Per i bambini ballare è normale: seguono il ritmo ed è la cosa più naturale del mondo. Poi, che per alcuni il ritmo sia un’interpretazione personalissima è un altro discorso. Non voglio parlare da un punto di vista professionale, oggi vorrei fare la mamma. Certo io sono una mamma particolare, sotto molti punti di vista, nel bene e nel male; mio figlio mi ha visto danzare poco e credo gli sia bastato. Racconto solo questo aneddoto: ultimo anno di asilo, la sua classe venne a vedere uno spettacolo per le scuole, mi vide entrare e si mise le mani sugli occhi esclamando forte; “OH, NO!!! Quella è mia madre!”
Ecco faccio per dire… A niente sono valsi i miei tentativi di coinvolgimento successivi, portarlo a vedere uno spettacolo di danza rimane uno sgarbo inaccettabile. Nonostante abbia un fisico adatto non sono mai riuscita a contagiarlo con il virus della tersicorea*.
L’anno scorso gli ho chiesto, come favore personale più un piccola promessa di ricompensa e il solito ricatto morale “TUFAIPIANGERELAMAMMA”, di improvvisare in un laboratorio di contemporaneo che tenevo con altri allievi un po’ più grandi di lui. E’ entrato nel ruolo, ha improvvisato come fa a casa (da tarantolato sotto anfetamina), si è innamorato di una allieva più grande (come al solito) e mi ha rassicurato sul fatto che non avrebbe voluto farlo mai più. Io sono cocciutissima e quindi ci ho discusso : – Ma scusa perché non vai a lezione di hip hop? – chiedo sapendo che è un super trappolone per poi iscriverlo ALMENO a contemporaneo.
– Cioè, tu mi stai dicendo che posso andare a lezione, portarmi la mia musica, fare vedere i miei passi a tutti?? WOW!!
– No vabbè, proviamo con chitarra via, che a danza mi conoscono tutti…
Che poi è così alle volte sono timidissimi, diventano viola solo al pensiero di alzare la mano in classe, altre come nel mio caso, adorano esibirsi soprattutto se a vanvera, dando sfogo alla loro creatività senza regole o pudore.
In fondo è quella spinta creativa lì, senza regole o giudizio, la cosa che dovremmo usare tutti, intendo come approccio. Poi chiaramente subentra la ragione, il gusto, l’estetica, il significato. Immagino che i genitori “normali” siano piuttosto abbagliati da questa forma esuberante, alcuni pensano di aver generato dei geni del settore… e no! Non è così; magari qualcuno c’è anche, per l’amor del cielo, ma in linea di massima siamo noi che guardiamo, con gli occhi dell’amore, dei carciofi che ci provano. Ma è proprio giusto così: che provino e sperimentino cos’è avere a che fare con il corpo che si muove, provare a governarlo a ritmo, imitare, imparare a guardare, saper esprimersi con qualcosa che non è parola, rappresentare emozioni. E noi lì con i lacrimoni, perché ci fa impazzire anche solo il tentativo.
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[Io sono una mamma poco empatica, sono stata una ballerina per troppo poco tempo rispetto a quello dedicato ai miei tre figli maschi. Lo sottolineo perché su tre uno avrebbe anche potuto essere quella bambina a cui fare uno chignon, ma la vita sa…
Comunque la danza ha continuato a fare parte del mio esistere e come tutto ciò che ci appartiene veramente, qualcosa è passato ai miei figli. Uno suona con naturalezza il pianoforte, uno ha la convinzione di essere un supereroe dall’età di 6 mesi, l’ultimo, la famosa bambina, è un interessante giocatore di basket che esegue un tour en l’air per fare canestro e tutta una serie di “aggiunte” che il coach chiama a pieni polmoni: “Che cosa sono quelle robe lì?”, con interiezioni non ripetibili in questo contesto. Il supereroe ha ceduto alla famosa e suddetta trappola dell’HIP HOP. Solo per un anno è vero, ma è stato un episodio brillante. Ecco direi così (perché io non sono empatica, niente lacrimoni…). Era il bambino più scoordinato mai visto: non distingue la destra dalla sinistra né il senso orario o antiorario, non conta perché odia i numeri in ogni loro manifestarsi. L’insegnante poverina, giovane e inesperta quanto volenterosa si è arresa all’ineluttabile presenza del mio numero due in sala studio. La direttrice artistica, cui mando un abbraccio caloroso perché è una persona speciale, Franca Pagliassotto, ne ha fatto ‘un animale da palcoscenico’: un solista inseribile in qualsiasi coreografia. Una cosa così molto #lasciamoloballare. Finita la carriera da danzatore ha ripreso a fare il supereroe sulle rampe per free-styler. La danza è un’arte certo, forse persino un pezzo di DNA che si palesa come vuole e inaspettatamente. Direi anche in maniera poco opportuna, vero Marghe?]
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Va da sé che guardo con tenerezza la foto di un babbo che fa lo chignon alla sua bimba, postandola orgoglioso sui social, felice della passione che scuote quel giovane cuore e le impedisce di star seduta a scuola. E fa bene, perché la passione va esercitata fin da piccini.
Poi ci sono le mamme dei carciofi cresciuti che hanno insistito, approfondito e, con molta fortuna e pratica sono riusciti a intraprendere la professione di danzatori (che non esclude quella d’ortaggi).
Dopo una pomeridiana credo di Giselle anni fa, andai sorridente incontro a mia madre, che mi aspettava fuori all’uscita degli artisti, venuta apposta da Torino. Mi disse che era in un palchetto con la mamma di Alessandra Ferri e per solidarietà mammesca ebbero occasione di fare due chiacchiere.
– Sua figlia è fuori da molto?
– Sì, ma io sono sempre preoccupata…
– Mangiano mai!
Con lei aveva la borsa frigo con dei pasticcini portati da Torino, lasagne e spesso anche la bagna cauda; l’alimentazione dei carciofi campioni secondo tutte le mamme del mondo.
*Tersicorea: tra le supposizioni di cosa possa essere realmente vorrei ricordare la definizione di un mio amico:
– Senz’altro una brutta malattia della pelle!!!
Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo