Creatività
A volte è semplice intimità
Con le cose che ci fanno stare bene
Che ci fanno sognare
Immaginare
Andare altrove
Oltre le difficoltà e il quotidiano orrore
M.C.
L’idea di creatività rimanda alla “capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia” , quindi alla possibilità di trasformare, mediante il ragionamento, la realtà esistente.
Il termine creatività riporta inoltre, dal punto di vista etimologico, alla radice sanscrita “kar”, che indica il concetto di “fare”, “compiere”, “realizzare”.
È quindi intrigante notare come non solo il pensiero sia una parte fondamentale del processo creativo, ma come, affinché si possa definire tale, sia necessaria la componente dell’azione, della sperimentazione pratica e concreta dell’idea fantasiosa.
La mescolanza tra queste due aree fa pensare a come non sia possibile parlare di pensiero pratico e pensiero puramente razionale come distaccati o preponderanti l’uno sull’altro: la creatività è data dalla loro costante connessione e integrazione.
Vari studiosi si sono occupati di approfondire il vasto e in parte misterioso tema della creatività, cercando di capire il denominatore comune che caratterizza le personalità creative o ancora soffermandosi sui fattori e i contesti che favoriscono la nascita di menti creative e in quali momenti queste persone riescono ad essere maggiormente produttive.
Tra questi un’interessante prospettiva è certamente quella dello psicologo e docente statunitense Howard Gardner (1943), che individua sette differenti tipologie di intelligenza umana alle quali corrispondono anche le relative capacità creative. Nel suo famoso libro “Intelligenze creative. Fisiologia della creatività attraverso le vite di Freud, Einstein, Picasso, Stravinskij, Eliot, Gandhi e Martha Graham” egli descrive proprio come la creatività non si possa configurare come un “tratto generalizzato” per tutti i campi dell’attività umana, ma si differenzi in base alle peculiarità mentali e predisposizioni cognitive della persona per un settore specifico. Non solo: egli afferma che gli individui creativi desiderano esserlo e quindi, attraverso il lavoro, l’impegno e una serie di strategie specifiche, aumentano la probabilità di realizzare conquiste creative mediante un’organizzazione della propria vita molto precisa e focalizzata.
Il suo punto di vista mette in luce come la creatività non coinvolga unicamente gli artisti, ma abbracci la pluralità degli ambiti relativi alle conoscenze umane.
La creatività non riporta quindi solo all’idea di un talento dato, ma anche ad un forte impegno, dedizione e ambizione. Non è il risultato di un gioco folle e casuale della mente, ma è un flusso inventivo che si porta a compimento dopo un lungo studio, apprendimento e periodo di sperimentazione. È altresì illuminante l’idea che le personalità creative siano accomunate da un pensiero divergente e che abbiano messo in discussione le solide basi su cui i loro contemporanei adagiavano le proprie conoscenze. Con autonomia di pensiero e di azione i creativi descritti in questo libro hanno avuto il coraggio di distaccarsi dal pensiero comune e intraprendere una strada nuova, ancora da tracciare, elaborando associazioni diverse di fronte a un problema esistente.
Secondo Bruno Munari (1907-1998), uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo, la creatività non è prerogativa di pochi eletti, ma capacità insita dell’adattamento umano. Secondo lo studioso è il rapporto attivo con la natura che caratterizza l’essere umano e che lo rende “capace di agire all’ interno del mondo per trasformarlo, cioè ricrearlo in base ai bisogni che nuove e impreviste situazioni mettono in crisi”.
Lo stesso scrittore parla della creatività come quello strumento in grado di far incontrare arte e utilità, in maniera tale da intrecciare la ricerca del bello con l’utilità quotidiana. Il futuro della creatività è perciò quello di fare in modo che l’arte non sia relegata nei musei, ma che diventi parte integrante delle attività quotidiane delle persone, sottoforma di oggetto o di pratica. Tutto può rispondere potenzialmente alla ricerca di armonia e di praticità allo stesso tempo.
La creatività non è pensiero astratto e lontano, ma ragionamento radicato nella risoluzione dei problemi nella concretezza dell’esistente. È presente una cellula di creatività in ognuno di noi, che ci consente, ciascuno secondo le proprie caratteristiche, di reagire agli ostacoli della quotidianità.
Per poter far crescere questo seme di creatività ed applicarlo in un contesto pratico che risponda a un’utilità collettiva sono essenziali tecnica e conoscenza, non si può procedere a caso, non si può improvvisare né ignorare le regole che riguardano quel preciso campo di azione. Lo stesso Munari scrive “creatività non vuol dire improvvisazione senza metodo: in questo modo si fa solo confusione e si illudono i giovani a sentirsi artisti liberi e indipendenti” .
Se il fine è quello di riuscire a guardare oltre è quindi necessario comprendere cosa c’è già all’interno del confine che è stato delineato e poi, in un secondo momento, con consapevolezza, ma anche con il coraggio della fantasia, provare a ripercorrere la stessa strada con modalità diverse da quelle utilizzate fino a quel momento. Studiare, mettere in pratica, provare, riprovare, tentare, osare, utilizzare nuovi paradigmi per lo stesso problema, usufruire di diverse prospettive, associare fattori apparentemente sconnessi e ancora analizzare, verificare, confrontare, mettere in discussione sono solo alcuni dei molteplici strumenti per oltrepassare i limiti tracciati e spostare un po’ più in là la frontiera delle possibilità.