di Margherita Mana
Anche quest’anno, nella settimana di Ognissanti, si emigra verso Lucca. Solitamente la città toscana è vestita di un sobrio tailleur fumo, con perle al collo e raffinata borsetta, contornata da un caldo paltò di mura che nei secoli l’hanno protetta delle intemperie e intemperanze delle città vicine. Le suddette fortificazioni, nei primi giorni di novembre, sono percorse gioiosamente da supereroi e personaggi dei fumetti, o meglio dai loro cosplayer, attirati lì dalla più grossa fiera del fumetto italiana. Non è raro vedere Batman a braccetto con Lamù, un gruppo di Jedi con Heidi studiare una cartina per scoprire dove si trovano punti ristoro, Shrek e Tony Stark dare distratti calcetti alle foglie gialle e rosse che cadono dai platani, aceri e ippocastani. A Lucca Comix piove, non importa quale edizione voi abbiate frequentato; è una forma tacita e contrattuale tra il comune e la meteorologia; capace che a Capannori, che non gode di tale convenzione ed è situata a pochi chilometri, ci sia il sole per tutti i giorni della fiera. Con il biglietto, sono sicura, comperi anche un paio di secchiate d’acqua piovana da diluire durante tutta la tua permanenza in loco. Il cosplayer di lungo corso però, non si farà cogliere impreparato prevedendo funzioni alternative per le armi di ordinanza del suo personaggio: una spada laser può mutare infatti in ombrello o in poncho impermeabile; ciò induce a pensare che il super potere alla fine sia quello lì… L’asciuttezza! Insomma piove tanto. E tanta acqua abbiamo preso anche io e il mio figlioletto che, con cari amici girellavamo per gli stand, anelando fumetti e facendoci foto con i travestimenti più riusciti. Naturalmente io qui in questo spazio bianco, dovrei parlarvi di danza e non tediarvi con considerazioni meteorologiche e /o costumistiche, ma non avete idea di quanto il collegamento sia facile e di come mi senta a mio agio con tutta quella gente in calzamaglia o travestita! E’ uno spettacolo a 360°.
Pervasa dallo spirito fumettistico dunque, vi parlerò di un’opera che riguarda la danza: non è una pubblicazione nuova, anzi è uscita in Francia nel 2010 ma tradotta in italiano nel 2017, quindi gioco su questo ritardo che è minore rispetto all’esordio, nel tentativo di “vendervi” una novità.
Il Fumetto si intitola: “Polina” e il suo creatore si chiama Bastien Vivés, edito in Italia da Bao Publishing.
Si narra la vita di una danzatrice adolescente russa e il rapporto speciale con il suo maestro; la ragazzina vivrà un cammino irto di difficoltà e di soddisfazioni, cambiando paese, amici e punti di riferimento, in cerca della sua dimensione umana e artistica. E’ appunto questo il messaggio più forte di Polina: la realizzazione personale va di pari passo con quella artistica. Un certo tipo di lavoro sulla propria indole e pensiero forma anche l’artista e l’approccio con l’arte che si studia e/o pratica; l’artista prende vita e forza creativa con il percorso formativo che la persona compie.
Polina incontra un maestro con il quale ha un rapporto privilegiato, in lei lui ravvede grandi potenzialità artistiche, (amore, rispetto, gratitudine si mischiano a pulsioni aggressive, piccole ripicche, parole non dette), questa connessione di anime non si interromperà neanche con il tempo e la distanza che la vita insinuerà tra loro. La curiosità della giovane danzatrice farà sì che si stacchi dal rigido accademismo della danza classica, per andare in Francia ed entrare in una compagnia di danza contemporanea. E questa è, a grandi linee, la storia del volume.
Il tratto dei fumetti è incompiuto e questo aspetto dà a mio avviso l’idea della ricerca; Polina ricerca se stessa come normalmente un o un’adolescente fa, ma ricerca in egual misura la perfezione del movimento nell’attimo dell’esecuzione. I disegni sono da un punto di vista tecnico-coreutico giustissimi, le posizioni impeccabili e aderenti alla realtà, tanto da farmi pensare subito di non aver mai riscontrato delle proporzioni più esatte e verosimili.
La musa di quest’opera è Polina Semionova, artista russa residente allo Stassoper (sarà ancora lì? Non è così importante), che spesso vediamo in Italia affiancare il Bolle nazionale.
Nel 2016 ne hanno fatto un film con il titolo Polina danser sa vie, ecco i registi:
Valérie Muller, Angelin Preljocai.
Interpreti: Nastya Shevtzoda, Jiuliette Binoche.
Sì, avete letto bene: Polina va nella compagnia di Prejo.
Sorrido, apro l’ombrello e corriamo dietro all’uomo ragno per un ultimo selfie.