Per il progetto “Danza: superiamo gli ostacoli del corpo e della mente”, ideato da iodanzo.com insieme a Danzainfiera2019, oggi parliamo con Chiara Pedroni, medaglia d’oro ai campionati italiani Fids del settore paralimpico.
Chiara sarà inoltre presente a Danzainfiera, in programma alla Fortezza da Basso di Firenze dal 21 al 24 febbraio 2019; vi invitiamo a seguire il programma dell’evento sul sito www.danzainfiera.it.
Chiara, da quanto tempo sei sulla sedia a rotelle e per quale patologia?
Non è da tanto che uso la carrozzina… Grazie al confronto con un’amica, seguendo il suo suggerimento, la prima uscita, che ricordo ancora perfettamente, risale ad un anno e mezzo fa. C’è stato tutto un processo di accettazione/superamento di mezzo, non indifferente. Dopo l’intervento del 2016, a dispetto del parere dei medici, le cose non migliorarono. A detta loro, dovevo essere “guarita”, io invece continuavo a soffrire. E continuavo a non volermi rassegnare all’idea di rinunciare a vivere fuori casa: uscire a cena, a fare una passeggiata in centro, a un concerto, a fare la spesa, in un ufficio, a imparare un nuovo sport…a danzare! Quando giungi alla consapevolezza che con la carrozzina puoi fare un sacco di cose che senza non faresti… beh, é come l’uso degli occhiali per chi non ci vede bene, puoi farne a meno ma c’é una differenza A BIS SA LE. Endometriosi, la malattia di cui sono affetta, è una patologia che colpisce principalmente gli apparati genitale e riproduttivo della donna ma che può arrivare fino ai polmoni. Puó essere sia asintomatica che invalidante. Nel mio caso, intaccati la vescica, i legamenti utero sacrali ed il setto retto vaginale, il dolore oltre ad interessare per l’appunto la zona pelvica, quella lombo sacro coccigeale ed il peritoneo, prosegue lungo le gambe, fino ad arrivare a volte alle caviglie compromettendo quindi l’uso degli arti inferiori.
Qual è stata la tua reazione e in che modo ti sei approcciata alla danza?
Il dolore che può provocare l’Endometriosi, alienante, indebolisce a tal punto da non aver neppure le forze di reagire. Quando però ti rendi conto che sono già vent’anni che la combatti e che in maniera così aggressiva non vuole darti tregua, pur continuando a sperare di trovare prima o poi una soluzione, ti armeggi per affrontare la realtà così com’é ora, con tutte le sue difficoltà, le limitazioni e la sofferenza. Oggi li alterno in base alle necessità, però prima sono arrivate le stampelle, poi un girello da esterno ed infine la sedia a rotelle. Ricordo le lacrime di quando l’ho provata la prima volta, vicino a casa, con mia mamma. Affrontato lo stupore di una diagnosi così tardiva, digerita la rabbia verso i medici, superata la depressione per tutte quelle cose che non riuscivo più e che non potrò più fare, ho preso atto della mia condizione e giorno per giorno imparo a conviverci cercando costantemente di migliorare. E quante cose ho scoperto possibili anche in carrozzina!! Sono diventata clown di corsia per l’Associazione cremonese Dal Naso Al Cuore federata Vip Italia. Ho incrementato la mia vita sociale riuscendo sempre più a ritagliarmi momenti spensierati fuori ed anche lontana da casa. 3/4 giorni al mare, il gay pride di Milano, qualche concerto, una gita fuori porta a Pisa. É stato proprio qui che grazie ad Alceste Bartoletti di Agropolis e Roberto Bodini divenuto poi mio allenatore di tennis, ho realizzato di poter danzare in carrozzina, quando confidato loro che ballare era tra le cose che più mi mancavano, mi fecero vedere il video di un’ esibizione di Tarek Ibrahim Fouad e Sara Greotti coi quali ho poi preparato la coreografia presentata a Rimini il 7 Luglio ai Campionati Fids che ho vinto.
Avevi già danzato precedentemente?
Io ballo da sempre. Dalle recite scolastiche alle coreografie dei video musicali che passavano in TV su canali come TMC2 o MTV imparate grazie alle videocassette che ho consumato a furia di play-pause-rewind play. Ebbi un primissimo approccio alla danza da piccolina ina ina ma poco avvezza al classico, optai per lasciarla e provare altri sport. La ripresi un po’ per gioco e un po’ per sfida anni dopo, nel 2005, avevo 21 anni ma in verità, non avevo mai smesso. Ho sempre avuto il ritmo nel sangue, quell’impellente esigenza di tenere il tempo di una musica che mi ispira, che mi piace, con tutto quel che ho a disposizione, testa collo spalle braccia mani piedi… natiche… fantasia! “Ogni giorno si deve ballare, anche se solo nel pensiero” (Nachman Brascaw)
Con chi hai iniziato a studiare e da quanto tempo?
Mi accolsero presso il Laboratorio Marianna Bufano e Chiara Servalli, i corsi si svolgevano e si svolgono tutt’ora in una sala intima ed accogliente dell’Oratorio Cristo Re di Cremona dove nel 2019 partiranno vari progetti di collaborazione con gruppi di varie età con l’ obbiettivo di sensibilizzare attraverso informazione ed inclusione. Ne vado orgogliosa e sono davvero molto emozionata per questo “ritorno a casa”. Facevo danza moderna ed hip hop che iniziai poi anche in un’altra scuola sempre cremonese, la Vitien, dove in più frequentavo il corso di reggaeton. Tra il 2012 ed il 2013 per lavoro ho dovuto lasciare entrambe ma non ho mai smesso di sognare di poter ricalcare di nuovo il palco del Teatro Ponchielli danzando.
Come sono stati i primi approcci con la danza in carrozzina?
Il 23/5 mi recai per la prima volta a Gussago presso la scuola Zero In Condotta dove Tarek, la moglie Sara e l’insegnante Riccardo Ongari mi aspettavano per conoscerci e farmi provare a danzare in carrozzina. É stato folgorante. Salita e lasciatami andare ho provato per la prima volta la sensazione di potermi muovere come se fossi sulle mie gambe… passatemelo. Ci guardammo tutti entusiasti. Fu già li che mi dissero “Chiara, a luglio c’è una gara importante… se vinci, conquisti il titolo nazionale”. Un mese e mezzo dopo, ero a Rimini a vivere un’esperienza indimenticabile.
Come sei arrivata al titolo nazionale di Rimini di quest’anno?
Con impegno, sudore, dolore, voglia di rivalsa, sacrificio e passione. “Ci sono delle scorciatoie per la felicità e la danza é una di queste” (Vicki Baum). Riprendere a danzare è stato per me come riappropriarmi di un gran bel pezzo di vita e quindi c’ho messo anima e cuore.
Quanto la danza stessa e la musica hanno influito sul tuo nuovo percorso?
Tanto. Penso che tutti, almeno una volta nella vita, si siano ritrovati in una canzone. La musica é potente. Ti può rilassare, consolare, rattristare, ti può insegnare, coccolare.. É un po’ mamma, amica, sorella. “Imparare a camminare ti rende libero. Imparare a danzare ti dà la libertà più grande di tutte. Esprimere con tutto il tuo essere la persona che sei” (Melissa Hayden) e credo di non aver altro da aggiungere se non che la danza é un ottimo canale attraverso il quale veicolare le proprie emozioni.
Dalla tua esperienza personale cosa ti senti di consigliare a coloro che dopo una malattia o dopo un’incidente si trovano nella tua stessa situazione e devono in un certo senso ricostruire le proprie abitudini?
Concentrarsi su ciò che si ha a disposizione e se possibile potenziarlo e non su ciò che ci manca o che abbiamo ma non muoviamo o non si riesce ad usare. Inutile perdita di tempo e spreco di energie che meglio impiegati possono fare la differenza a nostro favore… anche del nostro umore, nonché al nostro rapporto con la vita.
Perchè consiglieresti la danza?
Non c’é nessuna persona a cui la sconsiglierei. Non ha contro indicazione alcuna. Una persona in base alla propria condizione fisica potrebbe non poter disporre di alcune parti o componenti del corpo ma ho un unico consiglio da dare e per farlo adopero le parole di DelBrel: “Quando non puoi danzare tu, fai danzare la tua anima”
Come pensi di proseguire questa passione? Ti stai preparando per altre competizioni?
A seguito della mancata classificazione Internazionale, motivo principale per il quale non ho disputato gli Europei, ho smosso un po’ di acque ma ancora non so cosa mi riservi il futuro. Se il fisico me lo consentirà cercherò di riconquistare il titolo Nazionale. Ho alte aspirazioni, son sincera. Con il preziosissimo supporto di Christian Perego, stiamo “lavorando per voi” come si suol dire. “La danza comincia ove la parola si arresta” (Alexandre Tairoff) e attraverso la danza posso trasmettere dei messaggi importanti e mi sto esibendo al fine di includere nella vita del maggior numero di persone la conoscenza, attraverso la mia esperienza personale, dell’Endometriosi, di quanto possa invalidare, di come gli ostacoli dati da una disabilità possano essere superati, di come lo sport aiuti e formi e quanto potersi esprimere sia fondamentale per ogni singolo essere vivente.