Teatro del Lido di Ostia
domenica 3 marzo ore 18 | danza
Gruppo e-motion
presenta
APRITI AI NOSTRI BACI
Studio sul concetto di muro
regia e coreografia: Francesca La Cava
drammaturgia: Guido Barbieri
musica originale e live electronics: Fabio Cifariello Ciardi
eseguite dal vivo da Luca Franzetti violoncello, Antonio Caggiano percussioni
video mapping: Salvatore Insana
scene e costumi: Chiara Defant
disegno luci: Carlo Oriani Ambrosini
interpreti e collaborazione: Sara Catellani, Andrea Di Matteo, Francesca La Cava, Manolo Perazzi e
Valeria Russo
regia del suono: Angelo Benedetti
foto: Paolo Porto
produzione: GRUPPO e-MOTION con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali,
della Regione Abruzzo e del Comune dell’Aquila
residenze e coproduzione: Festival Oriente Occidente, CID Centro Internazionale della Danza di
Rovereto (TN) e I Cantieri dell’Immaginario
con il sostegno per le residenze di ACS Abruzzo Circuito Spettacolo
Apriti ai Nostri Baci è un lavoro che si basa sullo studio del concetto di muro e della sua connotazione simbolica. La Compagnia prende come spunto alcuni muri reali tra i molti che sono nati e che continuano a nascere, lungo i solchi più profondi del pianeta. Nello spettacolo nessuno di questi muri è rappresentato. I muri sono costituiti dai corpi dei danzatori. Sono loro ad alzare e ad abbattere le barriere che di volta in volta prendono forma. I muri della storia, quelli di Belfast o della Cisgiordania proiettati sui corpi dei danzatori, al tempo stesso schermo e materiale, riflesso della realtà, ma anche superficie mobile, instabile, inquieta, in costante movimento.
Il quadro. L’idea di “Apriti ai nostri baci”. Studio sul concetto di muro, nasce dalla necessità e dal desiderio di riflettere sul valore simbolico acquisito, tra il Novecento e il Duemila, da un elementoarchitettonico ed edilizio apparentemente insignificante e puramente funzionale come il muro. In realtà il muro ha iniziato ben presto, nella storia delle idee, ad assumere una precisa connotazione simbolica. Non a caso ha assunto una posizione di privilegio, nella mitologia classica, da quando Ovidio lo ha elevato a “protagonista silenzioso” del mito di Piramo e Tisbe. Ed è proprio alle parole di Ovidio che è ispirato, come si può facilmente intuire, il titolo del progetto. Molti secoli dopo, nel Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, il muro dei due amanti separati si trasforma nella sua deformazione parodistica, per indossare nuovamente la maschera tragica nei romanzi novecenteschi di Sartre, di Christa Wolf e di Agotha Kristof. In questi ultimi cinquanta anni abbiamo assistito però, al di fuori dei sentieri letterari, ad un incessante processo di simbolizzazione che ha fatto del “muro” un “Muro”, ossia una delle icone più significative e rappresentative della contemporaneità.
Oggetto dello “studio” drammaturgico sul concetto di muro sono dunque alcuni muri reali, concreti tra i molti che sono nati, e che continuano a nascere, lungo i solchi più profondi del pianeta. Ad esempio il muro di sabbia che separa il Marocco dal Sahara Occidentale, il muro di Tijana, ossia la barriera di sicurezza che divide il Messico dagli Stati Uniti, la Peace Lines di Springmartin Road a Belfast, cioè la parete di cemento che divide la comunità cattolica da quella protestante, la barriera di dodici chilometri lungo il fiume Evros che separa la Grecia dalla Turchia, le inferriate costruite per separare Ceuta e Melilla dal territorio del Marocco e infine il muro di cemento che per 790 chilometri chiude in un cerchio quasi perfetto l’intero territorio della Cisgiordania.
La scena. Nessuno di essi verrà però rappresentato, messo in scena, esibito o documentato. Il muro che occuperà costantemente il palcoscenico sarà la somma e al tempo stesso la sottrazione di tutti i muri realmente esistenti. I “materiali di costruzione” del “muro di scena” saranno infatti costituiti dai corpi dei danzatori. Saranno loro a costruire e a de-costruire, ad alzare e ad abbattere le barriere che di volta in volta prenderanno forma. I muri della storia, quelli di Belfast o della Cisgiordania, saranno solamente “dipinti”, proiettati sui corpi “nudi” dei danzatori. Le figure umane saranno dunque al tempo stesso schermo e materiale, riflesso della realtà, ma anche superficie mobile, instabile, inquieta, in costante e perenne movimento. Le moltitudini di donne, di uomini e di bambini che sono stati divisi, in quest’ultimo mezzo secolo, dai muri del mondo diventeranno dunque, nello spazio della rappresentazione, parte, anzi essenza di quell’intollerabile, opprimente, ingiusto strumento di separazione.
Teatro del Lido di Ostia via delle sirene 22
biglietti: 10€ intero | 8 € ridotto
info e prenotazioni: 06.5646962 | promozione@teatrodellido.it
www.teatrodellido.it