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di Margherita Mana

Quando ero piccola a Torino, per Carnevale, c’erano le giostre in piazza Vittorio: il condensato dei sogni di ogni bimbo. Per prima cosa ci andavi mascherato; così principesse, fate, spagnole con cappottino e cappelli di lana col pompon, precursori dell’estetica di Frozen, si aggiravano nel gelo del luna park tra le giostre montate ad arte per scansare i fili del tram. Altrettanti cowboys e zorri, in fila per ciambelle e bomboloni, soffiavano vapore sulle mani appiccicose di zucchero filato, utilissime per ancorarsi alla macchinina del tunnel dell’orrore, che faceva sterzate terrorizzanti, soprattutto per l’apparato gastrico già abbondantemente provato dal “Tagadà”.
Era la Disneyland interiore prevalentemente, una promessa di delizie a portata di mano e, seppur fosse modestissima, ci pareva l’evento dell’anno.
Adesso per persone golose di danza ci sono le fiere.
Nel 2015 sono stata la direttrice artistica di una fiera sulla danza; ho imparato moltissimo e conosciuto un sacco di gente molto in gamba, che nella mia vita di danzatrice e coreografa non mi era capitato di incontrare.
Cominciamo col dire che questo è il vero problema. Le due realtà, cioè l’area formativa e l’area professionale (intendo spettacoli e collegamenti in genere su possibilità lavorative) sono fortemente disgiunte.
Questo è dovuto al fatto che non necessariamente chi studia danza ne farà la propria professione, ma visto che è sicuramente sua passione, perché non è al corrente delle nuove produzioni, su chi siano i coreografi emergenti, quali sono gli interpreti da seguire? (Roberto Bolle a parte)
Vi sembra normale che un ragazzino che adori il calcio, giochi solo in cortile, senza tifare o guardare le partite di serie A? A me per niente.
Posso comprendere che fino a pochi anni fa ci fosse un problema di spazio-tempo oggettivo per seguire la scena internazionale e nazionale, ma adesso con la rete è relativamente semplice. Questo fa si che nemmeno un terzo delle persone che frequentano con entusiasmo le fiere della danza, vadano a vedere, anche con tiepida rassegnazione, uno spettacolo a teatro. Poco pubblico, meno richiesta, corpi di ballo chiusi e compagnie private boccheggianti, sbocchi professionali nessuno. O meglio sì, ma in Estonia. Per contro le scuole sono piene, l’offerta formativa è varia e ci sono realtà davvero di spessore che operano con coscienza e professionalità. Questa mole di insegnanti e scuole è un indotto economico formidabile regolamentato dal manuale delle “giovani marmotte”. Scusatemi ma la prendo sul ridere, perché dopo millenni è stato deciso (meno male) di buttare giù un piano d’azione per capire che tipo di studi o certificazioni ci vogliano per insegnare danza a un minore. Attualmente siamo a sguardi languidi negli occhi, qualche carezza su una mano; insomma ai preliminari… Il terreno è effettivamente molto scivoloso, perché se è vero che occorre definire un protocollo istituzionale per formare e diplomare nuovi insegnanti, è anche vero che urge sanare la posizione di molti maestri che insegnano da anni, ma non hanno una certificazione dagli organi nazionali preposti. Mi permetto di scherzare semplicemente perché so che è un argomento complessissimo e non so come mai, ma ho il sentore che qui in Italia non ci sia tutta questa abilità a trovare bandoli delle matasse, a rendere funzionale sicuro ed equo un sistema che di per sé è intriso di burocrazia e cavilli; e non mi riferisco solo alla danza. Faccio comunque alle persone incaricate alla legiferazione di questo delicato argomento, i miei più sentiti incitamenti, affinché riescano a tutelare le parti in causa, siano essi allievi o insegnanti.
E ora un piccolo elenco, in cui vado forte, nel quale potrete rivivere i momenti più belli della vostra fiera preferita.
Merchandising:
Nelle fiere troverete: tutù, tutine, gonnellini, parei, gonne di paglia, gonne di paillettes, gonne di banane. Magliette, magliette con Michael Jackson, Michael Jackson. Pantaloni, pantaloncini, culotte leopardate, culotte imbottite di pelo di gnu. Borse, borse, borse. L’ho detto borse?
Scarpe da punta lavabili in lavatrice e non, scarpe da mezza, neanche un piede di ricambio, scarpe da ginnastica: alte, basse, medie, con gas, effervescenti naturali. Salva punte in silicone, in cotone, in pelle di daino, in lasagna bolognese. Anche qui nessun dito di ricambio.
Scarpe da tango, scarpe da liscio, scarpe da tip tap, infradito per doccia dopo la lezione con scritto “i danzatori si lavano parecchio”.

Troverete stelle della tv che hanno ballato sotto le stelle, fra amici, hanno fatto le fiction ma giurano di essere coreografi in pectore. E finché rimane in pectore è ok!!
Troverete gli stage: tanti. Ecco mi sento di dire tanti. Con tanti allievi, tutti pigiati in sale generalmente usate per conferenze dai temi scottanti quali: “il futuro della barbabietola da zucchero nell’industria casearia”. Ma con tanto entusiasmo e qualche maestro disorientato che corregge tra un selfie e l’altro.
Troverete i concorsi/rassegne: mille. Si vincono crediti formativi e coppe, diplomi, attestati, la possibilità di partecipare a stage per selezioni per rassegne che poi ti porteranno alla finale di un concorso. In Ucraina. A gennaio.

Le categorie più ambite di sempre risultano:
Miglior solista iscritto della sua ASL.
Miglior coreografia a tema: ” il mio amico duodeno”.
Miglior gruppo “mondine” (per strizzare un occhio al musical).
Miglior coreografo esordiente “cassaintegrato”.
Miglior duo con “calzino carne in scena”
Miglior colonna sonora “s’è rotto il cd bzzzzzzzz….”
Troverete gli spettacoli di compagnie professionali di tutti gli stili.
Troverete presentazioni di libri, conferenze su tutto il discutibile “about dance”, ma soprattutto per me è l’occasione di vedere vecchi amici.
La storia triste di quest’anno è stata la seguente:
Non posso andare alla fiera della mia città per 4 giorni su 5.
Il quinto nevica e sono bloccata a casa. Questo è il motivo di tutto questo sarcasmo.
Ci vediamo il prossimo anno che mi servono le ciabattine da doccia nuove.

 

ph copertina: Danzainfiera edizione 2014

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