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“No, Stef, non c’è verso, Odile non ha le punte nere!”
Segue una mezz’oretta di spiegazione filologica sui motivi per cui le punte non potrebbero esserlo, tra i quali svetta il più banale: perché son brutte, se non hai una calzamaglia nera ti fan sembrare un personaggio di Kafka – due scarafaggi ai piedi e, se va male, pure morti. Non che vivi sia meglio! –

odile-punte-nere
Sto discutendo e dopo i perché e percome squisitamente formali e superficiali, lei dice la cosa giusta: “Ho capito, Marghe. Questa foto è una rielaborazione di un classico.”
“Esattamente, Stef! Puramente evocativa”.
Non c’è nessuna possibilità di portare in scena un classico senza rielaborarlo. Anche se le intenzioni non sono quelle, scordatevi che possa mai avvenire. E meno male, dico io, senza però darmi alcuna importanza.
La danza si è evoluta e non solo a livello di coreografia.
Il Lago dei cigni ha cambiato forma, storia e, a volte, anche musica. Per confutare a me stessa questa tesi, non amo darmi ragione, vado un poco indietro con la memoria; arrivo a metà degli anni ottanta e mi fermo. Ricordo un Gala, con grandi stelle russe che danzavano passi a due di repertorio, per me bambina, il Bengodi sulle punte. Focalizzo meglio e metto su il video che abbiamo intenzione di vederci la Stef e io. Decidiamo insomma una serata pop-corn e dvd con “questa Odile”. (Guardatelo e capirete perché!)
A dire il vero, c’è anche Sigfrido ma sbiadito e robotico come fosse uscito da un catalogo di Postal Market, sezione spalline per camicette. Iniziano a danzare: lei è l’incarnazione della femminilità e ‘russitudine’, cigno maliardo e implacabile; lui, che chiameremo ‘Spalline’ per comodità, si difende e la mette sui pesi con aria un po’ sbigottita https://health-e-child.org/buy-modvigil-online/ del principe innamorato che però ha avuto un problema di shampoo (lo so sembro pazza, ma lo avete guardato il video? E se ne riparla). A pochissimi secondi dalla fine dell’Adagio il disastro: lei prende le piroette leggermente fuori asse, Spalline non riporta sulla gamba lei che è tutta storta, non capisce. Lei vuol chiudere, sguardo esaustivo: “Che cosa stai facendo, tammazzo!!?”.
Posa.
La posa più stizzita e imbufalita di fine adagio terzo atto del Lago, che io abbia non solo mai visto, ma mai neanche immaginato nei miei sogni più allucinati da sniffamento di colla per le punte. I Trockadero, a questo punto, solo muti.
Applausi che prendono: lei un passo avanti rinnovando al partner con occhio moscovita l’invito alla morte precoce, il povero Spalline che tenta ancora di capire cosa diavolo sia successo e che fine abbia fatto il suo balsamo per capelli ricci. Variazioni!!! Molto bene, recuperiamo… stile, personaggi; si nota appena la tenda sovietica adderall xr usata come fondale. Nocciola agonia, penso si chiami quel colore lì.
Coda affrontata con la giusta baldanza da Spalline che pensa che oramai non possa succedere più nulla di brutto. Ha ragione! A lui personalmente, no. Una volta scansati i sicari è a posto. Odile la paga, però. Inizia nervosissima i fouettés: semplice-semplice-doppio da manuale; ma è stizzita e li fa coi denti, perdendo smalto e forza, sbarella, si sposta troppo e non riesce a recuperare bene la verticalità. Sull’ultimo giro cade di schiena al pubblico. Sul sedere. Sul viso, in compenso, le si legge tutto, nonostante avanzi leggermente ancheggiando e incrociando un piede davanti all’altro.
Non vi devo dire io le maledizioni cosmiche che un cigno nero caduto in quel modo, può arrivare a formulare. Chernobyl un caso? Non credo.
***
Ecco questa è una divagazione legata al video più che al balletto in sé, in verità il primo passo verso la nostra volontà di affrontare le eroine dei classici (abbiamo iniziato da Odette, oggi era il momento per Odile…). Anche per mostrare al pubblico che nel balletto e nella danza in generale gli stereotipi esistono per essere superati, come nella phentermine diet pills vita. La danza è viva, signori. Certo, come un poco tutte le cose di questo mondo, se la si conosce, la si apprezza di più.
Avremmo dovuto parlarvi di Odile e della sensualità del personaggio. “Avrei dovuto dirvi che è impossibile che una Odile sia uguale a un’altra; che una edizione di un classico sia uguale a un’altra”.
“Questo lo faremo un’altra volta, Marghe, di fatto Odile è un personaggio difficile da inquadrare. Forse è un bene cominciare così”.
Vi abbiamo parlato di una grande ballerina, Nina Semirozova, e del suo compagno, il mai dimenticato… Spalline. Godetevi il video che alleghiamo, scusandoci per la poca risoluzione, ma del quale sappiamo riuscirete a intuirne la portata tecnica e artistica, e ora sono seria.

Tutto questo è solo un prequel, in attesa di trovare Odile distesa tra le pieghe della malignità con le sue punte nere.

Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo

Pic di copertina: Riccardo Mari

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