di Margherita Mana
“Io non ci riesco. Te lo ripeto Stef, non lo capisco”. Allora mi guarda comprensiva, abbassa gli occhi e accenna un sorriso. Sembra che pensi: “Ho tre figli maschi, di scemate quante ne avrò sentite…” Mi dispiace mettermi in coda per questa lista di stupidaggini, ma mi rifiuto di entrare nell’ottica DELLEMOZIONE.
Lo scrivo attaccato perché è un’anomalia.
Qui bisogna che ci distinguiate un momento…. il problema vero non è che la Marghe abbia snaturato se stessa e perso la testa. Quindi in verità io so che non ha detto una ‘scemata’, mentre sicuramente ha riscontrato un'”anomalia” e vuole parlarne; perché se cerchiamo di fare divulgazione di un’arte eterna e universale ma racchiusa in una nicchia a contrasto (che la soffoca), non possiamo semplicemente fermarci qui:
-che bellooo
-che sensazione particolare
-come mi sono sentito coinvolto
-m’è venuto il mal di testa
-qual virtuosismo!!!!
La Marghe argomenta: si tratta della parte irrazionale di me (e finché è solo quella, passi…) della parte cieca che proprio non vuole, per scelta, vedere. Sempre più spesso vedo post sui social che parlano di un danzatore o di una coreografia in termini di emozione. Ora sono arrabbiata (emozione) e Stef guarda con gli occhi in su, rassegnata (emozione) alla mia imminente filippica. Cercherò di essere schematica in maniera da risultare più chiara possibile.
1)La danza è qualcosa che PUO’ coinvolgere molto, ma dire che un pezzo “emoziona” è alquanto svilente per la vostra intelligenza e per il lavoro che avete appena visto.
2) Mi chiedo dunque innanzitutto che valore diate voi alle emozioni e in che posizione si trovino nella scala di valori della vostra esistenza. “Voglio comprare un’auto: la compro marrone perché mi emoziona di più”.
3) Posso anche pensare che siano ineluttabili certi stati d’animo, ma giudicare un lavoro coreografico con i criteri dell’emozione è demenziale.
“La parte in cui lasciavi il peso al tuo partner era emozionante, meno quando lui poi ti riprendeva. Se avessi sbattuto le gengive mi sarei emozionata di più!”
4) Sotto ogni emozione c’è una precisa percezione della realtà.
Devo forse pensare che le persone “emozionate” non siano in grado di spiegare e attribuire il giusto valore a quello che vedono e dunque sentono? “Ora sono emozionata: è tutto bello! Ora no, non sono emozionata, uno schifo!”
Fino a qui è viscerale lo sfogo della Margherita, ma ben ancorato alla realtà, perché l’ha vissuta, capite? Il suo corpo danza, la sua mente lavora per farlo…. Tutti i suoi sensi sono allertati, perciò la percezione della realtà o del suo opposto, dell’irrealtà, è in tensione. La concentrazione è percepibile….
Il climax che si crea in un pezzo coreografico è studiato!
I tempi, i movimenti, la luce, l’intenzione vengono costruiti ad hoc. Sempre che il pezzo funzioni; che non si sa mai.
5) Vi ricordo che quando uno è “emozionato” spesso sbaglia. E di brutto. Vogliamo parlare degli esami di maturità?! No ecco, meglio di no…
6) Quando qualcuno mi dice che ha visto una coreografia e si è emozionato penso che si sia sbagliato o confuso; penso che alla fine il lavoro sia andato a finire nella pancia e non ondeggi come la marea in una parte del cervello che produce endorfine, oppure nella sezione produzione “crisi”. Sì, se è quello lo scopo, potrebbe mettervi in crisi. Ciao endorfine, benvenuta ansia. Fa parte del “giocare con l’arte”; solo quelli coraggiosi e astenersi perditempo.
7) Ricordo inoltre ai più, che le emozioni possono essere anche di spiacevole entità. “Quel brano coreografico mi ha emozionato, mi ha irritato il retro delle ginocchia!”
Volete sapere cosa mi emoziona davvero moltissimo in questo momento?
La Stef prende, con l’immaginazione, la rincorsa per una testata al muro. Poi pensa che è tinta glicine, appena ridipinto, si rovinerebbe. Desiste e resiste.
“Ti dico cosa mi fa imbufalire qui sui social a proposito della danza?”, le chiedo, scrivendo ormai questo articolo.
L’inutilità. Vedo video di danza, spettacoli, foto, articoli INUTILI e OMOLOGATI. Di maniera. L’occhio si abitua a tutto e riconosce, non si chiede neanche a più cosa serva tutto questo.
Il web è una formidabile piattaforma divulgativa, che ci darebbe modo di far circuitare danza di un certo valore, ma noi siamo pigri. Non cerchiamo, prendiamo passivamente l’ultimo video con ambizioni artistiche, con passi forsytiani di vent’anni fa, oppure di un contemporaneo ritrito girato in location a estro del regista/coreografo che copia o si adegua; e non è SOLO mancanza di pecunia (anche sì, okay), ma proprio di idee. Quando ci va benone, troviamo un vecchio video della Guillem (Manon, Raimonda, Corsaro, Akram Kham). Però ci emoziona. Sì, come una soap brasiliana degli anni ottanta. Sonia Braga danza Truciolo. Sono nel regno delle iperbole, la Stef controlla se i gatti hanno le crocchette. Pancrazio, il suo bulldog francese, russa.
Vorrei sapervi in grado di apprezzare e godere completamente di danza che dice, suggerisce, culla e trasmette, non solo emozioni, ma cose tangibili sotto forma di dinamiche, geometrie e fisicità. Questo restituirebbe un po’ di dignità sia allo spettatore sia a chi pensa e progetta gli spettacoli e/o li danza. Come danzatrice, il mio compito è stato rendere leggibile, chiaro e fedele il mio lavoro al pensiero del coreografo, cosciente di essere un mezzo, un’antenna per qualcosa che doveva detonare più lontano e non fermarsi alla soddisfazione del mio ego di interprete. Chissà se mi sono spiegata…
Sono stufa ed è un emozione.
La Stef è salva.
P.S. Faccio notare che per questo articolo non sono state usate parolacce, benché avessi avuto una voglia immensa di farlo.
ph: Mana