L’esistenza di Rudolf Nureyev sembrerebbe la trama di uno dei più avventurosi tra tutti i romanzi russi. La sua vita è stato un viaggio senza sosta, una ricerca senza posa della perfezione e di qualcosa che andasse persino oltre questa.
Nureyev è nato in Russia a Irkutsk, il 17 marzo 1938, su uno dei treni della più nota tratta ferroviaria di tutta l’Unione Sovietica, la Transiberiana. Si vivevano tempi piuttosto difficili nel piccolo villaggio della Baschiria dove era cresciuto e l’avvento della Seconda Guerra Mondiale non aveva fatto altro che complicare ulteriormente la situazione. Tuttavia, il giovane Nureyev aveva visto un balletto a teatro e aveva capito dal primo momento che quell’arte sarebbe stata il suo destino. Aveva iniziato a frequentare un corso alla scuola di danza popolare, facendosi notare in breve tempo dai maestri delle scuole di danza più prestigiose della sua regione. Presto il suo nome era arrivato anche a Mosca e a San Pietroburgo, diventando una delle stelle più splendenti nel fulgido firmamento della danza russa.
La sua consacrazione definitiva è arrivata però in Occidente. Seguendo un destino comune a molti dei suoi più noti connazionali, anche Nureyev visse un lunghissimo periodo della sua vita lontano dalla Russia. Dostoevskij, ad esempio, passò molti mesi a Baden-Baden in Germania, per essere poi raggiunto da alcuni suoi famosissimi colleghi, uno su tutti, Ivan Turgenev che fu chiamato proprio per salvare sia lui che Tolstoj. Gogol’ partì per la Svezia e girò la Germania e la Svizzera, fino a trasferirsi a Roma. Čajkovskij lasciò la Russia per una vita itinerante, pare infatti che viaggiò e si spostò in più di 150 diverse città del mondo. Tante sono le storie di viaggi e di esili più o meno volontari di grandi artisti russi, che incontrando l’Europa la segnano con il loro passaggio: Nureyev è stato proprio uno di questi.
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Era il 1961 quando Konstantin Sergeev, primo ballerino del Kirov, si infortunò e dovette rinunciare alla sua attesissima esibizione in programma all’Opéra di Parigi. Come suo sostituto venne scelto proprio Rudolf Nureyev. Il successo della sua esecuzione fu strepitoso, tanto che vennero richieste in breve tempo numerose repliche dello spettacolo, persino a Londra. Il KGB richiama Nureyev chiedendo di tornare in Russia per uno spettacolo al Cremlino, mentre il resto della sua compagnia si sarebbe diretta in Gran Bretagna senza di lui. Percependo la trappola, Nureyev rimase in Europa, conscio che questa scelta sarebbe stata un addio definitivo alla sua patria. Tornerà infatti nel suo paese natale solo nel 1987, grazie ad un permesso speciale concesso da Michail Gorbačëv.
Nureyev rivoluziona per sempre la danza europea, supera i paletti posti tra danza classica e moderna, combina le tecniche, rivoluziona la forma. Ricuce una serie di binomi che la tradizione occidentale concepiva come inevitabilmente scissi: mente e corpo, tecnica e anima. Elimina le parrucche, il trucco pesante, le gestualità barocche e ridondanti, tutti quegli orpelli di una danza europea divenuta ormai sterile e priva di anima. Rivoluziona il ruolo maschile nel balletto, tradizionalmente considerato un mero supporto, un accompagnamento ai passi della ballerina, fino ad allora considerata l’unica vera protagonista del balletto. Le dinamiche più profonde del rapporto tra uomo e donna vengono interpretate in chiave totalmente nuova sul palco. Con Nureyev il gioco a due sul palco diventa pura magia e l’assolo maschile spettacolo vero.
Il ballerino baschiro studia nuove tecniche di controllo corporeo e le insegna perché vuole portare la danza oltre le sue forme, per renderla capace di esprimere nuovi contenuti. Il cuore della danza di Nureyev diventa lo studio dell’espressione della psicologia dei suoi personaggi. La danza non è più solo esecuzione perfetta del movimento, ma diventa la più alta espressione interiore, una vera e propria ricerca intima e profondissima, quel ponte tra anima e corpo che la tradizione occidentale aveva per secoli nettamente separato.
Tantissime sono le iniziative che ogni anno vengono dedicate a Nureyev. Nessuno come lui ha tracciato un solco così profondo nella concezione della danza contemporanea. La danza oggi è considerata uno strumento validissimo in terapie di diverso tipo, soprattutto in campo psicologico. Se la danza oggi rappresenta un filo capace di legare corpo e mente lo dobbiamo anche al genio e al talento ineguagliabile di Rudolf Nureyev, che ha saputo portare la forma del movimento ai suoi vertici per immergersi nel più profondo dell’animo umano.
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