fbpx
Mattia Cuda, danzatore e docente di 25 anni, ha vinto il Premio della Comunicazione assegnato da iodanzo.com all’edizione 2019 di Caronno Danza, dove si è distinto per tecnica e grinta!
Oggi lo intervistiamo per presentavelo meglio:Mattia, parlaci della tua formazione
Ho iniziato a danzare all’età di 10 anni (prima praticavo Ginnastica Artistica a Livello Agonistico). Ho iniziato in una piccola scuola del mio paese Bresso (Mi), “Scarpette Rosse”, con la docente Silvia Palmira che anche ad oggi è la mia insegnante privata, dove principalmente lei utilizza il metodo R.A.D.
All’età di 14 anni decido di trasferirmi di casa da solo per approfondire lo studio nel corso professionale dell’Ateneo Della Danza a Siena. Dopo due anni di duro lavoro ho superato l’audizione per entrare nella prestigiosa scuola di Maurice Bejart (Ecole Atelier M. Bejart) dove sono rimasto fino ai 19 anni.
Dopo questa fase di formazione ritorno come tirocinante a Siena nella compagnia della scuola per 1 anno, stesso anno nel quale preparo e supero l’esame da esterno per ABT.
A seguire vengo scelto dalla Compagnia Statunitense Ballet Palm Beach (Florida) per ricoprire ruoli come solista e demi-character. Dopo la stagione ritorno in Italia dove vivo tutt’ora ma lavorando come freelance anche a livello europero (Belgio, Bulgaria, Romania).

Quanto è importante per un danzatore affiancare allo studio della danza a livello nazionale dei periodi di studio all’estero?
Credo sia essenziale affiancare periodi di studi all’estero, non solo per la crescita umana che questo comporta ma per riempire il proprio “bagaglio coreutico” e poterlo poi trasmettere tramite la propria danza al pubblico.
Hai vinto diversi concorsi e competizioni. Quanto è importante per un danzatore parteciparvi?
La competizione è un rischio. Vi porto l’esempio della più importante che è stato IBC Varna 2018. Ho investito un anno per la preparazione di questa “Olimpiade della danza”. Eppure è sembrato che questo anno non sia bastato, però rimarrà sempre l’emozione di ricevere la lettera di accettazione a tale concorso perché vengono richiesti ancor prima di parteciparvi tantissimi documenti tra le quali lettere di raccomandazioni, C.V e Diplomi. Quindi in realtà la competizione in se è solo l’arrivo ma prima c’è tutta la strada (preparazione) ed è quella che ti fortifica e soprattutto gratifica. Non il collezionare coppe o medaglie che non hanno alcun valore.Cosa distingue un concorso importante per la crescita da uno che non lo è? Da partecipante come selezioni i concorsi giusti?
Per scegliere un giusto concorso come prima cosa vedo da chi è composta la giuria (che non deve per forza essere un nome nazional popolare), nel senso: leggo il CV dei giurati, se a livello artistico loro sono preparati so che sicuramente possono, oltre che darmi un parere di gusto soggettivo, darmi anche consigli e correzioni che sono fondamentali per continuare nella crescita artistica e professionale.

Da quanto tempo insegni e come hai iniziato?
In realtà ho sempre saputo di voler insegnare e che poi sarebbe diventato il mio futuro. I miei insegnanti me lo dicevano sempre di considerarla come valida alternativa al danzare perché ero “portato”. Infatti ho iniziato intorno ai 15 anni a fare assistenza per poi a 19 anni avere una mia vera classe.Cosa contraddistingue le tue coreografie? 
Penso che le mie coreografie siano contraddistinte dalla fusione di tecniche e stili che inserisco al suo interno. Prendo tutto il mio (ancora piccolo) bagaglio culturale per poi creare una storia in relazione a chi ho davanti. Inserisco anche molta Acrobatica perché se contestualizzata può anche questa diventare fonte di emozioni per chi la guarda. Poi penso che davanti io abbia ancora una montagna… sono solo all’inizio però vedo che come inizio funziona.

Progetti futuri e sogni nel cassetto?
Ho tantissimi progetti, così come i sogni. Sono sempre stato molto ambizioso e questa è la mia fortuna/sfortuna. Ma il mio più grande sogno è riuscire a lasciare una firma nel mondo della danza come docente e coreografo. Vorrei riuscire a trasmettere al pubblico non addetto l’importanza di quest’arte così poco valorizzata ma che fin dalla nascita dell’uomo è stata la sua prima forma di comunicazione.

Related Posts