Una bellissima danzatrice bionda, occhi chiari esce nel proscenio a sipario chiuso…. Ha un body minimal tinta carne e una gonna bellissima. Strati di tulle lunga, ricadente e rossa.
A sipario aperto le ragazze a fiume sono vestite uguali ma in effetto bianco luminescente oro.
Alle volte in una composizione c’è troppo (a volte troppo poco, ed è peggio): qui c’è un brano musicale difficile, giochi dinamici di disegni corali nello spazio, io amo quando ho tanti ballerini in scena. I gruppi che si adderall xr spostano, compatti o frantumati. L’uguale e l’impercettibile diverso. Nella danza contemporanea di questo genere di compagnie è spesso una scelta. Come l’assolo e il duetto, in un richiamo conosciuto.
“Bach éclat” (musiche dai Concerti Brandeburghesi, coreografia a più quadri di diverse tonalità) è difficile e ha tante braccia in movimenti ricercati per corpi che avevano già molto da comunicare. Giovani danzatori belli e bravi. Perché poi alla fine li guardi. Io ero in seconda fila in un teatro che giusto giusto per il contemporaneo può farcela. Ci vado come fosse una seconda casa. Sono tranquilla e guardo, sento, percepisco. Mi piace la ripetitività. Perciò non la critico neanche in una https://health-e-child.org/buy-modvigil-online/ composizione. Ci sono in giro lavori originalissimi. Altri belli. Alcuni ostici. Qualcuno geniale…. Nel nostro circolo, Marghe e io siamo curiose, puntigliose, smaliziate a volte ironiche a volte critiche, ma alla fine, i filtri percettivi li abbiamo affinati come ci piaceva e cerchiamo di usarli (lo facciamo a modo nostro, come in ogni circolo di tutto rispetto).
Staccano con un pezzo molto carino e giocoso: “Flabbergast”, passando in modo eccentrico al ritmo di danze popolari di origini sudamericane (estratto coreog. 2001). E chiudono in bellezza di effetti con “O Fortuna”: camicette rosse, busto nudo maschile, pantaloni neri attillati, per alcuni brani dei Carmina Burana di Off. Perciò gli applausi scrosciano tanti, meritati, veri e partecipativi. Anche nella ‘mia’ serata IL TEATRO ERA PIENO.
Coreografie di Paolo Mohovich, Gustavo Ramìrez Sansano (musica di J. Garcia Esquivel), e Michele Merola.
Compagnia: Agorà Coaching Project (dir. art.: Merola-Morelli)
MADE IN ITALY 16.0, Teatro Astra, Torino, per la rassegna Palcoscenico-danza, magnifico progetto (che ci si augura resista nel tempo) realizzato da Fondazione TPE.
Pic: Tiziano Ghidorsi
Grazie
Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo