Natalia Casorati ha curato la direzione artistica del Festival Internazionale di Danza Contemporanea, Interplay, tenutosi a Torino dal 23 maggio al 12 giugno 2015.
All’insegna della varietà oltre che della qualità, sono stati coinvolti 70 artisti, ben 13 Compagnie italiane e 10 internazionali, trattando tematiche di attualità, utilizzando la danza insieme al linguaggio multimediale, ai video artistici e alla musica dal vivo.
Ancora una volta si cerca un percorso di comunicazione attraverso l’arte, e la danza contemporanea ha l’attitudine ad “aprire al contatto”, dove la corporeità di intrecci torsioni e gestualità, unita alla tecnica artistica, diventa parola e pensiero, spesso attraverso una ricerca che si spinge fuori dagli schemi e diventa tematica d’autore.
Dalla Grecia è stata ospite la coreografa Patricia Apergi; dal Canada Virginie Brunelle (ph. Marie Philibert Dubois) con COMPLEXE DES GENERES. Ambra Senatore, che scompone e riordina il quotidiano proprio attraverso la coreografia, Zufit Simon, Stefan Herwig…
Francesca Foscarini danza una coreografia di Yasmeen Godder: GUT GIFT; e ancora Moreno Solinas in TAME GAME (by BLOOM!); o Cuenca Lauro, che ha inaugurato la prima serata (solo per citarne alcuni).
Con scrupolosa attenzione al livello artistico, si è curata la pluralità dei modi che possono esprimere l’estetica della danza dando importanza al linguaggio comunicativo su temi che guardano agli uomini, alla società, ai contrasti, ai drammi ma anche all’ironia e alla possibilità di lasciarsi andare come in un flusso continuo dove il senso del tempo si annulla o si esalta.
Accennerò a tre dei titoli della programmazione, lasciandovi la curiosità di cercare gli altri.
‘Tame Game’: tre danzatori con esuberante sfrontatezza solleticano il tema di “chi ha la tendenza a farsi i fatti degli altri”. Il teatro diventa il luogo dove non si inscena una farsa ma si riscatta la realtà di un mondo che, ci si chiede con una buona dose di ironia, nei suoi eccessi avrà ancora freni inibitori? https://youtu.be/4BZ0ygyRLGs
‘Gut Gift’: complesso lavoro al femminile. In scena un assolo, ma il lavoro è orchestrato da due artiste. La coreografia serve per sdoppiare la personalità dell’interprete. In che cosa? La sua consapevolezza, dislocata nella società, o il suo più intimo impulso, un istinto quasi animale?
Tuttavia il pubblico vede le trasformazioni ma non sa riconoscere quale voglia essere l’autenticità nella danzatrice, che, mutevole, ripercorre un processo fisico e mentale di tutta una serie di modi d’essere e sentire.
‘Complexe des Genres’: in questo caso sono 6 danzatori, tre uomini e tre donne. La difficoltà è coreografica e tecnica; i corpi si fondono perdendo le loro identità e pertanto anche la tematica è dirompente. La fisicità è molto forte perché l’incontro fra i due sessi diventa scontro e poi fusione, come se nella ricerca di sé l’identità sia proprio ciò che va perduto. Eppure io sono nel momento in cui non sono l’altro.
Tecnicamente la bellezza della danza classica rivissuta riscritta e riadattata rende ciò che si vede, il ‘danzato’, di un’elevata poetica. https://youtu.be/PC-SPfonNDs
(link consigliati per visione adulta)
Stefania Sanlorenzo