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“Ho sempre sognato di fare la ballerina”.
E’ quello che ti dicono dopo la domanda “Tu cosa fai nella vita”. Prima c’è “Ma come fai a essere così magra?” e dopo “Che bello, mi fai vedere la ruota o la spaccata!”. Segue in genere “No dai veramente, ma cos’è un lavoro? Ma ti pagano?” Sospiro.
Risulta dunque la figura della tersicorea la professione più anelata (e sconosciuta), insieme all’astronauta in versione maschile, delle bambine di una volta, si insomma le mamme di adesso. Ovviamente all’infrangersi del sogno per mille motivi, rimane nel cuore quel rimpianto di tutù e di pas de deux romantici che poco hanno a che fare con la professione vera e propria; se solo potessero immaginare quanto sono scomodi i costumi e quanto è brutto essere strizzate da un collega che magari proprio non sopporti, cambierebbe la loro visione della cosa. Ma io non glielo dirò mai e so che voi sarete molto discreti rispetto a queste confidenze che vi ho appena fatto.
Sta di fatto che a Milano hanno preso il via i corsi di danza classica per “NO UNDER 40”, ideati e portati avanti dalla ballerina del balletto di Cuba, Alina Quintana. Facendo un’analisi di mercato è stato facile scoprire che non c’era offerta per le signore dagli “anta” in su, di poter praticare chiaramente a livello amatoriale, quest’arte. Paradossalmente in un paese in cui le persone sono nella maggioranza anziane, la maggior parte dei servizi proposti sul lavoro del corpo è indirizzata ai giovani; non c’è scritto da nessuna parte che se mia mamma vuol fare danza classica non possa farla! Magari anche solo per farmi vedere che è più brava di me!! All’estero ormai queste esperienze sono consolidate e praticamente istituzionalizzate, penso ad alcuni video che giravano in rete provenienti dal Royal Ballet per esempio. Quindi aprendo un intero comò di sogni si promette l’avverarsi di alcuni presupposti che la tecnica classica dovrebbe donare in automatico. Certo che si lavora con corpi non preparati (non importa quanto vividamente e a lungo si sia sognato di ballare) ma con teste molto determinate a trovare una forma armonica che metta d’accordo corpo e postura, ritmo ed espressività. Alina spiega che comincia la lezione con un riscaldamento a terra con fasce elastiche per preparare la sbarra, che prosegue con l’aumentare della difficoltà degli esercizi e la mobilità degli arti. Il centro invece è concentrato sull’interpretazione, sull’analisi di come si possa con braccia, postura e atteggiamento del corpo trasmettere l’emozione di un personaggio. Così facendo vi è anche un approccio concreto con i grandi balletti del repertorio ottocentesco e novecentesco. Sottolineo che questa è la cosa che mi piace di più: spiegare il repertorio è come riportare a casa e dare degli strumenti di comprensione di quest’arte alle persone.
Ed ecco che architetti, insegnanti di cucina, ingegneri, fioraie, mamme, nonne e zie Marie entrare dalla porta principale del balletto come protagoniste.
Il sogno però si concretizza con il sudore; almeno questo genere di sogno SEMPRE. Ogni goccia stillata dalla fronte, ogni “non riesco”, ogni dolore è un passo che avvicina alla grazia, alla consapevolezza del proprio corpo e alla femminilità, che se permettete non sono obbiettivi da poco. Intendiamoci: non vi sto certo dicendo che si diventa tutte scriccioli romantici alla Audrey Hepburne, ma se esiste un posto dove cambiare radicalmente il proprio modo di vedersi e vedere gli altri è una sala ballo; quello che siete con la danza verrà fuori, così come chi vorreste essere o diventare. E questo ve lo posso assicurare, da ballerina a ballerine in pectore.

Su Amazon è possibile trovare il libro di Alina Quintana intitolato Danza classica per “no under 40”.

Margherita Mana

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