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di Alessio Cattaneo

Inizia una nuova stagione, un nuovo anno accademico o scolastico e quando lavoro con ballerini, con insegnanti, con direttori e genitori sottolineo l’importanza della linguistica: intanto per esseri allineati e usare un vocabolario comune poi perché in questi anni ogni occasione è buona per rendermi conto che le parole sbagliate utilizzate in momenti importanti possono fare danni più di un invasione di cavallette!

In questo periodo dell’anno, che sia un appassionato di danza che vuole comprendere quale sia la miglior scuola di danza per la sua futura crescita, oppure che tu sia l’insegnante che dovrà approcciarsi e far appassionare nuovi allievi, o più semplicemente che sia un genitore alle prese con la partenza scolastica di tuo figlio/a, le parole che ti dici e le parole che rivolgi agli altri vanno sempre scelte con la massima cura perché il loro effetto ti renderà più efficace o meno, più felice o meno.

 

Attraverso le parole ognuno di noi può dare a qualcun altro la massima felicità
oppure portarlo alla totale disperazione.”

ROBERT DILTS

 

Quali sono quindi le parole da usare con grande attenzione quando ci rivolgiamo a noi stessi o agli altri?

 

  1. PROVARE A…

Fare qualcosa o provare a fare qualcosa, non sono solo due sfumature linguistiche di uno stesso concetto. L’atteggiamento è diverso e ti avvicina/allontana dal tuo obiettivo.

Yoda, il maestro Jedi di Guerre Stellari, lo dice chiaro e tondo al giovane Luke Skywalker: fare o non fare, non c’è provare. A modo suo, condensando una filosofia fitta di rimandi alla cultura orientale, fa capire al suo allievo che l’atteggiamento è importante. Se metti poca energia in quello che fai (perchè non sei convinto), e quindi ti accontenti di provarci, il tuo risultato sarà scarso.

Finchè resti nel mood “ci provo” hai più possibilità di cadere in ripensamenti ed esitazioni. In fondo ci stai provando, quasi come se ti stessi già preparando il terreno in caso di fallimento (che nella tua testa diventa lo scenario più probabile e inizia a roderti come un tarlo).

Quando entri in modalità “lo faccio”, ti prendi un impegno senza costruirti delle scuse. Agisci con più intensità perché sposti la tua attenzione sulle possibilità che hai di farcela. Assomiglia molto al bicchiere mezzo pieno/mezzo vuoto. Il bicchiere è sempre quello, noi poi decidiamo come vederlo.

Meglio dire direttamente quello che desideri ottenere!

Farò un esempio pratico: “Prova a chiudere la quinta durante i Changement de pieds!” diventa “Chiudi la quinta durante i Changement de pieds”, “Prova a iniziare la diagonale con il sinistro” diventa “Inizia la diagonale con il sinistro!”

Talvolta sento: Con i ragazzi o con i bambini come faccio? Devo usare per forza prova a…! Oppure se una mia allieva sta cambiando un gesto tecnico io gli devo dire prova a… per metterlo nelle condizioni di sentirsi tranquillo!

La mia risposta è: No, in realtà non devi, perché quello che ottieni è solo fargli sentire che può sbagliare, o peggio, che è normale che sbagli, che non è esattamente il focus che desideriamo avere per far migliorare il nostro allievo (o nostro figlio). Ciò che ti può rendere più soft e in sintonia nel dare indicazioni precise è il tuo tono di voce, quindi il modo di comunicare “fai questo… adesso facciamo quello… ora teniamo il braccio in questo modo” fa la differenza nella percezione del nostro interlocutore.

 

  1. SPERARE

“Chi vive sperando…” ;) ok ok è quel famoso detto che sappiamo tutti con un finale diciamo poco esaltante, ora non voglio toglierti la speranza ma solo soffermarmi su un’altra parola a cui prestare attenzione.

Ti faccio l’esempio di queste 2 situazioni:

“In bocca al lupo per il saggio!”, “Eh dai… speriamo bene” oppure “Mi raccomando spacca tutto all’esame!” “Speriamo!”

Da dizionario sperare è: attendere con animo fiducioso il realizzarsi di qualcosa.

So che hai già capito dove voglio arrivare: quando “speri” qualcosa, consegni automaticamente la responsabilità dei tuoi risultati a qualcuno o a qualcosa fuori da te. Sperare nasconde passività, mentre tu hai bisogno di azione e di fare in modo che più elementi dipendano da te.

Un ballerino o un insegnante, o un genitore per essere efficace deve saper contare sulle sue abilità in ogni momento.

Nei casi in cui il risultato non è sotto il tuo controllo, sperare è ok! Immagina che domani io debba andare al mare. Se mi dicessi “Speriamo che ci sia bel tempo!”; in questo caso sarebbe ok, perché il tempo (fino a prova contraria!) non è sotto il mio controllo.

Gli esempi iniziali diventeranno:

“In bocca al lupo per il saggio!”, “Grazie, darò il massimo!” Oppure “Mi raccomando spacca tutto all’esame!”, “Lo farò!”

 

  1. NON

Se vuoi essere efficace quando parli, evita le frasi al negativo. E’ il grande insegnamento della lingua dei segni che dimostra che il nostro cervello apprende per immagini e non riconosce le negazioni. Un giorno ebbi il piacere di conoscere una persona sordo muta tramite un’amica che conosceva la LIS e mi si aprì un mondo. Nel linguaggio per i sordomuti, infatti, la negazione di un’azione non può essere tradotta, essendo essa stessa un’azione. Perciò, per rendere la frase “immagina di non camminare”, chi comunica attraverso la LIS rappresenta il segno che indica l’azione del camminare a cui segue un segno di negazione. In genere uno sbarramento, come una cancellazione. Tu ci riesci? Attenzione: l’azione di non camminare è distinta da quella dello stare fermi! Anche in una creazione di danza se vogliamo esprimere qualche negazione è molto complesso.

Il nostro cervello funziona per immagini. Impara per immagini e non conosce affatto le parole.

Quando parliamo, in pratica, generiamo immagini, prima nella nostra mente, poi in quella di chi ci ascolta. E non può esistere il contrario di un’immagine, poiché dovrebbe essere anch’essa un’immagine.

Ora ti chiedo di non immaginare un elefante rosa.

Ok, ti sto sfidando.

Allora adesso non pensare a come si chiama Bolle di nome, il primo ballerino al mondo a essere contemporaneamente Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York… non ci pensare!

Ti ho fregato!

Ora ce la farai … Non pensare alla data del tuo compleanno!!!

Tutto questo per dirti di concentrati su ciò che vuoi, sul risultato che desideri ottenere e sulla prestazione o il gesto che vuoi fare. Lascia perdere ciò che non vuoi! Invece di “non sbagliare”, allenati a dire “questo salto lo farò con le ginocchia tese” oppure “La direzione della diagonale è verso il punto 1”…

Qui, inoltre, entra in gioco il limite di quello che Lacan chiama l’oggetto culturale. Ovvero, l’idea che la cultura costituisca un limite al pensiero poiché limita la creatività e lo incanala nel binario di un linguaggio e di un’espressione di bisogni troppo rigidi. Se vogliamo, è per questo che noi creativi siamo privilegiati. Perché vediamo oltre i limiti del pensabile e della cultura imposta. Ma resta vero che, per parlare bene, occorre imparare a pensare bene e conoscere queste cose.

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Buon inizio stagione!

Alessio

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