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Questa estate ci ha lasciato Paul Taylor.

L’anno scorso girellavo senza meta nella foresta di youtube, sperando di scoprire qualcosa sulla danza che facesse di me l’archeologa coreutica dei social, senza troppa fatica e magna soddisfazione; che poi sarebbe ciò che fanno tutti coi gattini o con i filmati di cadute in piscina. Ecco, noi (Marghe & Stef) ci incaponiamo con vecchi video di danzatori o coreografi che molti dei nostri contatti non hanno mai visto. Spesso si vince facile, ancora più di sovente non li guarda nessuno tranne qualche amica che si fida, sbagliandosi, del nostro gusto. L’ultima frase di questo periodo è stata formulata per eccesso di umiltà, d’altro canto un eccesso di pigrizia fa si che non la voglia affatto cancellare sebbene la consideri una scemenza.
Insomma si diceva che girellavo cercando un “Fantastico” coi MOMIX (scherzo non arriverei a tanto), un Bob Fosse piuttosto che un Michael Jackson, passando per Misha e finendo su un Tharp, Mattox, Limon. Detto così è un rimescolamento tremendo, tipo nome di gruppo progressive anni ’70 : “THE TI-EM-EL”, in effetti mondi diversi, tanto, ma tutti a loro modo pieni di fascino e innovazione.
Tutti coloro che studiano danza sono degli esploratori, diciamo degli Indiana Jones di se stessi. La mattina mi sdraio in terra per scaldarmi e cerco di capire cosa succede dentro: come stanno le mie ossa, se qualche muscolo tira e se sì, vado a vedere come rimetterlo in sesto. Poi cos’è il “sesto”? La funzionalità! Cioè riesco a fare questo movimento bene? E’ corretto nel tempo e nella dinamica? Riesco a congiungerlo con fluidità a quello dopo? Queste sono domande la cui risposta si trova nella pratica del corpo e nell’attitudine del ricercare una via personale. Sei tu e un territorio che devi imparare, mappare e gestire. Questo è il lavoro che ogni danzatore dovrebbe fare con del materiale coreografico; il discorso si complica assai quando si ha a che fare con un’improvvisazione ma questo discorso lo faremo quando sarete tutti maggiorenni e troverò il coraggio di parlarvi di droghe (LEGALI EH?!).
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Insomma girellavo nel web, si diceva, novella Cristofora Colomba, cercando qualcosa che potesse dare l’idea che la danza è una cosa rotonda che abbraccia tutto, dalla pubblicità alla biologia; vi ho parlato mai di questo concetto di “non linearità”? No?
La danza è un giro attorno al mondo (che non è piatto non fatevi nessuna illusione); ognuno lo percorre col suo passo guardando gli altri e fornendo spettacolo di sé. Il concetto del movimento, lo spin, la velocità non se lo è inventato la danza, l’ha reso fruibile ed evidente.
Torno nella home e faccio un’altra ricerca, voglio andare un po’ più indietro nel tempo e devo fare lo slalom per evitare i video sulla Zakharova o Bolle. Ora non me ne faccio nulla.
Questo è il punto: un autore o un coreografo inventa un mondo o lo scopre?
Se fosse una creazione, non inconsapevole, ma che si svela? Se quello che viene prodotto fosse qualcosa che si rivelasse solo una volta completamente assemblato/composto?
Io sono per quest’ultima ipotesi, che mi sembra la più realistica.
Ecco che girellando su un motore di ricerca video ho trovato “EPLANADE” di Paul Taylor. E ho pensato a tutte le cose che ho scritto qui sopra.
Non è vero, ho pensato anche un’altra cosa… il video è partito mentre mi sono allontanata per cibare il mio gatto, Otto il suo nome ma anche i chili di lamentele e fame atavica, non mangiante da ben una ventina di minuti e colmo di rancore per via di quelle crocchette alla renna di un anno fa… E’ STATO UN INCIDENTE!!
Sentendo la musica ho pensato chi fosse quel pazzo che stava usando “Concerto per due violini” di Bach, giacché essendo la musica di “Concerto Barocco” di Mr.Balanchine, mi sembrava un’operazione azzardata, come dire un po’ da sbruffone. Mi sbagliavo tantissimo. Tutto è circolare, umano e pertinente. Questa è stata per l’autore una scoperta di terre mai viste, ora sono sentieri segnati e confortevoli per il percorso di altri autori.
Affinate l’occhio e trovateli nei lavori dei coreografi di oggi.
Vi posto ESPLANADE, IV MOVIMENTO.

 

 

Margherita Mana

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