Quando senti la necessità di dire qualcosa che ti tormenta, hai le classiche opzioni: a) prendere l’argomento di punta b) girarci attorno e vedere come si mettono le cose.
La mente accumula segnali e finisce che dai oggi dai domani li trovi senza neanche cercarli più. Comodi comodi e scatta l’indignazione.
Oggi gira così, la Stef mi manda un “wapp imbufalito”, alle volte sono io alle volte è lei che raggiunge la misura e tracima. Non posso che incoraggiare certe esondazioni, perché ci si chiarisce innanzitutto con se stessi e il mondo. E serve anche, se qualcuno non avesse capito, come “Lasciami perdere, non è giornata, gira al largo, sciò!” , come ci insegna Paperone nei cartelli intorno al deposito di monete. Metto gli stivali di gomma e appoggio i gomiti sulle ginocchia. Prego.
Vengo da un mese complicato a casa, con i ragazzi, con la gente in generale, con il lavoro. Okay, Marghe, mi levo il pensiero primigenio: io la DANZA nelle SCUOLE DI DANZA NON LA TROVO PIU’.
Sono stata allieva tanti tanti anni fa, sono stata ballerina e ho studiato le nozioni base della coreografia per una Compagnia di Balletto. Conosco la musica, amo il teatro, mi occupo di divulgazione da anni. Studio, leggo, scrivo, ascolto e mi confronto. Maturo gusti, percezioni, capacità visive, tecniche. Insomma c’è anche stato da faticare parecchio, da fare rinunce, da litigare e compromettere scelte di vita.
Ora mi sentivo pronta a trasmettere quanto so e quanto amo della danza, non solo attraverso la scrittura e le conferenze e i seminari, ma rientrando in una scuola. Con le mani alla sbarra, lo sguardo allo specchio, i piedi su di un parquet scricchiolante.
E le vedevo le “me” di oggi. In body, con le scarpette rosa e i collant sbiaditi (che non capisco perché le madri continuino a lavare a 60° come i calzini di Decathlon dei figli magari maschi e che praticano attività sportive differenti!). Bene mi sono messa in gioco. Ho ricominciato da zero e via, stupito me stessa e la Marghe, che è un’ottima insegnante. Molto severa.
All’allestimento del fatidico SAGGIO sputo sangue. Eppure le guardo danzare, piccole grandi medie. Succede di tutto. La protagonista vomita nel cestino della carta. Una serie di spire del mio ‘serpente’ sta ingurgitando tachipirina che somministro come pastiglie per la gola e sono viola in faccia. Cipria e brillantini… Sbaglio i fondali, mentre pesto non so cosa tra le quinte. Sono l’ultima a cambiarsi ed entro in scena con dei capelli che sembrano una parrucca appena uscita dal baule della soffitta. Sono felice.
Ciao, sono la Marghe e sto tirando su l’acqua con gli stracci. Cantina allagata.
Lo so, dovrei fare una pausa. Lo percepisco dal respiro della Marghe…. I pensieri mi si accavallano e soffro veramente, con lacrime amare.
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La felicità non dura in eterno vero, ma per la miseria, ho lottato un anno per combattere stereotipi che manco nell’800 esistevano e in mezzo vorrei ricordare che c’è stato tutto il ‘900, l’evoluzione creativa della danza nella contemporaneità di stili innovativi e geniali.
Mi spiace dirlo ma le ragazzine di oggi sono viziate dal tutto subito e preconfezionato. Ci deve essere un vizio di forma, qualcosa che non ha funzionato. Genitori e allieve che non cercano la qualità, che non condividono il tuo entusiasmo nello spiegare le diversità di approccio allo studio della danza. Scelgono i corsi come i gusti del gelato: una pallina di pistacchio, una alla crema e una alla fragola ma non vera perché sono allergica (boh! Fior di latte senza lattosio e con una goccia di colorante per dolci?).
Sorvolo su quante volte ho riscritto l’orario provvisorio perché pare che vada fatto su misura di ciascuna. Sorvolo sul fatto che fra poco dovranno cambiare scarpette e body. Sono cresciute… Sorvolo sull’assurdo perché non lo puoi combattere.
E penso al saggio, così, quasi per farmi coraggio. Se hai un obbiettivo a cui tieni, dicono che focalizzi e ti senti meglio.
Poi mi capita quel link…. Sìsì quel link che fa scattare l’interruttore: <<offresi saggi personalizzati che mettono d’accordo genitori e allievi e non turbano le insegnanti>>.
La Marghe cerca di spiegarmi delle logiche imprenditoriali che finiscono nel gabinetto insieme all’arte e all’acqua della sua cantina.
Io cerco di capire che le madri vogliano dei pacchetti studio su misura e che se li facciano pure da sé, prezzi compresi, e che discutano su tutto…. Idem le ragazze più grandi che fanno da sole.
Capisco che una ragazzina che non ha mai fatto danza voglia per forza cominciare dal corso delle grandi perché si sente a suo agio solo lì; posso pensare che manchi una ‘cultura’ della danza: guardiamo cosa manca nelle scuole e poi ci tranquillizziamo. Ma che una docente o maestra di danza (perché insegnante non sarebbe un termine consono) abbia bisogno delle idee degli altri… Un riciclo di saggi ben riusciti è un’allucinazione fungina.
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I saggi, Stef, sono come quel gioco nella “settimana enigmistica”; c’è un segno all’interno di un quadrato bianco e tu ne devi ricavare un disegno o una vignetta. Il gioco è intitolato “QUESTO L’HO FATTO IO!”. Si usa la fantasia e le capacità delle allieve che hai portato fino a lì. Poi si vince un telefono o un computer, oltre la pubblicazione sul mitico settimanale, per andare a vedere il link che ti offre saggi garantiti.
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Al centro commerciale…. domenica mattina, sicuro!
– Scusi per le coreografie….?
– Fila a destra, secondo scaffale. In basso. …Dopo le cose per l’Ippica – (eh, certo…).
Vi prego non chiedetemi di reidratare un SAGGIO. Fosse anche il più bello del mondo.
Vado a casa. ……………………………………………….
Stefania Sanlorenzo e Margherita Mana