Coltivare la ricerca di forme e linguaggi artistici nella loro continua attualizzazione, cercandone la dimensione effettivamente “contemporanea” e un possibile equilibrio tra estetica e politica, tra idealismo e concretezza, tra progetti inediti e riletture, tra arte performativa e digitale, tra danza italiana e coreografia internazionale, tra discorsi universalistici e istanze urgenti. Sono questi i temi ispiratori della seconda edizione di Interazioni, il festival multidisciplinare di arti e culture contemporanee che si svolgerà a Roma dal 30 settembre all’8 ottobre tra il Goethe Institut di Roma, il Teatro Palladium, la Villetta Social Club e l’Ostudio, sotto la direzione artistica del coreografo, regista multimediale e performer Salvo Lombardo e con la produzione di Chiasma.
Sette giorni di programmazione in compagnia di 39 artistə per 18 appuntamenti, seguendo una tessitura che prova a interrogare il tempo presente e alcune delle sue emergenze: multiculturalismo, femminismi, inclusività, accessibilità e soprattutto una visione decoloniale applicata agli immaginari contemporanei. Il panorama di approcci, linguaggi artistici e posizionamenti del tutto peculiari proposti – spiega il direttore artistico Salvo Lombardo – è la risultante di un complesso campo di forze orientato ad amplificare domande, interrogativi, critiche e problemi del nostro tempo che dalla sfera del linguaggio irrompono in quella del pensiero e dell’azione politica. La proposta di “Interazioni Festival” prende forma e respira negli interstizi e negli “spazi-tra” e cerca il suo ossigeno tra le asfittiche egemonie di posture muscolari, di sguardi mascolini, di discorsi universalistici, di letture esaustive, di saperi enciclopedici e di rigidi canoni che informano ostinatamente molte delle narrazioni attuali.
Il fitto programma di appuntamenti, che si alterna tra performance, di cui 4 in Prima Nazionale, concerti, proiezioni filmiche, workshop, progetti divulgativi e momenti di convivialità, conferma in questa edizione 2022 la sua vocazione internazionale accogliendo artistə delle arti performative provenienti da tutto il mondo: Italia, Germania, Nuova Zelanda, India, Egitto, Olanda, Portogallo, Francia e Regno Unito. Un’esplorazione, anche geografica, della scena contemporanea più che mai vivace e in continua ricerca che spazia dall’acclamato coreografo francese Jerôme Bel, autore di una performance green per la danzatrice italiana Laura Pante, alla performer olandese di origini indiane Nikita Maheshwary con il suo reading collettivo, dall’antropologa Giulia Grechi allo studioso Alessandro Pontremoli, dall’artista scozzese Claire Cunningham, che incanta sulla scena danzando con le sue stampelle, passando per il cantante, musicista, poeta e attore anglo-italiano Beercock, il versatile regista e coreografo berlinese Christoph Winkler e il danzatore samoano Aloalii Tapu.
E ancora, in questa polifonia di voci contemporanee, tra gli ospiti si alterneranno l’artista visivo tedesco Carsten Saeger, il performer e filmmaker Mohamed Abdelkarim, gli italiani Fabritia D’Intino con il suo Cancan decostruito, la coreografa Elisabetta Consonni e la curatrice di progetti artistici e performativi Maria Paola Zedda con le sue “alleanze dei corpi”, la performer-attrice Irene Russolillo, i rappresentanti della prima associazione italiana di categoria che raccoglie artistə con disabilità Al.Di.Qua Artist, la regista Valeria Testagrossa con Nicola Grignani e Andrea Zambelli e il loro drammatico racconto sulle unioni gay in Birmania, il duo composto da Daria Greco e Jacopo Ruben Dell’Abate con la loro fusione tra arte performativa e fotografia.
A porre l’accento sul dialogo tra linguaggi e discipline differenti, quest’anno c’è anche la sezione che si svolgerà durante la seconda serata festival, intitolata Monuments & Flags. Una sorta di festival nel festival, durante la quale si alterneranno opere di video-arte e video-performance di artistə come Isabella Gaffè, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, Dehors/Audela, Salvo Lombardo e Daniele Spanò, Elena Bellantoni, Filippo Berta, i cui lavori, realizzati in momenti e contesti diversi, sono una riflessione intorno al concetto di bandiera, intesa tanto come oggetto-simulacro e vessillo di appartenenze, quanto come essenza della retorica del potere stesso.
Le suggestioni che attraversano e guidano l’intero festival restituiscono visioni in cui il corpo prende il centro della scena nel rapporto con il tempo, lo spazio, l’identità, la fragilità, l’ascolto, anche nel programma di workshop di Marta Olivieri con la cantante e chitarrista portoghese Juliana Azevedo e di lezioni di danza classica aperte a tuttə di Anna Basti, Le classique c’est chic, piattaforma progettuale che nasce con l’obiettivo di ripensare la tecnica della danza classica come strumento di comprensione del corpo, a disposizione di tutte e tutti, anche per corpi non conformi e svincolato da criteri esclusivi di accessibilità.
L’edizione 2022 di Interazioni Festival è promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura nell’ambito dell’Avviso Pubblico Estate Romana 2022 – Riaccendiamo la Città, Insieme, curato dal Dipartimento Attività Culturali, ed è realizzato in collaborazione con SIAE, sostenuta da MIC – Ministero della Cultura e realizzata in collaborazione con Orbita | Spellbound – Centro di Produzione Nazionale della Danza, ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, Goethe Institut di Roma, Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia, British Council, Ostudio, la Villetta Social Lab e Fondazione Palladium Teatro Università Roma Tre.
Il programma giorno per giorno
Interazioni Festival aprirà il 30 settembre e l’1 ottobre negli spazi del Goethe Institut di Roma, che sarà la cornice di formati variegati: conferenze-spettacolo, talk e in particolare della rassegna di video arte intitolata Monuments & Flags. Dal 3 al 6 ottobre proseguirà tra il Teatro Palladium, con un programma di performance, concerti, workshop, incontri e proiezioni filmiche con ospiti italiani e internazionali, e la Villetta Social Lab, luogo ricreativo e conviviale dove sarà possibile incontrarsi e mangiare durante i giorni del festival e dove il 6 sera ci sarà un djset. Infine, l’8 ottobre si concluderà a Ostudio nel quartiere di Torpignattara.
Venerdì 30 settembre – Ad inaugurare il festival nell’Auditorium del Goethe Institut alle ore 19.00 sarà la coreografa contemporanea e performer di Nuova Delhi, attualmente residente nei Paesi Bassi, Nikita Maheshwary che presenta in prima nazionale Me&You: In a Dialogue. Un reading collettivo nel quale il pubblico è invitato a sedere intorno a un tavolo e leggere (ad alta voce) una serie di lettere indirizzate da “me” a “te”. Le lettere, scritte senza un particolare ordine cronologico dall’artista, meditano su temi come la cura, il senso di colpa, il limite, la maternità e l’identità mutevole di una donna (danzatrice), intrecciandosi con temi politico-sociali più ampi per spiegare le disuguaglianze tra religioni, culture e generi. Il TU al quale l’artista si rivolge continua a cambiare: è l’artista stessa nel passato, un bambino futuro, amici-artisti, una persona che sta morendo, una cortigiana di un tempo passato. L’IO rivela la sua moltitudine, in quanto artista, madre, amica o spettatrice che cerca di trovare e rivendicare il suo posto in un mondo che è ancora definito da troppe differenze e ingiustizie. Un IO, che proprio come in una danza, si muove tra passato, presente e futuro.
Al termine della performance, alle ore 20.30, Nikita Maheshwary converserà con l’antropologa Giulia Grechi dell’Accademia di Belle Arti di Brera e assieme al pubblico presente. L’incontro sarà l’occasione per articolare un racconto delle fasi processuali del lavoro dell’artista, della sua poetica e soprattutto per amplificare, attraverso il dialogo, domande, questioni, discorsi in un’ottica di allargamento del campo di osservazione e attraverso una reciprocità di sguardi.
Performer, ricercatrice e curatrice, Nikita Maheshwary ha studiato a lungo il tradizionale Kathakali, una forma espressiva di teatro-danza indiana, ma anche tecniche della post-modern dance americana e improvvisazione. La sua ricerca artistica verte sui temi di genere, cultura e identità e attraverso le sue performance, scritti, mostre e lavori di curatela, è profondamente coinvolta nel raccontare storie di pluralità, azione femminile, forme di emarginazione e divisione di classe. Nel suo lavoro performativo, Nikita fonde movimento, silenzio, testi e media new age, invitando il pubblico a partecipare alla creazione di significato e conoscenza collettiva.
Sabato 1 ottobre – Festival nel festival, la seconda giornata di Interazioni ospita Monuments & Flags, una rassegna interamente dedicata alla video arte e alla video performance. Quello che accomuna la possibilità di lettura delle singole opere in programma, realizzate in momenti e contesti diversi, è una riflessione intorno al concetto di bandiera intesa tanto nella sua materialità di oggetto-simulacro e vessillo di appartenenze, quanto – per estensione – come essenza plastica della retorica del potere stesso. Sullo sfondo di queste brevi mises en scène di simboli e miti identitari e patriottici è possibile scorgere, in alcuni casi, le genealogie e le interferenze, passate e presenti, tra matrici coloniali e processi di costruzione dei discorsi nazionali nella relazione tra monumenti e spazio pubblico.
L’inizio delle proiezioni nell’Auditorium del Goethe Institut è alle 19.00 e si comincia con Prélude di Isabella Gaffè e Salvo Lombardo, musica di Fabrizio Alviti, opera video nata come preambolo visivo allo spettacolo Excelsior di Salvo Lombardo, che ripercorre diverse iconografie che dall’Italia post-unitaria a oggi hanno informato la costruzione di un discorso identitario nazionale italiano che mantiene vividi, ancora oggi, gli immaginari e le narrazioni legate alle Esposizioni Universali, alla rivoluzione industriale e all’Imperialismo coloniale. A seguire il duo artistico che si muove tra Berlino e Torino, composto da Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, propone Sivler Veiled, lavoro filmico in cui è centrale l’uso dell’oggetto bandiera per il disegno di una partitura di svelamenti, che evoca una stretta quanto antica fratellanza tra due oggetti tessili, bandiera e sudario. Si prosegue con Fake News del regista e artista visivo Daniele Spanò, che prova a mettere in luce il rapporto tra immagine e finzione nella contemporaneità. L’immagine è quella di una bandiera italiana che sventola e il lavoro prova a evidenziare come il nazionalismo intrinsecamente accoglie un meccanismo mistificatorio basato sulla narrazione di valori divisivi, privilegiati, razzisti e coloniali. La sequenza delle proiezioni continua con Ahi, caduti del collettivo fondato da Elisa Turco Liveri e Salvatore Insana, Dehors \ Audela. Il lavoro è un frammento di un progetto transmediale realizzato nella città di San Donà di Piave, che individua, grazie a una lunga residenza, alcuni tra gli elementi di maggiore orgoglio identitario e di maggiore persistenza nell’immaginario collettivo locale. Nei pressi del ponte sul Piave, a suggellare l’importanza avuta dalla città veneta durante la prima guerra mondiale, sorge una copia quasi esatta del monumento al bersagliere eretto nel 1932 a Roma, a Porta Pia. Con il video Wasn’t built in a day Salvo Lombardo e Daniele Spanò indagano la rappresentazione del potere e le sue radici che affondano in un classicismo disegnato nei secoli. L’opera attraversa quel sistema di segni che sottendono iconografie, canoni estetici, narrazioni e pseudo genealogie alla base della costruzione dell’identità culturale e nazionale in Italia. Si parla di calcio nel lavoro firmato da Elena Bellantoni dal titolo Sokratis. Il calcio che unisce, separa e mette insieme. L’artista sceglie la maglia del capitano della Nazionale greca Sokratis per un duello a tu per tu con l’Europa a suon di pallonate che prende forma su un muro abbandonato di Atene. In Reproduction (of strangeness and hope) il berlinese Carsten Saeger esplora la storia del busto di Patrice Lumumba (figura simbolica del movimento indipendentista dei paesi africani), eretto nel 1961 a Lipsia come atto di solidarietà e poi rubato nel ’97. Il video riproduce in realtà aumentata il busto originale, mettendo in discussione l’appropriazione artistica dell’immagine di Lumumba e l’alienazione che consegue dalla rappresentazione stereotipata della figura. Saeger analizza i processi della memoria collettiva e della presenza fisica nello spazio pubblico e delle funzioni cerimoniali dei siti di memoria. Si intitola Homo Homini Lupus la video opera presentata dall’artista visivo Filippo Berta, un’allegorica mise en scène che rivendica le ragioni dello stato di natura sullo stato di diritto e che ribalta l’assunto hobbesiano: per visualizzare la ferinitas del genere umano, l’artista utilizza direttamente un branco di lupi che, immersi in un paesaggio quasi lunare, si contendono violentemente non una preda ma un oggetto, una bandiera italiana. L’ultima proiezione di Monuments & Flags porta la firma di Mohamed Abdelkarim, artista, performer, regista e ricercatore che vive e lavora tra il Cairo e Maastrich, la cui pratica artistica è orientata alla performance, attraverso la quale produce sia testi che immagini che incarnano la multiformità. La sua video opera I Almost Forgot the Roving Body…Let’s Call It the Future è un frammento di un viaggio di emigrazione verso “nord” condotto da un drone. Il dialogo con la voce anonima che lo accompagna è lo spunto per riflettere sui conflitti e sul contrasto tra le infrastrutture e le geografie.
Al termine delle proiezioni, alle ore 20.45, Mohamed Abdelkarim sarà anche protagonista di Different Bodies, One Tongue and Loose Destiny, performance in prima nazionale basata su una modalità di racconto narrativo che si muove tra i formati di poesia, canzone e testo. Performer, regista e ricercatore, Mohamed Abdelkarim considera la performance come un metodo di ricerca e una pratica attraverso la quale produce testi e immagini. Utilizza e riflette su atti performativi come narrare, cantare, individuare, fare, romanzare e, recentemente, speculare. Il suo attuale progetto si concentra sull’indagine del paesaggio come testimone di “una storia che abbiamo perso e di un futuro che non abbiamo ancora visto”.
Lunedì 3 ottobre – Si parte alle 17.00 al Teatro Palladium, dove si svolgerà Le classique c’est chic!, tre classi di danza aperte in forma urbana. Tre lezioni con Anna Basti pensate, anche per corpi non conformi alla danza. L’idea è di mantenere la struttura di una tipica lezione di danza classica, con tanto di sbarra e “centro”, svuotando però la pratica da tutto quello che ha a che fare con un’attitudine estetica fine a se stessa, concentrandosi piuttosto sull’utilizzo di questa tecnica come strumento di comprensione, a disposizione di tutte e tutti, del corpo e delle sue possibilità. Le classique c’est chic è una piattaforma progettuale che nasce con l’obiettivo di decolonizzare l’immaginario che riguarda la tecnica classica accademica.
A seguire, alle 19.00, il professor Alessandro Pontremoli dell’Università degli Studi di Torino sarà protagonista alla Villetta Social Lab di un talk dal titolo Ridiscutere i canoni. Ridefinire la danza, una riflessione intorno ai canoni e alle rappresentazioni del corpo veicolate nei repertori della danza a partire da alcune domande centrali nella riflessione sugli immaginari della corporeità. Che modelli culturali e identitari trasmette la danza? Quali sono i nessi ancora attivi tra le rappresentazioni del corpo e l’affermazione della presunta supremazia culturale dell’Occidente? I suoi canoni possono essere ridiscussi? Come questi canoni possono essere decostruiti, depotenziati e riutilizzati in termini critici anche nei paesaggi coreografici del presente?
In serata, alle 21.00 si prosegue con il danzatore samoano Aloalii Tapu che presenta in prima nazionale The Goldberg Variations – Dancing Like a White Guy del versatile regista e coreografo berlinese Christoph Winkler, il cui lavoro spazia da temi molto personali a temi politici. Questo solo coreografico ha come punto di partenza la coreografia creata nel 1986 sulle Variazioni Goldberg di Bach da Steve Paxton, uno degli inventori della contact improvisation. Il pezzo che Winkler crea con Tapu ne riflette la biografia personale: cresciuto nei sobborghi di Auckland, si è avvicinato, attraverso l’hip hop, alla danza contemporanea nel contesto della sua comunità di appartenenza dove questa è considerata un’arte per uomini bianchi. A un festival locale, un curatore gli ha esclamato: “Danzi come un ragazzo bianco!”. Tapu usa questa espressione come punto di partenza per mettere in discussione i confini tra le culture, cercando di mescolare questi due mondi.
In chiusura, alle 22.00, la danzatrice e coreografa Fabritia D’Intino presenta CANCAN – secondo studio, performance danzata insieme a Cesare Benedetti e Riccardo Guratti su musica di Federico Scettri e altri autori vari. A partire dall’immaginario rivoluzionario e festante del ballo del can can, questo lavoro tenta di alterarne il paesaggio, depotenziando il valore ludico e gioioso e offrendo uno scorcio laterale sulla relazione fra intrattenimento, erotismo e virtuosismo.
Martedì 4 ottobre – dalle 15.00 alle 18.30 e dalle 21.00 alle 22.30 al Teatro Palladium la coreografa Elisabetta Consonni presenta Special Handling (repliche mercoledì 6), un’installation-performance one to one, pensata per uno spettatore alla volta all’interno di una tenda, che diviene luogo e tempo di ascolto e di circolazione di quei saperi invisibili e non convenzionali che sono patrimonio delle donne provenienti dal Sud del Mediterraneo, con cui l’artista è venuta a contatto. Con l’idea di creare una “spa” interculturale, l’artista restituisce la dinamica di dono ed empowerment reciproco avvenuta in questi mesi nella forma di un gesto di cura, sintesi di tutti i saperi raccolti all’interno di un ambiente intimo e raccolto. È un percorso di dono e baratto, per ripensare nuove economie di prossimità e riflettere sul tempo della cura come forma di resistenza dolce rispetto alla crescente accelerazione del mondo attuale. La durata di ogni singola performance è di 25 minuti per ogni spettatore.
Alle ore 19.00 ci si sposta poco lontano, alla Villetta Social LAB, per il talk tra Maria Paola Zedda, studiosa e curatrice di progetti artistici e performativi, e Elisabetta Consonni dal titolo Le alleanze dei corpi: poetiche e politiche della cura. Sarà un’occasione per raccontare al pubblico di Interazioni i punti salienti del progetto curato da Maria Paola Zedda, Le alleanze dei corpi, attivo nel territorio milanese da diversi anni, e intrecciare un dialogo con Elisabetta Consonni, una delle artiste che hanno accompagnato la manifestazione dal suo inizio. Una riflessione sulla creazione di contesti di self care e communitty care e sulla cura non solo come pratica artistica, ma anche come bene comune, atto collettivo di trasformazione della sfera pubblica, strategia di decolonizzazione dei corpi e dei codici estetici, nonché come relazione tra corpo, vulnerabilità e precarietà.
Alle ore 21.00 si ritorna al Teatro Palladium con la danzatrice Irene Russolillo, protagonista di dov’è più profondo, uno spettacolo fatto di corporeità, suono e immagini, in cui convivono narrazioni sovrapposte, canti spogliati da una provenienza unica e pensieri sulle identità e le tradizioni svincolati dall’ideale di purezza, per lasciare spazio all’imperfezione e alla mescolanza. La creazione coreografica convoca a sé la potenza del canto, come luogo di una possibile condivisione sensibile tra esseri umani, per analizzare e celebrare aspetti semplici e importanti del vivere-insieme.
Mercoledì 5 ottobre – Si replica dalle 15.00 alle 18.30 e dalle 21.00 alle 22.30 al Teatro Palladium con Special Handling, la performance one to one della coreografa Elisabetta Consonni, pensata per uno spettatore alla volta, mentre alle ore 19.00, negli spazi all’aperto della Villetta Social LAB, l’artista scozzese Claire Cunningham si confronta in una conversazione con Diana Anselmo e Flavia Dalila D’Amico di Al.Di.Qua Artists, la prima associazione italiana di categoria di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo portatrici di corpi disabilitati, nata nel 2020 dopo che artistə di diverse discipline e disabilità si sono riunite per ragionare e proporre soluzioni in merito all’accessibilità nel mondo del lavoro artistico, sia in termini di fruizione artistica che di produzione, e portare istanze come: accesso allo studio e alle possibilità di lavoro per gli artistə con disabilità, cambiare l’immaginario che identifica le persone disabili.
Claire Cunnigham, alle ore 21:00, salirà poi sul palco del Teatro Palladium con la lecture performance in prima nazionale, 4 Legs Good, un lavoro poetico e al tempo stesso pragmatico con cui l’artista multidisciplinare esplora i nessi tra uso/abuso, studio/distorsione nell’utilizzo delle stampelle e come il loro utilizzo informa il suo lavoro. In sostanza, il lavoro di Claire Cunnigham si sposta da una indagine sulla connessione tra le stampelle e il suo corpo, a come le stampelle si connettono con il mondo. Nel ballare con le stampelle l’artista scardina molte certezze e con i suoi movimenti sulla scena scrive una nuova definizione dei concetti di arte e disabilità, riuscendo nell’incanto di unire forza e delicatezza, energia e fragilità.
Cantante di formazione classica, Claire Cunnigham si è esibita per anni nei musical. L’interesse per la danza è arrivato nel 2005, quando ha iniziato a inventare un linguaggio nuovo studiando con Bill Shannon una tecnica che le consentisse di ballare con le stampelle. Nel 2008 ha vinto il premio Dada (Disability and deaf arts) award for performance arts. Nel volume Lost in Translation. Le disabilità in scena (Bulzoni) di Flavia Dalila D’Amico l’artista intervistata dall’autrice dice: «Penso che la danza sia un mezzo per approfondire la conoscenza del proprio corpo. Nel mio caso ha anche cambiato la mia relazione con il mio corpo, verso una maggiore attenzione alle sue capacità piuttosto che ai suoi “limiti”. Si spera che lavorare in ambienti che ti investono del potere di vedere il tuo corpo in maniera positiva possa contribuire a renderti più sicuro, a riconoscere il tuo valore e il potenziale del tuo corpo».
L’ultimo appuntamento della giornata, alle ore 22.30, è con la scrittrice, regista e direttrice della fotografia Valeria Testagrossa, che con il suo cinema esplora la connessione tra piccole storie intime e contesto sociale e politico. Il documentario Irrawaddy Mon Amour, che sarà proiettato al Teatro Palladium, è realizzato insieme a Nicola Grignani e Andrea Zambelli. Il film segue e li osserva da vicino i preparativi di matrimonio gay, organizzato in segreto in Birmania tra il giovane venditore ambulante Soe Ko e Saing Ko, un tranquillo muratore che vive un villaggio diverso dal suo. I due sognano un matrimonio con tutti i crismi, ma il Myanmar è governato da un regime militare e il matrimonio tra due uomini è severamente vietato. L’omosessualità non è accettata e molti omosessuali soffrono di stigmatizzazione e discriminazione. In questa piccola comunità, tuttavia, c’è un eccezionale, piccolo circolo che accoglie gli omosessuali. Tra loro ci sono un attivista per i diritti umani, un insegnante, uno sciamano e un’estetista. Decidono di far diventare realtà il matrimonio tra i due giovani amanti. Il matrimonio si conclude con una celebrazione esuberante che dimostra che l’amore rifiuta di essere oppresso.
Giovedì 6 ottobre – alle ore 17.30 si svolgerà al Teatro Palladium il workshop Chi ben comincia è a metà dell’opera con l’autrice e performer Marta Olivieri e la cantante portoghese Juliana Azevedo, laureata al Conservatorium di Amsterdam, che si muove tra il mondo operistico e quello popolare. Il laboratorio si propone di creare un ambiente sonoro a partire dall’esplorazione di un’aria lirica, in relazione ai proverbi trovati nel quaderno di Maria Irene Barberis compilato a Fregene nel 2007, e si compone di una prima parte di riscaldamento vocale e di una seconda in cui la melodia e le parole convergono, con l’obiettivo di creare un ambiente sonoro stratificato.
Sempre al Teatro Palladium, ma alle ore 20.00 e 21.45 la danzatrice Daria Greco, cofondatrice del progetto di coabitazione artistica nel quartiere di Roma Torpignattara Ostudio, e il fotografo Jacopo Ruben Dell’Abate presentano il lavoro [parentesi]. A cavallo fra una durational performance e un’installazione, è un’opera d’arte totale con il potere d’inchiodare lo spettatore in un happening senza una scrittura fissa e ispirato dal rapporto con lo spazio specifico in cui è esperita. [parentesi] si serve della fotografia e della performance per raccontare un processo che mette in relazione le condizioni di sfrenatezza e riposo. La successione elaborata dai due autori, sottolinea il carattere irreprensibile dell’eccitazione e la permeabilità della tregua. L’azione performativa si presenta al pubblico in site specific, in una lunga sequenza in movimento, in cui la natura del segno non è esattamente attribuibile né solo al gesto della danzatrice, né solo allo sguardo del fotografo.
Alle ore 21.00 sempre al Teatro Palladium, la danzatrice Laura Pante interpreta l’opera green del coreografo francese, Jérôme Bel. Il lavoro a cavallo tra performance e coreografia è un esperimento coreografico realizzato con e per Laura Pante da questo protagonista indiscusso della scena internazionale contemporanea su invito del CSS, Centro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia. Nel 2019 – spiega Bel – per motivi di sostenibilità ambientale, io e i miei collaboratori abbiamo smesso di prendere l’aereo. Invece che viaggiare, ho iniziato a contemplare nuove pratiche coreografiche, con cast e assistenti tutti scelti a livello locale. Desideravo continuare su questa strada e iniziare a scrivere partiture di danza per solisti che fossero di per sé eloquenti, in modo da non dover incontrare direttamente gli interpreti. E poi, mentre stavo creando le partiture, il Coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, con grande rapidità. Questo progetto è diventato allora ancora più urgente e necessario, proprio mentre i teatri di tutto il mondo chiudono, uno dopo l’altro.
Jérôme Bel è un coreografo francese che si è spesso interrogato su ciò che il teatro può essere in senso politico (The show must go on, Disabled Theater, Gala). Nell’offrire il palcoscenico a performer non tradizionali (dilettanti, persone con handicap fisici e mentali, bambini) ha mostrato una chiara preferenza per la comunità delle differenze, dove il desiderio di danzare prevale sulla coreografia fine a sé stessa, in un processo di emancipazione attraverso l’arte.
Alle ore 22.30 al Teatro Palladium BEERCOCK, performer anglo-italiano, cantante, musicista, poeta e attore di teatro, presenta Human Rites, performance musicale che prende il nome dal suo secondo disco, ritenuto dalla critica uno degli album più d’impatto del 2020 (tra i migliori dell’anno, per Rumore). I body-beats campionati dal vivo tramite la loop-station, sono un ponte ideale tra le influenze urbane della musica elettronica, la musica afro-americana e sub-sahariana, a cui si ispira, e una dimensione arcaica, insieme mediterranea e gotica che attraversa tutto il sound. Su questo impianto percussivo possente, la voce – strumento maestro di BEERCOCK – è lasciata libera di esprimersi dinamicamente e timbricamente, di penetrare l’ascolto e dominarlo con densità e forza emotiva fino ai limiti del gospel. L’ancestrale, il rituale, l’estasi e il canto individuale e corale: la potente performance musicale fra corporeo e elettronica di BEERCOCK è un rito umano da condividere con la società, in questo periodo storico attraversato da un terremoto che ha portato a ripensare alle dinamiche più profonde tra individui e collettività, tra prossimità e distanza, tra fisico e digitale. La giornata si concluderà alla Villetta Social Lab con dj set in silent disco.
Sabato 8 ottobre – gran finale dalle ore 19.00 con Ricreazione – evento di chiusura presso l’Ostudio, progetto di coabitazione artistica nel quartiere di Roma Torpignattara. Interazioni ~ Festival si concluderà con l’apertura di uno spazio relazionale, pensato come momento di rilancio e di Ri-creazione delle traiettorie future del Festival tramite una discussione tra artistə e pubblico, immaginando di formulare insieme le prime domande possibili che guideranno la prossima edizione 2023. Il tutto avverrà nella cornice di uno spazio di discussione informale e conviviale che si trasformerà, infine, in una Ricreazione festosa.
BIGLIETTI
ingresso libero con prenotazione consigliata ad eccezione degli spettacoli a pagamento al Teatro Palladium: The Goldberg Variations – dancing like a white guy Aloalii Tapu / Company Christoph Winkler (€12) CANCAN – secondo studio Fabritia D’Intino (€8) | Special Handling Elisabetta Consonni (€5) | dov’è più profondo Irene Russolillo (€8) | 4 Legs Good Claire Cunningham (€12)| Laura Pante Jérôme Bel (€12) Human Rites BEERCOCK (€8)
INFO EXTRA
ABBONAMENTO per tutto il festival 40€
Per info: production.chiasma@gmail.com
Villetta Social LAB spazio conviviale / ristoro / dj set / party
> dalle ore 19.00 apertura Bar
> dalle ore 20.00 apertura Trattoria
> dalle ore 23.30: Dj set / Silent disco (soltanto il 6 ottobre)