di Irina Sorokina
Lo scorso 28 maggio nella maestosa aula principale dell’Università di tecnologie a Buda è stata presentata la prima dello spettacolo “CulturalFusions” dell’internationBalLET.
La serata riunisce talenti e sforzi di molteplici artisti e collaboratori, a seguito dell’invito dal rettore della storica università ungherese. I co-fondatori del progetto, Mark Biocca (italo-scozzese) e Angela Mingardo (padovana) hanno prodotto un evento ricco e stimolante.
Mark e Angela sono due ballerini attualmente ingaggiati all’Opera di Budapest che nel 2016 hanno fondato il progetto internationBalLET con lo scopo di divulgare la danza classica in chiave moderna come linguaggio universale. Questa è la terza produzione originale che il gruppo propone, in collaborazione con L’istituto Italiano di Cultura di Budapest sotto la direzione del Dott. Gian Luca Borghese. Nella sede di quest’ultimo a Pest di fronte al Museo Nazionale il giovane gruppo ha avuto ottimi risultati con le passate produzioni di “Passion, Love… Life” (proposto in Italia in luglio 2016) e “Nuovi Coreografi” a seguito di seminari educativi intitolati “Conosciamo La Danza” tenuti nei giorni prima della performance.
Proprio in quest’occasione Józsa János, rettore della BME University ha colto l’occasione di invitare l’InternationBalLET a collaborare con l’orchestra dell’università, da qui ha avuto l’inizio la splendida collaborazione che ha dato vita allo spettacolo di un grande valore artistico.
L’orchestra in palco con più di 60 membri si prepara e la prima parte ha inizio con “FAR” di Wayne McGregor, uno dei più importanti coreografi del panorama contemporaneo internazionale, su musica di Vivaldi. I due giovani danzatori sono della Ballet Central di Londra, un’ulteriore collaborazione proposta dal team che da sempre crede pienamente nella condivisione artistica in funzione della creatività.
Il pezzo più importante della prima parte è ”Fantastica Boutique”, il nuovo balletto di Mark Biocca, un giovane uomo da molti talenti, oltre che direttore artistico della serata. Il maestro Erdélyi Dániel prende il suo posto e la suite inizia in un modo magico: una ballerina o forse una fata o una bambola che sembra aver preso vita, entra in scena passando tra i musicisti, le dolci note di Respighi riempiono l’auditorium, appositamente allestito in uno stile di pura classe ungherese, e la danza comincia.
“Fantastica Boutique” si ispira all’originale del Ballet Russes (che festeggerà il centenario nel 2019). Quindici ballerini vestiti dalla stilista Boglárka Bódis (Elysian) ci portano in un mondo fatato e allo stesso tempo attuale. Ricco di humour e musicalità, ci commuove nel passo a due centrale della Bambola-ballerina con l’Ussaro. E’ sorprendente come il giovane coreografo riesca ad esaltare le personalità dei ballerini; ognuno di loro cala perfettamente nei panni del personaggio, ma brilla di luce propria. I bellissimi Futaba Ishizaki e German Borsai incarnano l’idea dell’amore romantico. Yourim Lee è una misteriosa ed affascinante Firebird, Bakó-Pisla Artemisz un’irrefrenabile Rag doll, Nika Crnic una civettuosa Colombina. E’ esilarante l’interpretazione di Angela Mingardo nel ruolo di Magda e di Valerio Palumbo in quello di suo figlio Delerio. Pier Paolo D’Amico si fa notare nel ruolo di Petruska dal suo spirito malinconico e dalle movenze che richiamano quelle della marionetta, Takaaki Okajima e Gaetano Cottonaro, rispettivamente Arlecchino e Pulcinella, colpiscono per il senso di umorismo e la versatilità e tecnica del salto.
Dopo questa brillante suite è di nuovo la volta dei ragazzi da Londra preparati dal direttore artistico Christopher Marney in tourneé da mesi per la Gran Bretagna, ma per la prima volta all’estero. I quattro ragazzi, Ayca Anil, Aitor Viscarolasaga Lopez, James Douglas Wills e Scot Hamilton Baldie si cimentano in due estratti da ”Valley of Shadows” di Sir Kenneth MacMillan sulla musica celestiale di “Ricordo di Firenze” di Tchaikovsky. Argomento storico e di particolare importanza, si tratta delle vicende di una famiglia ebrea durante i tempi del fascismo ed i danzatori dimostrano particolare abilità di esprimere sentimenti complessi e dolorosi e di fornire un’interpretazione personale della famosa coreografia. Del resto, è proprio nel loro paese che il balletto è nato in senso teatrale, prima con Ashton e poi MacMillan.
La suite da “Il lago dei cigni” di Tchaikovsky suonata brillantemente dall’orchestra sotto la direzione del carismatico maestro Erdélyi chiude la prima parte. Un momento di pura musica o quasi, dato che nel finale allo spettatore è riservata una sorpresa con la proiezione del film “swanLÏKE”. Questo un regalo fatto dagli artisti dell’internationBalLet all’università. Un tributo all’edificio e la sua maestosità che porta il pubblico In giro per il campus a seguire le vicende dei ballerini/cigni.
Durante l’intervallo si percepisce l’importanza della serata con la presenza dei vari rappresentanti degli istituti culturali e degli sponsor, l’orchestra si unisce al pubblico e il palco acquisisce una nuova profondità.
Per la seconda parte i coreografi esplorano varie culture intese come linguaggio del proprio paese, ed esse, italiana, giapponese, portoghese, scozzese, diventano protagoniste.
“Omnia Vincit Amor” di Matteo Zamperin è una creazione eminente di danza moderna; questo giovane artista riesce ed esprimere il valore della scultura italiana con un tocco di realismo molto diretto. Di particolare raffinatezza il passo a due finale ispirato ad Amore e Psiche danzato da Yuka Asai e Takaaki Okajima, due figure che avrebbero nulla da invidiare alle creazioni del grande Antonio Canova.
A seguire il duetto coreografato del sudafricano Dane Hurst: “Parting Gift” dedicato a Nelson e Winnie Mandela su musiche originali di Paul Reid e danzato da Ilana Werner e Mark Biocca. Due artisti, che hanno raggiunto traguardi professionali importanti (Ilana solista all’Opera di Monaco, Mark solista a Winnipeg, Lisbona e Budapest), offrono un’interpretazione commuovente e di una rara profondità e formano una coppia davvero ammirevole.
“MU”, ovvero vuoto/senza significato in Giapponese è la creazione di Yosuke Mino ed è danzata da quattro artisti mascherati. L’alternarsi di movimenti stilizzati e minimi in perfetta sintonia, danno un dettaglio visivo alla musica di Sakamoto. È un momento dove il tempo sembra essersi fermato e il senso di rispetto è più che pieno di significato.
Il Portogallo, terra di sospiri, scoperte e segreti è anche il paese della tragica storia di Pedro e Ines, spesso rappresentata in scena (si ricorda l’opera “Ines de Castro” di Persiani), a per la prima volta qui nella versione di Fernando Duarte, già primo ballerino a Lisbona. In “Murmurios de Pedro e Ines” viene raccontata la passione e il dramma del re e la sua amata. In questo balletto sognante e malinconico Fernando Duarte è affiancato dalla moglie Solange Melo anch’essa prima ballerina nella capitale portoghese. Due artisti di una grande caratura danzano con una qualità tecnica ed artistica davvero sublime.
Il finale arriva con “Celticness”, balletto ideato da Biocca. Qui la magia si ripresenta con un momento di grande importanza e genio artistico: torna la musica dal vivo con un incontro in scena tra I ballerini e il musicista Ágoston Béla. Quest’ultimo indossa un abito da pastore e suona una musica scozzese con il Duda (cornamusa ungherese). La musica inizia dietro le quinte e riempie tutto l’ampio spazio, Il pubblico sorpreso contribuisce all’energia del momento.
A seguire, i cinque ballerini danzano alternando i movimenti di carattere scozzese e quello classico e poi moderno con sfumature d’umorismo. Di nota particolare i costumi di Angela Mingardo che pur mantenendo lo stile ben conosciuto del disegno scozzese, portano nella modernità il look di questi danzatori poliedrici.
Nell’ultima parte vediamo in scena tutti e venticinque i ballerini di internationBalLET che danzano gli ultimi passi di Celticness prima di saltare nel pubblico, sdraiarsi a terra e lasciarci con l’immagine del soffitto illuminato della BME: un vetro in art noveau che pienamente riflette lo splendore di questa serata.
Tutta la squadra ha evidentemente lavorato a lungo per garantire un grande risultato. Il merito va non solo alla direzione artistica, ma ai collaboratori dell’università e gli sponsor, tutti sotto l’esperta gestione di Stella Szonja (manager tecnico di internationBalLET).
I ballerini danno prova di essere artisti di esperienza e qualità con una predisposizione ad affrontare qualsiasi stile proposto dai coreografi. Alcuni di loro che hanno lavorato a Budapest da qualche anno sono in partenza, tra questi: Pierpaolo D’Amico formatosi alla Scala, che torna in Italia, German Borsai dell’Accademia Vaganova di San Pietroburgo, che forse vorrebbe rimanere nell’ovest europeo (un dono per qualsiasi compagnia) e lo stesso Mark Biocca che dalla Royal Ballet School ha viaggiato e calcato I palchi di tutto il mondo, ma ora sceglie di dedicarsi al futuro della danza italiana.
internationBalLET è un progetto che ha già dato prova di essere di grande qualità, oltre al fatto che promuove metafore di vita più che attuali: nel mondo e nell’arte queste sono le nostre esigenze.