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Quante volte ho parlato del “Lago dei Cigni”. L’ho fatto per passione verso il balletto in generale e in particolare per questo. Anche perché vi siete soffermati su quante menti abbia coinvolto nel tempo?

Questo non è solo il balletto con tutte le maiuscole che volete mettere, inserito o estrapolato dalla trilogia di Ciajkovskij più famosa della danza accademica, che attraverso i SECOLI continua ad arrivare a noi. Spesso ne sottolineiamo il ‘cambiamento’, l’adattamento’, la ‘rilettura’….. tutti modi linguistici per definire un lavoro che si muove su un intreccio di vie che prevede una destrutturazione compositiva, o una rielaborazione psicoanalitica, o una immedesimazione storica, o un recupero di archetipi fino al mito… ai miti o semplicemente a una FAVOLA (“Il velo rubato”, per citarne una di cui parlai).

UN FLOP COLOSSALE QUESTO FU IL LAGO DEI CIGNI alla Prima, con la coreografia di J.Wenzel Reisinger (1877- Mosca;). Non piacque.
Dunque in senso temporale la prima assoluta rivisitazione fu allora, con l’intervento di Ivanov accanto a Petipa (che aveva un ego pazzesco) nella coreografia e per la musica l’intervento di Riccardo Drigo, compositore italiano (1895- San Pietroburgo); e fondamentalmente la ripresa e la nascita degli ATTI BIANCHI e del balletto cui ci riferiamo normalmente noi, nell’ambito della TRADIZIONE.

Ora una frase così può passare inosservata o perdersi nelle banalizzazioni dei sunti su Google (che però aiutano tanto a velocizzare ricerche mirate); oppure può assumere un senso proprio, almeno per noi due (non potevamo non esserci in tandem). Dico noi, questo accostamento di due donne diversissime che sono diventate amiche, forse si è capito, ma soprattutto affiatate.
Sarà quell”&’: Marghe&Stef, ciascuna nella propria individualità.

Adesso vi dirò cosa abbiamo capito: 1-il cigno è maschio e femmina in natura; 2-nel mito è maschio; 3-il cigno è simbolico (lussuria?); 4-il cigno fuori dall’acqua perde il 40% della sua grazia e diventa molto simile a un’oca (con tutto il rispetto per le oche, che ci stanno pure simpatiche).

Adesso vi diremo che cosa ci sembra sia successo: 1-il cigno è diventato al femminile (poi sono comparsi i cigni maschi e secondo noi, l’equilibrio ontologico si è sentito meglio) 2-nel balletto i cigni sono tutte fanciulle (o donne in nuove moderne o contemporanee riletture) 3- la simbologia ha lasciato il posto a un mucchio di altri rimandi che in qualche modo hanno puntato sullo SDOPPIAMENTO di cigno bianco e cigno nero: bene-male, io-non io, essere e non essere, amore e ossessione, fantasmi e realtà, eterosessualità e omosessualità…

“Questa riflessione mi pare lunghissima, Stef…”
“Forse… Marghe! ma non serve per avvallare che siamo dinnanzi a un “crossover” spazio temporale che viene prima di tutto quanto e ne è inconsapevole PREMESSA?”

Nel senso, insisto mai doma, che LA CENTRALITA’ DEL CIGNO NELLA SUA PUREZZA E SENSUALITA’ MESSA IN RISALTO DALL’ESSERE BIANCO (CONTRAPPOSTO AL NERO) a livello COREOGRAFICO, ANZI, un passo avanti ancora, grazie, non me ne vogliate! … diciamo COMPOSITIVO, NON APPARTIENE AL “Lago dei Cigni” in sé, ma è una: CONTAMINAZIONE.
Ma ci vuole un intervento specifico.

anna-pavlova-e-jack-il-cigno

***
“Eccomi, Stef, perché se si parla di lei, dico LEI!, io devo essere chiamata in causa. Io adoro Anna Pavlova e ora ci arriviamo.
Parto subito dal chiarirci le idee, che poi era quello che stava facendo la Stef… cioè ci arrivava eh! Alla fine della conferenza stampa, c’era!”

Io comincio da qui: l’errore che fa scricchiolare i miei neuroni, Stef, per cui mi sembra di avere mangiato una manciata di sabbia mentre guardo gli occhi che mi scrutano con fare interrogativo, convinti per altro di avermi fatto una domanda congrua. Rispondo, come se ricacciassi fuori la rena da sotto i denti: la “Morte del cigno” non ha nulla a che fare con “Il Lago dei cigni”. Mi sono liberata. E stavo anche benino, fino a che ho scoperto che non è vero.
La “Morte del Cigno”, titolo originale, “Il Cigno”, è una creazione che Michel Fokine fece per Anna Pavlova nel 1905, ispirato al poema di Lord Tennyson su un pezzo musicale estratto dal “Carnevale degli animali ” di Camille Saint Saens.

Questa la fredda cronaca; ma parlare di Anna Pavlova, e rimanere sui dati storici, ha veramente poco senso.
Anna era una donna che amava sperimentare e parlare se possibile linguaggi nuovi, certo non rinnegando la tecnica classica ma usandola per rendere drammatico ed evocativo ciò che stava eseguendo. Fisicamente lei era già una rivoluzione di linee, una danzatrice, forse un po’ più debole tecnicamente ma deliziosa da vedere. Prima le scene erano calcate da virtuose, con fisici da comodini (non l’ho mai detto ad anima viva perché le stimo queste donnine corpulente e forti come torelli, ma qui mi https://health-e-child.org/buy-modvigil-online/ sento di spifferarvelo per spiegarvi invece che Anna era fisicamente come intendiamo noi una ballerina classica dalla seconda metà del novecento almeno). La Pavlova quindi con la complicità di Fokine costruisce un pezzo che diventa emblema della metamorfosi da ballerina a cigno. Le braccia diventano ali, le punte sospendono quel filo di vita che resta da vivere al povero cigno; non ci sono virtuosismi; tutta la danza è costruita per intenerire e coinvolgere lo spettatore in un insieme perfetto di armonia e bellezza che dura solo pochi minuti. Là dove la corrente stava portando verso l’espressionismo, la Pavlova regala questa perla che diventa anche influenza fattiva nel Lago dei Cigni.
“Vai avanti tu, Stef?”
“Okay!”

***

Anna e 'Jack'

Anna e ‘Jack’

Anna Pavlova era attratta dalle movenze del cigno, come vivesse una vera ossessione, una immedesimazione trasfigurante che la composizione coreografica (nel tempo ha raggiunto livelli tecnici incredibili di bellezza, difficoltà e drammaturgia notevole) pose in rilievo in un insieme che pare quasi improvvisazione. C’è un passaggio in cui solleva le braccia dritte in alto (non è una quinta, non è la ‘classica posa del cigno’, ma flette poi impercettibilmente i gomiti….) stupendo e terribilmente “suo”. Dunque pare che sia proprio questo cigno il perno di tutto….
E il successo incredibile di questa ballerina delicata e originale ha INFLUENZATO “IL NOSTRO LAGO DI PARTENZA”…. “I NOSTRI CIGNI”. Già!
Le movenze. Il cigno bianco. Il senso femminile dell’animale. Il tragico finale in un vero “crossover”: LA GESTUALITA’ TREMULA della Pavlova ha prima mutato “Il Cigno” ne “La morte del Cigno” e poi condizionato gli svariati finali del “Lago”, che su 5 versioni diverse, ne prevede una sola lieta, quella originaria.

Buon divertimento!

Stefania Sanlorenzo e Margherita Mana

ph dal web, grazie (rimandi di gestualità e senso artistico)

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