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Ballerina professionista, ha mosso i primi passi (nel vero senso della parola) in una scuola di danza di Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. Due anni al Teatro Carcano di Milano, diploma in Francia, a Cannes, alla Rosella Hightower, fino ad approdare nella sfavillante Big Apple! Dopo uno stage estivo alla
“Steps on Broadway”, Mariele entra infatti a far parte della Compagnia “Alvin Ailey”.

Da allora continua a lavorare e studiare tutti i giorni collaborando con coreografi importanti tra cui Karole Armitage, Jared Grimes, Olivia Cipolla, Nick Kenkel, Derek Mitchell,Sheryl Murakami e Marlyn Ortiz. È rappresentata da una delle migliori agenzie per modelli e ballerine in America, la Clear Talent Group e ha ballato con la pop-star americana Ne-Yo, per Kim Kardashian, per Pitbull, per la L’Oreal, per David Guetta, per Tiesto, per la serie TV “Power” e per molti importanti fashion show.

Come mai la decisione di andare a studiare a New York?
Dopo aver preso il diploma a Rosella Hightower, dentro di me sentivo che non volevo essere solo una ballerina classica. Avevo voglia di mettermi alla prova con nuove sfide. Imparare altri stili di danza, perfezionarmi nel moderno e cimentarmi in qualcosa di diverso come per esempio lo “Stiletto Heels”. E magari lavorare anche come modella o attrice. E quale posto migliore di New York? L’America ti permette di non fossilizzarti su una sola cosa, ti dà la possibilità di poterti cimentare in diverse discipline, soprattutto per quanto riguarda l’arte. Qui una ballerina può essere attrice, modella e musicista!
Sono partita per uno stage alla Steps on Broadway, ma una volta qui ho fatto le audizioni per diverse scuole e sono stata presa all’Alvin Ailey, entrarci è sempre stato uno dei miei sogni. La cosa più difficile è stata comunicare ai miei genitori che lo stage di 3 settimane sarebbe diventato un corso di due anni!

 

Quali materie o che metodologie differenziano lo studio della danza e delle altre discipline in America, in Francia e in Italia (i 3 stati in cui ha studiato)?
La prima cosa che ho notato quando ho iniziato a studiare a New York è stato il modo di operare degli insegnanti. In America ho riscontrato un approccio diverso verso gli allievi, meno severo, molto più amichevole, sempre mantenendo disciplina e rispetto. Ho trovato più semplice instaurare un rapporto con loro, chiedere consigli, esprimere dei dubbi. Penso che in Europa l’insegnamento sia molto più severo, almeno per quanto riguarda Italia e Francia. Mentre in America gli insegnanti ti spronano, ti danno fiducia e questo, secondo me, ti aiuta molto a migliorare. Sicuramente lo faranno anche in Europa, ma per quanto riguarda la mia esperienza preferisco un metodo meno duro.

Dei coreografi con la quale ha collaborato da chi hai tratto spunto maggiormente per il tuo stile?
Dana Foglia, Olivia Cipolla e Sheryl Murakami. Dana Foglia ha uno stile molto particolare, é un misto tra contemporaneo ed hip hop. Bisogna avere molta tecnica per ballare le sue coreografie. Sheryl Murakami ed Olivia Cipolla sono specializzate nello Stiletto Heels, (tacchi) é uno stile leggermente più sensuale, che da potere ed importanza alle donne, senza mai essere volgari.

Recentemente hai lavorato per lo spettacolo Broadway Bares. In cosa consiste? Come hai contribuito?
Broadway Bares è uno spettacolo annuale, e puoi farne parte solo se vieni invitato dai coreografi. E’ un evento di beneficenza, ogni ballerino ha un profilo online pubblico per raccogliere fondi per beneficenza per aiutare la ricerca e combattere l’AIDS e HIV. Quest’anno siamo riusciti a mettere insieme più di un milione di dollari. Farne parte è stato davvero emozionante ed è stata una bella soddisfazione per me.

Progetto per l’imminente futuro?
Nei prossimi mesi ho dei servizi fotografici per il brand Sekonic. Per ora continuo ad allenarmi ogni giorno, e ad andare alle audizioni alle quali mi inviano i miei agenti. 

Cosa ti senti di consigliare ai giovanissimi danzatori che si approcciano ora al mondo del lavoro?
Consiglio di avere tantissima fiducia in se stessi e di non perderla mai soprattutto nei momenti bui, anzi è proprio lì che bisogna tirarla fuori.

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