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di Margherita Mana

La danza è da sempre una cooperativa legale di sensualità. Questa non è un’affermazione complicata da sostenere, basta abbiate visto il programma su RAI 1 il primo Gennaio. E’ normale aver voglia di vedere da vicino e toccare un corpo perfetto, la cui mente sembra padrona di esso. E’ tra le cose che più ci augureremmo di trovare in un fidanzato. Non sono interessata a esprimere particolari giudizi su quel tipo di programma che come intenzione ha il “correct divulgativo” e poi slitta inesorabilmente nello “sfrontato celebrativo”, che ognuno si faccia l’opinione che vuole:
– è bene che ci sia per arrivare al grande pubblico,
– era meglio “Maratona di danza”,
– perché chiudono i corpi di ballo e nessuno dice niente neanche Bolle,
– sì ma davvero con quella voce meglio che taccia,
– eh certo ma la danza contemporanea?
– Evviva la vera danza in TV,
– sì certo, ma di giovani autori non amici suoi?
Tutto questo facendo una mescolanza purulenta di tutti gli ultimi 50 anni di problematiche legate alla danza in Italia.
Ho davvero letto di tutto in questi giorni, tenendomi fuori dalla pugna. Questo però fa crescere in me domande di carattere squisitamente formale. Se Roberto Bolle fosse strabico, quanta della sua bravura gli sarebbe riconosciuta? Non saprei dire, ma sicuramente posso affermare che essendo abituati a perseguire la bellezza e vedendone una così palese, chissà se non se ne rimanga un po’ abbagliati; tanto da non far caso ad alcune cosucce tra cui immobilità o l’effetto jeeg robot d’acciaio. Per inciso, sarei scema se non riconoscessi a Roberto una padronanza tecnica e un’eleganza del gesto particolare: è un principe perfetto del repertorio ottocentesco, ma ho come la sensazione che non sia propriamente osannato per quello. Tutto fa brodo, penso, e se uno può contare anche su una sfrontata bellezza, perché no? La Pavlova era forse brutta? La Isadora, Nijinski stesso, spesso giocavano su una lama di rasoio con la loro fisicità mettendola a disposizione della sensualità che è insita nella danza. Ecco questo è il punto: nella danza. Vi dico una cosa straziante: conta molto da come si balla. Un corpo che si muove in maniera organica e organizzata può anche non avere le fattezze di una statua greca, ma essere ugualmente molto attraente. E non è quanto o come sia vestito quel fisico, conta quanto il danzatore sappia essere un “essere umano” e spartire col pubblico una parte di sé. La seconda cosa fondamentale per infiammare ormon.. ehm cuori è la coreografia. Tempo fa andai a vedere il Tokyo Ballet che era in tournée nella mia città con un programma di Maurice Bèjart e dunque, l’immancabile Bolero.
Voi sapete, senza che saccentemente ve lo suggerisca io, è un inno all’erotismo ed ero molto curiosa dell’interpretazione orientale; se il ruolo da solista sul tavolo fosse sostenuto da un danzatore uomo, oppure da una danzatrice (non è l’unico caso di assolo unisex). Il sipario si apre, vedo il tavolone rosso e osservo i due “segui persona” che delineano il corpo di un danzatore senza farmelo vedere nel suo insieme. Non capisco ancora bene. Poi un cono di luce dall’alto… Ho di fronte a me un “Gremlins”! No aspettate! Vi spiego.
Alto: pochino, ecco non proprio uno slanciatone.
Gambe: le prime cause di questa sua non altezza.
Fisico: scacchista semi professionista, fiero di spalle aperte e petto in fuori.
Addominali: due fettine di persico, cruditè.
Bicipiti: da postino specializzato in raccomandate e citofoni complicati.
Capelli: permanenti biondi, taglio da abat jour.
Comincia il Bolero… Finisce il Bolero.
Donne in piedi, sventolano i programmi su visi rossi effetto barbecue. Caldo per essere gennaio eh??
Mi è chiaro cosa è successo.
It’s not the size of the ship, but it’s the motion of the ocean.
Io il programma su Rai 1 non lo guardo perché sono già parecchio divulgata di mio.
***

Margaret Morris

Ecco, quando la Marghe si sente così, “divulgata”, io quasi inconsapevolmente mi sento una platessa. Di solito sono fatti miei, solo che in questo caso ci tenevo lo sapeste, più che altro perché potrebbe succedere anche ad alcuni voi lettori. Vi posso assicurare che è un effetto collaterale assolutamente transitorio.

La danza ha tante regole, stereotipi, intoppi, visioni…. ma è un’arte che sfrutta a proprio vantaggio una certa permeabilità spazio-temporale che ci permette di andare sempre un passo avanti (o indietro).
Ecco non perdevi quel ‘passo’ perché il bello che può scaturire dalla danza è spesso inaspettato e volatile, ma comunque costa tanta fatica e dedizione.

grazie,

nelle fotografie Isadora Duncan (dal web)

Stef

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