GIORNO UNO
In città un debole e invisibile raggio di sole dava l’impressione erronea di poterti scaldare; mentre in quella seconda parte della giornata ciò che ci scaldò fu un misero caffè della macchinetta di casa. Sono quasi certa che avremmo potuto o dovuto mangiare qualcosa, tuttavia La Marghe era convinta che il lavoro ci avrebbe nutrito fino a sera, senza distinzione fra anima e corpo. L’unicum della Mana. Valutai la possibilità di morire poiché mangio come un criceto isterico tutto il giorno (lui lo fa la notte, ma la differenza è sottile) e mentre focalizzavo una barretta dietetica come salvezza, lei era già pronta ad andare.
Lenta, sono diventata lenta: mi disperdo in microscopici lassi temporali; piccolissimi spazi di tempo relativo a me e completamente sfalsato rispetto al tempo reale.
Non ci si incontrava da un poco e forse io non ero più collaudata agli effetti collaterali dei funghi come la marghemannite: vedendomi come la nonna di me stessa, caricai la ballerina in auto e via.
Terrà due corsi, per due fasce di età, di danza contemporanea: riscaldamento a terra, variazioni già montate nelle lezioni precedenti e lavoro compositivo ex-novo.
Stiamo parlando delle masterclass di danza che “Marghe&Stef” offrono come servizio aggiunto alle scuole di danza già codificate con un loro staff e un loro programma. Si tratta di un’apertura alle influenze di altri professionisti, che credono nella diffusione dell’arte coreutica a ottimo livello sul territorio nazionale. Forse nella speranza che lavorando e comunicando si riesca a mettere in luce i veri punti nevralgici del mondo della danza, indipendentemente da un modello formativo base più che soddisfacente, che molte scuole (ma troppe no!!!) riescono a fornire.
Apro una parentesi con un lieve accento belligerante perché ho visto la professionalità, la capacità, la buona fede essere presa a calci dall’ignoranza, dalla meschinità e dal super ego perciò non sono più mite e comprensiva come una volta. Sono convinta che al mondo ci siano tanti sassi e ben pochi bruchi. Ora complichiamo la metafora. Questa è facile, giusto, il sasso sta fermo mentre il bruco ha una difficile evoluzione e se esce dalla sua amata mela e diventa crisalide, un giorno per metamorfosi, sarà farfalla. Non so pensare quanti di voi abbiano mai visto librarsi contemporaneamente un nugolo di farfalle in volo verso il cielo, staccandosi da pareti rocciose, da tronchi d’albero, da massicci di terra piatta: certamente è uno spettacolo elettrizzante. Appare come il più folle caos che si espande, mentre è scientificamente appurato che ogni farfalla ha un moto consapevole e precisissimo (radar armonico), in circolo o in una netta direzione, ognuna la propria.
Spero vi sia arrivata l’immagine.
I sassi sono generalmente calpestati. Hanno una fissità che solo l’opera esterna degli agenti atmosferici o dei movimenti tellurici, o dei corsi d’acqua possono modificare. Eppure le opere più maestose compiute dall’uomo (scultura) sono fatte di pietra. Quindi la natura si inscrive nei sassi, diversificandoli. L’uomo è in grado di imprimervi l’anima con martello e scalpello (leve).
LEZIONE UNO: SPINTE, PESI, LEVE e CAOS PRIMORDIALE.
Io starò seduta in un frigorifero per tutto il tempo (15.00/20.00) a prendere dignitosamente appunti, mentre per l’autostima lavoro sul concetto di “assistente”. Il vero problema è il freddo associato al digiuno. Mi avvolgo in uno scialle di stoffa blu che Margherita usa giustamente come girocollo e china sugli appunti subisco un lento processo criogenico mentre La Marghe si dibatte sul pavimento. Vedo i suoi capelli lisci fermati dal cerchietto compiere evoluzioni incredibili mentre ogni parte del suo corpo lavora. Vi sottolineo il concetto “ogni parte” e “lavora”, perché la danza è movimento che nasce non da uno spostamento passivo, ma da una spinta motoria che si può anche controllare nella forza impressa. Dipende cosa desidero ottenere. Invio un impulso; faccio leva su qualcosa (un piede, che dite? La spalla del mio vicino?) e imprimo una spinta (peso) che attiva lo spostamento nello spazio: se disegno delle linee con rotazioni o disarticolazioni o cambi (su e giù), lavoro in una spazio geometrico. Occhio ce n’è uno mio (del mio corpo) e uno esterno a me.
Il controllo muscolare, la coordinazione e l’apertura mentale sono alcune delle basi.
Tutto si complica quando inseriamo l’altra dimensione: il tempo (relativo alla musica, relativo a me che mi muovo usando la musica). In questa lezione, useremo poco la musica. Le ragazzine sono brave e volenterose; la loro insegnante è molto aperta alla sperimentazione.
Torneremo il mese prossimo.
Dal caos nasce una stella danzante.
GIORNO DUE
Sì i mandarini sono proprio nostri, li coltiviamo secondo i dettami dell’agricoltura biologica.
La sera del primo giorno io ho recuperato l’uso del mio corpo e un poco del mio cervello solo davanti a un piatto di patatine una birra media e una piadina allo stracchino. Non ho digerito niente, ma mi sono scaldata. Così il caffè della mattina successiva fu un miracolo. Anche se dovevamo capirlo subito che le “leve” quel giorno ci avrebbero dato alcuni problemi.
Margherita e il caffè sono due entità complementari: si riconoscono quasi come le famose due metà della mela. Il giorno prima essendo rimaste a corto, ne bevemmo uno al pub e una a casa prima di andare a dormire. Quindi la mattina si presentò quasi come nel Giorno della Marmotta. Caffè, sacca in spalla, chiavi auto e via. Strada facendo ci occupiamo del pranzo. Questa fu la frase della Marghe. Non ero attenta in quanto, tornando a monte, se lei e il caffè hanno una evidente affinità elettiva, gli strumenti atti a fare il caffè, NO. La Moka subisce maltrattamenti a fuoco e poi poveretta tenta di fare ancora il suo dovere…. Allora Riccardo in Toscana e io in Piemonte abbiamo adottato una macchinetta a cialde. Eh!
Eh …
Ci sono problemi con le leve: o non s’apre, o non si chiude, o la cialda s’incastra o cade nel buco.
Passo successivo la pompa di benzina. Dovevamo andare in cintura e preferivo non vedere accesa la lucina rossa indicatore del carburante ormai inesistente. Probabilmente andavamo avanti per gli effluvi ancora presenti. Siamo assolutamente donne spigliate e moderne. Lei non ha la patente però guida il motorino, io vivo in macchina. Les Etoiles dei distributori automatici.
Okay, faccio tutto: soldi, tasti, convalida, pompa, serbatoio, oh no! È dall’altro lato, ci arriverà il tubo. La Marghe scende. Abbiamo il controllo su tutto. Lei tira il tubo e io infilo la pompa. NO! Non arriva. Okay, lei tiene tubo e pompa e io sposto la macchina. NON FUNZIONA più niente.
Con aria disinvolta mentre lei regge sempre la pompa, io seguo le procedure per far ripartire tutto. Tre punti. Perfetto! Non succede nulla. Ci fissiamo negli occhi, lei fissa gli occhi del ragazzo della macchina in coda dietro di noi e dice: aaaah! “Dobbiamo rimettere la pompa a posto”. Mette la pompa a posto. Inserisce la leva, estrae la leva e me la passa. Facciamo benzina.
Stravolte. “Eh che non possiamo fermarci al bar”, dice mentre fa ancora ok col pollice al tipo che io non oso guardare. “Fermiamoci da qualche parte – in pieno corso – che compro qualcosa”.
Perfetto, eccoli lì circa 6 mandarini e due bottigliette d’acqua. Tutto fresco di giornata, cioè proprio dal congelatore.
LEZIONE DUE: Siamo passate dal bar. Caffè all’americana bollente. Grazie Signore, grazie!
Alla scuola c’è neve ghiacciata e porta chiusa. Ho ringraziato troppo presto. Comunque ci salvano e la scuola di danza ha la macchinetta per il caffè…. La leva è molto grande, molto.
Allora io sono vestita come lo Yeti, quindi mi sento più serena. I due corsi sono di ragazzine più grandicelle e nel secondo c’è un bel ragazzo. Le premesse sono ottime. Si ricordano la lezione precedente e hanno perfettamente assimilato il concetto dell’APPOGGIO (CORRETTO): sbaglio gli appoggi, sposto il peso, non considero da dove parte il movimento e cerco una leva a muzzo…. conseguentemente prendo una “sederata” solenne (il vocabolo usato è una “c..ata” solenne).
Pertanto: ASSE DEL MOVIMENTO CONSECUTIVO, PICCHI DINAMICI, SOSPENSIONI.
“Ecco! Perché se rotolate sul pavimento tutto il tempo, finisce che La Stef vomita, poverella. Eh… che poi ha mangiato solo dei mandarini (gelati); suvvia! Io fossi in voi cercherei degli APICI.”
Li capisco, lavorare sulla composizione è il momento cruciale della lezione. Farlo in musica modifica quello che hanno appena messo insieme. Per me sono fantastici e mi diverto tantissimo. Questi, divisi in due gruppi, io ho vicino quello dei più grandi, sono tenaci e pieni di idee.
Fine lavoro lo presentano alla Marghe. “No, scusa, belloooo eh… ma come ci saresti arrivato lì?” E lo indica proprio quel punto invisibile nello spazio. “Eh! Lo so che ci sei andato, ma come?”.
Parte la spiegazione per TUTTI. “Non è che funziona proprio così. Se voglio che a un’azione corrisponda una reazione pari e contraria non posso solo dire: tu spostati quando io passo e ti sfioro la mano. Perché prova a farlo a me e io non solo non mi sposto ma ti metto col (c..o) sedere per terra, mica sto lì. Comunque bello. Lo teniamo, a parte quella catena con le mani che mi sa di frangiflutti.”
Era una delle poche cose che avevo suggerito io, ma nessuno ha parlato.
La Marghe parte. Io mi compro una pizza e la mangio incandescente, poi dormo 4 ore consecutive.
Non ho più il fisico. Guardo tutta la notte ‘The Good Wife’ e Domenica sono uno zombie, tuttavia una lucina intermittente comincia a rianimarsi in me (come succede quando spegni e riaccendi il modem che si è impallato). Margherita è un talento e l’esperienza della sua vita lavorativa forse oggi sarebbe molto difficile da realizzare, come ha potuto lei. Eppure noi ci crediamo fermamente. Ci sono molte tecniche specifiche che si possono studiare. Prendiamo maxi categorie citando Cunningham, Linke, Trisha Braown, Limòn…. anche Forsithe e Kiliàn.
“Marghe&Stef” hanno un PROGRAMMA TEORICO E PRATICO: sondare la COMPOSIZIONE ATTRAVERSO UN MIX DI LINGUAGGI ESPRESSIVI con lo scopo di saper gestire meglio il MOVIMENTO DANZATO E ACCOSTARSI AI MAESTRI E AL LORO PROPRIO MODO DI COMPORRE.
Questo è il succo dei mandarini.
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Lo dirò io, sono stufa dei format vecchi. Sono stufa della stasi dell’arte tersicorea. Sono stanca di parlare con docenti che non hanno la minima idea di quello che stanno facendo (perché è un torto per tutti gli altri). C’è il MAESTRO o la MAESTRA e ci sono i ballerini. Non c’è un mondo di ARTISTI a cui vendere fumo, quando hanno bisogno di fondi, compagnie e teatri.
Se la danza è ancora un’arte dobbiamo salvarla nei posti giusti. Non commercializziamo idee inconsistenti. Un ballerino sa o non sa fare il suo lavoro. L’unica azione motivazionale di cui ha bisogno è quella che può dargli un bravo maestro/a facendolo provare. I coach stanno in campo da basket e i personal trainer in palestra. I ballerini stanno in classe studio e su di un palcoscenico: tutti in fila sulla “linea del coro”.
Stefania Sanlorenzo e Margherita Mana