Per affrontare correttamente una esibizione, uno spettacolo, una competizione sportiva, o un qualsiasi impegno di interesse personale, occorre attivare nel nostro organismo psicofisico la corretta situazione di rilassamento e concentrazione.
Si intende per rilassamento, in questo caso, la giusta tensione muscolare che deve permettere all’atleta di compiere il gesto motorio, naturalmente, senza sovraccarichi tensivi, né difficoltà di attivazione, in modo da realizzare propriamente la velocità, la potenza e la coordinazione proprie del gesto tecnico sportivo di riferimento.
In pratica, il danzatore/l’atleta prima della esibizione/gara non deve essere né troppo teso, né troppo molle, ma con la ottimale attenzione neuromotoria, che gli permetta di effettuare la prestazione, naturalmente, distribuendo lo sforzo per tutta la competizione, canalizzando i propri sforzi esclusivamente nel massimo rendimento del gesto motorio. La concentrazione in questo caso è intesa come l’abilità di indirizzare tutte le proprie risorse al completamento del risultato prefissato.
Possiamo fare qualche esempio:
1) un giocatore di pallacanestro, nell’effettuare un tiro libero, ha la possibilità di attivare nel gesto tecnico solo quei muscoli, che gli permettono di imprimere alla palla quella parabola e rotazione ideale per andare a canestro ignorando gli elementi di disturbo anche psicologici che possono distrarlo, come l’importanza del punto da segnare o il tifo contrario dietro il canestro.
2) un mezzofondista di atletica leggera o un ciclista in una corsa in salita, che si vedono superare da un avversario che gli sta “ andando via” occorre che interroghi le proprie forze e la personale situazione di energie rimaste per stabilire quando e con che progressione dovrà andare a “riprendere” l’avversario, senza che questo cambio di ritmo possa poi nuocergli nella fase finale della gara.
3) un danzatore che conosce a memoria la propria coreografia dovrà distribuire le proprie energie in maniera utile per poter svolgere al meglio ogni passo e mantenere l’attenzione principale sui gesti tecnici che richiedono maggiore impegno.
La conoscenza del proprio corpo e delle proprie possibilità darà la cadenza e il ritmo appropriato, utilizzando fin alla fine della performance, tutte le energie e le risorse preparate nelle specifiche lezioni.
Occorre quindi imparare a sentire il proprio corpo attraverso le sensazioni che esso ci trasmette concentrando su di esse la nostra attenzione.
Alcuni suggerimenti: scegli una posizione comoda e degli indumenti adeguati, individua un luogo dove non essere disturbato per un periodo sufficiente senza dover attivare sistemi di controllo o di difesa che possano distrarmi dall’esecuzione dell’esercizio. Puoi sperimentare più luoghi e posizioni per identificare dove e come sentirti davvero a tuo agio e porre la tua attenzione sulle sensazioni che ti fanno sentire bene (calore, brezza fresca, sole, acqua etc.). Ognuno di noi, in quanto unico, avrà le proprie preferenze.
L’esperienza può essere completa se si è accompagnati ad arte. Si tratta di una forma partecipativa e non giudicante, che presuppone cioè un coinvolgimento personale del terapeuta e una accoglienza dell’altro nel modo di essere che gli è peculiare: una forma di accoglienza che va nel senso che Rogers definiva come “accettazione positiva incondizionata”. Incontrare l’altro dove si trova, in un processo in cui non siamo mai totalmente esterni ma sempre partecipi così da accompagnare al meglio le diverse fasi di rilassamento e di consapevolezza di se.
Insieme è possibile permettersi di lasciare emergere ogni pensiero e di dissolverlo. Da provare!