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Quando parliamo di grandi Artisti spesso dimentichiamo il team di persone che contribuiscono a renderli tali: produttori, organizzatori, social media manager e, soprattutto i manager. Tra i più grandi in assoluto nel mondo della danza vi è senz’altro Luigi Pignotti, braccio destro di Rudolf Nureyev per 25 anni e attualmente Presidente dell’Associazione che ne porta il nome.

iodanzo.com ha intervistato Luigi per parlare della figura di manager e delle attività che lo coinvolgono attualmente in quanto tale.

Il suo rapporto di amicizia e collaborazione con Nureyev inizia in qualità di suo massaggiatore; come è diventato suo manager?
È stato molto facile per me, sinceramente. Essendo il suo massaggiatore avevo molto tempo libero perché lo trattavo principalmente la mattina e poco prima di andare a Teatro, così, siccome la nostra amicizia era caratterizzata da una grande fiducia, piano piano ho iniziato ad occuparmi di tutti i suoi problemi nell’arco della giornata (chiamare i taxi, portarlo al ristorante e fargli compagnia ecc). Poi il suo ex manager, che ora non c’è più, mi ha chiesto di aiutarlo anche in Teatro per quanto riguardava la definizione degli accordi e il recupero dei pagamenti (ruolo che adesso si chiama tour manager ma allora non esisteva) e, facendolo, ho capito “il mestiere”.
Avevo a che fare con i Direttori Artistici, con i proprietari dei Teatri, e grazie alla fama di Rudolf contattavo direttamente i responsabili senza passare dalle segretarie.
Nello specifico è successo tutto quando eravamo in Tennesse: gli ho detto << Io vado a Milano, quando torno voglio essere tuo manager! >> Lui mi chiese se mi sentissi bene e gli spiegai che praticamente era quello che già facevo, bastava solo ufficializzare.
Dopo esser tornato ho ripreso il discorso da dove eravamo rimasti e lui mi ha detto << Portami il Metropolitan e ne parliamo >>. Io, nella mia semplicità e incoscienza, ho fatto il numero del Direttore e mi sono presentato come Luigi di Nureyev (tutti mi conoscevamo così, per imporre il mio cognome c’è voluto un po’), ovviamente sentito il nome mi ha ricevuto subito!
Arrivato lì ammetto che non tutto è andato secondo i piani, era la prima volta che trattavo con una struttura così importante quindi per i primi minuti ho faticato a capire come rapportarmi ma poi ho preso coraggio e gli ho detto: << Tu sei il Direttore del Metropolitan che ha 4500 posti ma il teatro è vuoto, io rappresento un artista più potente di te perché te lo riempirà per minimo 4 settimane. Pertanto se non prendo questo ingaggio vado da un altro teatro e lo vendo subito >> Così ho ottenuto il primo contratto! Ero così contento che appena sceso in strada ho urlato dalla felicità! Volevo già farlo in ascensore ma avevo timore ci fossero le telecamere.
Le quattro settimane al Metropolitan sono state incredibili. Ho conosciuto Fred Astaire, Paul Newman e moltissimi altri artisti incredibili… Rudy voleva il Metropolitan, l’Operà di Parigi, La Scala di Milano, la Royal Opera House e così ho fatto. Occorre esser tosti; quando hai un artista importante lo devi rispettare, devi far capire a tutti chi rappresenti.

Come gestiva la sua comunicazione e gli inviti che sicuramente riceveva in grande quantità?
A livello di comunicazione selezionavamo molto le ospitate e i programmi ai quali partecipare. A noi interessava un certo pubblico, quello del telegiornale era il nostro target. L’uomo che guarda il TG poi va a cena fuori o a casa degli amici e parla delle notizie che l’hanno colpito maggiormente.
Così ho lanciato anche Antonio Márquez, con grande intuito, durante il periodo del film Il Ciclone, coinvolgendo Natalia Estrada durante uno spettacolo di flamenco alla quale era stata invitata. Quella sera c’era la RAI a riprendere e, coinvolgendola a fine spettacolo, abbiamo ottenuto una grandissima visibilità in tutte le trasmissioni, facendole ballare una sevillana insieme a Márquez. Avevo costruito un ‘mito’.  Anche questo è compito di un manager: l’inventiva, la sensibilità verso ciò che piace al pubblico.

In questo momento sente che può esserci un danzatore all’altezza di Rudolf?
No! Tecnicamente ci sono molti ragazzi bravi, molto avanzati, ma non basta solo ballare: ci vuole personalità, carisma, capacità di stare in scena. Rudy era OLTRE la bravura, forse perché lui si sacrificava molto per la danza, cosa che nessuno fa più in quel modo. Il ‘magnetismo’ non è una cosa che non si può costruire, non è una dote acquisibile.

Ora di che cosa si sta occupando?
In questo momento quello che va per la maggiore è il tango ma non trascuro mai il mio settore, che è la danza classica. Ho questo spettacolo di omaggio a Nureyev che ho intitolato “Grazie Rudy” (perché lui ha rivoluzionato la danza nel mondo dando un vero e proprio ruolo al ballerino) ma per un periodo mi sono dovuto fermare perché non c’erano elementi che potessero in qualche modo rispettare le regole che Nureyev ha imposto. Ci sono due o tre ragazzi in questo momento che mi incuriosiscono, uno è Ivan Vasiliev, ma ho visto anche un ragazzo giapponese che però devo vedere da vicino.
Come donne invece Natalia Osipova è sicuramente una bomba, poi vedremo; sto studiando come formare il mio cast per l’evento.

A suo parere i social possono essere utili per la diffusione della danza?
Molto! Per me i social, se usati correttamente, sono perfetti; è un buonissimo metodo per raggiungere i giovani, anche per portarli a teatro.

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