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di Margherita Mana

Molti motivi possono decretare un oggettivo stato di crisi.

Cominciamo a carrellare indietro.
C’è un asciugamano rosa per terra, sull’asfalto, ma badate bene non lontano dall’erba, infatti una formica sta compiendo un suo percorso misterioso tra il motivo damascato in bianco della spugna, per raggiungere il ciglio con infiorescenze premature. Porta con sé un filo d’erba bruciato dal freddo enorme rispetto alle sue proporzioni, adesso ha un problema ulteriore; a guardare bene deve scavalcare un nodo che è stato la causa di una repentina fermata del telaio dal quale ne è uscito lui, un telo fallato venduto a poco nel mercato del paese. Allontanandoci un po’ potremmo notare che l’asciugamano è poco sporco come se le auto, le biciclette e gli scooter avessero messo della cura per non passargli sopra, come spesso si fa distogliendo lo sguardo dalle salme di animali. Una vettura blu scansa il tessuto per un soffio, mentre l’autobus che porta in città la sfiora causando all’autista una sospensione del battito cardiaco, poi sente freddo e sbotta di rabbia con una manata fortissima sul volante. Domani avrà un livido, si accorgerà che a casa non ha più neanche una lacrima di pomata; e di domenica le farmacie sono chiuse. Se fossimo passati in quella strada per un po’ di giorni di seguito, avremmo imparato a conoscerla bene; le sue curve e le salite, la bottega sempre aperta che vende pane e tutto il resto delle cose che possano venire in mente, la pizzeria egiziana che espone Nefertiti a “santino protettore” giusto per impensierire il parroco, il gel per capelli del cameriere – proprietario usato in maniera spregiudicata. Ecco, se poi avessimo guardato dall’alto avremmo visto, solo in quei giorni che non posso datare, un signore sui settant’anni camminare lungo quel ciglio di cui si è parlato. Vestito di tutto punto, uscire dal centro abitato direzione paese, percorrere quel pezzetto di strada con gli ulivi, le vigne e una chiesetta. Proprio lì, questo signore camminava con l’asciugamano rosa su una spalla, come se stesse cercando un’entrata segreta per bagno che contenesse una doccia. C’era anche un po’ da riderne, vuoi per l’andatura curiosa o per la spugna che penzolava dietro totalmente fuori contesto, ci si sarebbe aspettato di veder spuntare dai pantaloni un paio di pinne da sub, o anche una paperella gialla da vasca da bagno. E poi immaginare la moglie in casa a scuotere il capo, pensando che c’era Attilio che era un buon partito, ma lei no, aveva voluto sposare quell’uomo lì, che in quei giorni, vai a capire perché, usciva con la biancheria, ( e neanche la migliore che vergogna!).
Non per un giorno solo, se foste stati lì, avreste visto la scena più volte. Poi un giorno come gli altri solo l’asciugamano damascato rosa e bianco, fallato, con una formica in difficoltà che segue il suo percorso misterioso, lì in terra. Crisi.
A questo mi viene da riflettere, se penso a una CRISI: cioè a un momento cristallizzato di criticità. E’ un apice dal quale non ci sono facili scappatoie, un vicolo cieco, uno stallo conclamato. Siccome noi parliamo di danza, ho usato quest’esempio per darvi una chiave di lettura di “CRISES” il nuovo progetto di Matteo Levaggi in collaborazione con l’artista visiva Samantha Stella che prenderà vita il 15 febbraio alle ore 19.00, presso la Fabbrica del Vapore a Milano. Ve li cito:

< Studio primo per Crises è una prima cellula di creazione, che consente di gettare le basi di un lavoro caleidoscopico, in grado di adattarsi a ogni luogo, dal teatro di tradizione al museo. Un team di lavoro forte, nuovo, giovane, che porta al progetto le proprie esperienze internazionali. Una lettura consapevole dell’interazione tra tre arti differenti che vivono in totale libertà di espressione e si incontrano creando ogni volta qualcosa di differente.
Crises è un momento di caduta per una nuova rinascita.
Il bello non è rinascere, l’avventura è vedere e capire come fare. Nella danza come nella vita.

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