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di Giulia Serra

A molti di voi sarà di certo capitato di prendere lezioni di street dance, durante le quali avrete sentito parlare di “waacking” chiedendovi, probabilmente tra un’evoluzione di braccia e l’altra, quale fosse il suo ruolo in quel contesto.

Mi chiamo Giulia Serra, sono una ballerina genovese, membro della prima compagnia di Waacking italiana Awanawaack, ed oggi voglio proprio parlarvi di Waacking secondo la mia personale esperienza e ricerca, sperando di trasportarvi così in questo magico mondo che, dal 2003 circa, è ritornato lentamente sulla scena artistica mondiale dopo un doloroso ventennio di stop.

IL WAACKING

In un’America apertamente omofoba e in un contesto sociale in cui il concetto di libertà, era reclamato su più fronti – dalla lotta per i diritti civili degli afro-americani, dal fronte femminista e dai movimenti di liberazione gay, le minoranze si ritrovarono a combattere contro una società chiusa e discriminante. Questi moti vissero e si svilupparono in sinergia con la nascente disco music, che diventò la colonna sonora di queste lotte per la libertà: quella di amarsi in tutte le forme, di ballare senza alcuna inibizione e di esprimersi senza alcun timore.

È proprio in questo periodo e in questo contesto sociale che, negli anni ’70 a Los Angeles, nasce il waacking, una social dance sviluppata dalla comunità gay, nera e ispanica durante la Disco Era. Può essere identificata anche come performative art dal momento che uno degli elementi tecnici è rappresentato dalla performance, alla base cui base, vi è lo storytelling, ossia l’arte di sapersi narrare attraverso l’interpretazione della propria storia.

  Il parallelismo con il Tanz-Theater sorge spontaneo se pensiamo che, proprio a fine degli anni ‘70, Pina Bausch trasformava i suoi ballerini in attori ed esploratori che, attraverso parole, movimenti e musica, hanno portato in scena temi e problematiche attuali. Le emozioni, le esperienze vissute e i ricordi prendono vita diventando così, attraverso l’improvvisazione, i protagonisti del palcoscenico.

Il waacking nasce come una danza d’improvvisazione, che pone l’accento sulla propria unicità, la quale viene espressa attraverso la performance di sé stessi, durante la quale si ha la possibilità di vestire i panni di un personaggio particolare o di esternare la propria interiorità, suscitando negli spettatori empatia e scaturendo la loro partecipazione, a volte anche attiva.

Ciò non stona se si pensa che le ispirazioni più grandi per questa danza derivino dal cinema (come film di arti marziali, la serie animata Batman e Robin degli anni ’60 a cui dobbiamo il nome “whacking”, derivante dall’onomatopea whack!), dalle grandi dive (citandone alcune: Greta Garbo – a cui dobbiamo il primo nome di questo stile, Garbo style – Marlene Dietrich, Sofia Loren, Marilyn Monroe ecc… )e dalle drag queens, punti di riferimento accomunati proprio dalla stessa notevole capacità di provocare emozioni forti – intese nel loro più ampio spettro – nell’audience.

Il carattere social del waacking, invece, è dovuto alla nascita di questo stile – originariamente identificato come punking – all’interno dei gay club americani, luoghi in cui le persone potevano socializzare e svagarsi e, allo stesso tempo, muoversi liberamente sul dance floor.

Ciò venne ben rappresentato dal programma TV americano Soul Train, durante il quale veniva formata la celebre “Soul Train Line”: i partecipanti formavano due linee parallele che lasciassero uno spazio nel mezzo per permettere ai ballerini di mostrarsi e di esprimersi. Non era raro che molti stili o passi di danza venissero introdotti proprio in questa occasione; infatti, fu proprio il pioniere di waacking Tyrone Proctor che, cominciando ad apparire sul piccolo schermo, portò all’apice il neonato stile.

Infine, il waacking è fortemente influenzato dalla danza jazz, dal musical di Broadway (iconica è la figura di Cyd Charisse), dalle danze latino-americane e dalla street dance, e pochi, ma essenziali, – derivati dal punking – sono gli elementi che lo identificano: il whacking ossia i movimenti di braccia (arm drills), il posing ovvero l’arte di posare, il floor work quindi la performance a terra, il foot work che comprende tutti movimenti di piedi e gambe, il travelling (across the floor) dunque lo spostamento in tutto lo spazio disponibile, ed infine la drama performance basata sull’espressione emotiva di sé attraverso tutto il corpo.

Questo stile capitolò tragicamente quando, nella prima metà degli anni ’80, a causa del dilagante virus dell’AIDS, molti pionieri vennero a mancare lasciando un vuoto artistico nel mondo della danza e quello affettivo nei cuori di tutti coloro che hanno amato e resa viva questo stile.

WAACKING ITALIANO

  Sebbene il waacking abbia raggiunto l’Italia in vesti di informazione molto confusa, dal momento che spesso era insegnato – anche dai pionieri– insieme al voguing, la community italiana è la più grande e la più connessa tra quelle esistenti.

Nel corso degli anni, esponenti di rilievo come Sarah Ling, Miss Mini, Anna, (membri della prima waacking company italiana, Awanawaack), Jiji, La B Fujiko, Pinklady, Rada si sono impegnate a diffondere la conoscenza e il messaggio del waacking alle nuove generazioni. È proprio alla crew Awanawaack, che la community italiana deve la riscoperta dell’importanza del valore performativo ed espressivo del waacking, nonché la ricostruzione quanto più fedele delle sue origini.

In Italia è possibile partecipare ad eventi come Eleganza Waacking Festival e Waack it Out durante i quali, ogni anno, giungono ballerinə da tutto il mondo per competere alle battle, divertirsi ai party e studiare con insegnanti di calibro internazionale.

Il waacking è ancora un movimento di nicchia che però, grazie alla recente connessione con le lotte LGBTQ+, sta emergendo facendosi conoscere sempre di più da un pubblico più ampio.

Molti sarebbero gli argomenti da approfondire, dal momento che l’origine e la storia del waacking si intrecciano nelle trame di un periodo storico-sociale travagliato, ricco di cambiamenti, lotte e rivoluzione, ma concludo condividendo con tuttə voi i messaggi importanti di amore, libertà, condivisione e autodeterminazione che questa arte porta con sé.

Il waacking è la manifestazione all’ennesima potenza di , è esagerazione, è stravaganza, è favolosità, è “espressione dall’oppressione”, come l’OG del punking Viktor Manoel è solito ricordare: il waacking è ognunə di noi, ogni volta che decidiamo di ascoltarci e mostrarci orgogliosamente per quellə che siamo.

“Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione”.

-Emma Goldman

Giulia Serra –  24 anni,
in arte Fairy Diva
IG: @___fairidiva___

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