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Non è la prima volta che il nostro portale intervista Emanuele Cristofoli, in arte LACCIO, ma, siccome pensiamo che sia uno dei coreografi e degli artisti più talentuosi di questo odierno panorama coreutico, ciclicamente ci piace andarlo a disturbare per tenerci e tenervi aggiornati sulle novità che lo riguardano.
E questa volta, che lo abbiamo incontrato a Orsolina28 per una settimana di lezioni, di novità ce ne ha raccontate parecchie.

Ma andiamo con ordine!
Coloro che si fossero persi il suo background o che desiderano scoprire di più possono vedere e ascoltare l’intervista che lo scorso anno abbiamo scritto per TIB (Tutti in Ballo), il bellissimo e innovativo canale Instagram dedicato alla danza con il quale collaboriamo da diversi anni (link all’intervista).

Come abbiamo anticipato, questa volta l’abbiamo incontrato a Orsolina28 e gli abbiamo fatto qualche domanda sul futuro di Modulo Project e dei suoi progetti.

Cosa fate qui sulle bellissime colline del Monferrato?
Ora siamo qui perché abbiamo dedicato una intera settimana alla collaborazione tra questa struttura e il nostro progetto accademico. Insieme a noi ci sono gli insegnanti della nostra Accademia più alcuni ospiti stranieri che sono legati per storia a Orsolina28: Fatima Robinson, che in questo momento in sala sta riproducendo l’ultimo lavoro di Kanye West, che ha portato al Coachella, e del quale è la coreografa. L’esperienza per i ragazzi è diretta, hanno la possibilità di ripetere un lavoro vero e attuale.
Poi ci sono 
Jessica Castro, che viene da NY, e Hadar Katz che fa GAGA.
Abbiamo voluto aggiungere un elemento di GAGA per far approcciare i ragazzi dell’accademia a un lavoro nuovo e vedere se funzionava o meno. Direi che l’esperimento è riuscito!

Quindi sei qui anche come Modulo Academy oltre che come Modulo Project?
Si! La Compagnia viene ospitata da Orsolina28 poiché vi è uno stretto legame che abbiamo allacciato in occasione di Moncalvo in Danza. Cerchiamo di creare, oltre che insegnare ai ragazzi, per fare poi uno sharing che li faccia crescere.

Parlaci allora di Modulo Academy
E’ un’Accademia ad avviamento professionale. L’obiettivo è quello naturalmente, poi dipende anche da quello che è relativo alle loro capacità, ma avviarli alla professione è il nostro obbiettivo. Inoltre anche noi, in quanto professionisti, a volte attingiamo proprio dalla nostra Accademia per eventuali progetti che ci vengono proposti.
E’ un’accademia triennale con sede a Milano e siamo in una fase di grandi cambiamenti: fino allo scorso  anno il progetto era Modulo Factory in collaborazione con
DanceHouse di Susanna Beltrami, ma ora abbiamo deciso di spostarci e abbiamo un progetto più grande per il 2020. C’era bisogno quindi di questo momento di passaggio! Ora la scuola si chiama, appunto, Modulo Academy e stiamo progettando delle cose più interessanti e ampie… ma per ora è tutto ancora molto riservato.

Ultimamente è facile vedere dai tuoi social che i tuoi danzatori si esibiscono per artisti di fama mondiale e per diverse trasmissioni televisive. Anche questo è un passo in avanti per la Compagnia, o sbaglio?
Si, diciamo che strutturalmente siamo diventati un po’ più complessi negli anni. Modulo Project è la realtà con cui siamo partiti e che poi è diventata una società vera e propria. Questa ora gestisce la nostra Modulo Academy e, dall’anno scorso, anche Modulo Agency.
Abbiamo messo su una Agenzia per danzatori che attinge parte dalla nostra Academy e parte grazie allo scouting che facciamo in maniera nazionale e all’estero. Abbiamo quindi una serie di danzatori sia italiani che stranieri.
Nel mondo commerciale spesso lavorano sempre gli stessi ragazzi, mentre io sono un po’ per la ricerca dei nuovi talenti, e devo dire che quest’anno è stato un buon anno, dove sono riuscito a dare la possibilità ad allievi nuovi e sconosciuti, che magari si allenano nelle loro scuole, ma con delle marce in più. Ne ho trovati alcuni e ci ho investito su.
Devo dire che quello che si vede sui social è un po’ l’obbiettivo che noi vogliamo raggiungere, e vogliamo dare loro grande visibilità.

Quanto è importante secondo te oggi il mondo dei social, per la danza?
È molto importante. Io sono di quelli ancora della scuola “a metà”. Nel senso: sono cresciuto nel momento in cui è uscito il tutto quindi non sono, per fortuna, dipendete dai social; ma mi rendo conto che è una grande vetrina. Ad esempio, quando facciamo i casting director perché cercano danzatori, a volte chiedono il composit, ma il 70-80% delle volte chiedono il loro account Instagram perché vogliono vedere come sono e avere più chiarezza.
Instagram sta diventando il nostro sito web individuale e quindi è molto importante che i ragazzi ne facciano buon uso; ma anche che imparino a distaccarsi e vivere una vita più reale e concreta.

Secondo te quanto sono importanti i concorsi e in che modo i ragazzi dovrebbero scegliere a quali partecipare?
I concorsi sono sicuramente una maniera per i ragazzi di mettersi in gioco e l’occasione  di portare in scena quello che fanno durante l’anno. E’ importante che vivano però anche la cosa in maniera più distaccata rispetto a quello che è un ipotetico risultato; intendo che sicuramente un buon risultato è più soddisfacente, però l’esperienza di salire sul palco è quella che conta; anche rimanere delusi è quello che ti fa tornare in sala prova ancora più motivato. Quindi è importante avere successo ma anche vivere al meglio l’insuccesso perché è l’unico modo per mettersi in discussione e capire cosa non ha funzionato per poterlo migliorare.
Inoltre ci si trova di fronte a giudici che non si possono vedere durante l’anno e che sono poi anche maestri; avere il modo di farsi vedere da qualcuno è sempre qualcosa di buono.
Il rischio dei concorsi è però che si ghettizzino un po’ nelle categorie che sposano. L’importante quindi è che ci sia un lato artistico in questo.

A cosa ti stai dedicando maggiormente in questo momento?
Una cosa importante per me adesso è creare un ambiente in cui poter raccontare tante cose, e per farlo abbiamo bisogno di tempo e spazio. Vogliamo aprirci anche a novità ed entrare sempre di più nell’idea che un danzatore è un danzatore a 360° e per far questo stiamo creando varie collaborazioni.
I nostri studenti fanno un 70% di danze urbane: LA style, new style, house dance ecc fino ad arrivare alla contaminazione di tecnica contemporanea. Nel 2020 voglio uscire con un programma tutto nuovo dove inseriremo anche il classico, con la speranza di trovare un insegnante che capisca chi ha di fronte e cosa possono fare. Questo perché io da piccolo sono rimasto traumatizzato dal classico: ho iniziato a danzare molto tardi, non avevo linee, non avevo stretching, e per me voleva dire sentirmi quasi umiliato durante la lezione.
È importante che l’insegnante capisca dove andare a lavorare così da motivare i ragazzi che nella vita hanno artisticamente scelto altro, quindi fare questo passo indietro che deve essere motivato e motivante. All’inizio sarà difficile ma noi ci crediamo. Ci sono sempre più Compagnie che vedono nel danzatore hip hop delle cose interessanti, in quello contemporaneo delle altre e allora li mischiano e li mettono insieme facendoli lavorare insieme. Questo l’ho visto nella compagnia della Batsheva. Ho avuto la fortuna di vedere uno spettacolo e poi unirmi alla loro festa privata, e quando c’era la musica dance ho visto muoversi quegli stessi danzatori che sul palco ballavano musica house o comunque street dance. Il che vuole dire che
Ohad non si è posto il problema di chi aveva di fronte, ma ha visto delle qualità e successivamente ha deciso come usarle. In scena però erano tutti allo stesso livello di chi aveva studiato classico. E’ un lavoro di collaborazione fra le tecniche molto importante e che fa la differenza.
Possiamo dire quindi che il futuro della danza è questo: unire le varie discipline e contaminarle. Non esiste più un solo stile e chi si approccia al mondo della danza deve essere predisposto a ballare qualunque genere.

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