“Io te lo dico proprio sinceramente, Marghe, ma ho i piedi troppo gonfi per mettermi le punte oggi! Anche solo per parlarne”…
Lei non smette di sorridere, che è quasi una risata ma meno aperta e più sorniona. Lei, che leggera come l’aria ha danzato sulle punte tutta la vita; tranne quando le esigenze coreografiche non lo richiedevano.
Lei, che quando le chiedo “facciamo ‘repertorio’?”, mi guarda come se avessi appena deciso di mettere su una variazione da Paquita, così dalle punte non scendi mai e fai prima!Mi riguarda e dice: “Si certo, un lab. di contemp. e repertorio novecentesco”, senza nessuna enfasi perché bastano le parole. Intende dire che terrà un laboratorio di danza contemporanea e, per la lezione di repertorio, possiamo scordarci quello accademico: “Guarda, lo so che la Graham lo ha attraversato tutto sto secolo!”. Le rispondo, ma invano, come le mie foto della Duncan scalza in riva al mare.
Una promessa è una promessa.
https://youtu.be/UaO7bS5Ky6M (Semionova)
https://youtu.be/O3Fbu4x_wCg (Arts Centre Melbourne)
In verità l’articolo tecnico era stato introdotto nella nostra rubrica come una variazione sulle tematiche normalmente svolte, per interagire con ballerini e docenti.
Ci ha gentilmente risposto una docente, Cetty Garofalo, che ringraziamo; direttrice dell’Accademia di Danza Tersicore: “Leggevo il vostro articolo sul saggio e volevo rispondere alla vostra domanda su quando iniziare a indossare le punte. Secondo il programma del metodo Vaganova, io ho studiato, che vanno indossate o meglio si impara ad indossarle, cucirle e allacciarle e smollarle al secondo corso. E si cominciano anche i relevè, prima con due mani alla sbarra, poi eventualmente, al centro. Ovviamente la regola può variare in base all’allieva, alla sua età e capacità. L’età consigliata è verso gli undici anni o anche dieci. Ma anche in questo caso è soggettivo perché per indossare le punte bisogna aver sviluppato una certa forza nelle caviglie e nelle ginocchia. Fondamentale il ruolo del l’insegnante che deve saper valutare se è arrivato o meno il momento giusto. Dal terzo corso in poi l’utilizzo delle punte rientra regolarmente nel programma.” (Riportiamo integralmente il suo intervento).
I dati:
⦁ 10-11 anni di età
⦁ secondo corso (tecnica Vaganova), un primo approccio
⦁ dal relevé alla sbarra… poi al centro https://youtu.be/XIaSsljllIU
⦁ sviluppo di una buona tenuta di ginocchia e caviglie https://youtu.be/J9iXXoigZs8
L’uso delle punte è una iniziazione. E rimane tale.
Oggi ci sono solo tanti aiuti e trucchi in più, che possono facilitare quello che sarà il rapporto personale con le proprie scarpette da punta. Io sono convinta che il modo giusto sia l’entusiasmo che si ha nel voler iniziare a metterle, tenuto a freno solo dall’ascolto di TUTTI i consigli di una docente scrupolosa e competente. E ricorderei, come una parentesi, che OGGI le punte, introdotte nel balletto ottocentesco per enfatizzare la figura aerea della ballerina (La Sylphide, Giselle, Cinderella…), sono usate nel neoclassico (Bèjart), nel postneoclassico (contemporaneo con le punte) e soprattutto ANCHE dai ballerini maschi.
Ecco qualche consiglio di Margherita, mentre io distendo i miei piedi fra erba e fiori e tiro le margherite spontanee con le dita: ottimo per rafforzarle (io posso permettermelo perché di sangue ne ho versato a sufficienza… eppure qualche volta così, non ricordando dolore e calli indelebili, mi mancano. Non quando ho i piedi gonfi per il caldo!).
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Allora innanzi tutto cominciamo col dire che non esistono le punte perfette per i nostri piedi anche se fossero fatte su misura, (il piede cambia col tempo; ho iniziato la carriera con il numero 4 e finita con il numero 5 a pianta larga). Ogni piede è diverso ed ha bisogno di supporto e piccoli accorgimenti che rendano la linea migliore. La scarpa ha varie caratteristiche vediamo insieme quali.
- La punta : il “gesso ” è stato sostituito da cartone pressato e può essere di varie dimensioni; in gergo questa parte della scarpa si chiama wings, si prolunga dalla punta dei piedi su tutto il metatarso nella parte superiore del piede (non sotto). Quando l’usura la rende morbida, applicate un po’ di colla (tipo attack), darà nuovo sollievo alle vostre ditina che non appoggeranno per terra.
- Super consiglio: mettete roba dentro le scarpe. Esistono puntali di silicone, cotone, calze tagliate, panno ballerina, una teglia di lasagne. No! Ecco , le ultime no, attente a non fare troppo spessore e perdere sensibilità. Però anche soffrire gratis no, eh?!!
- La suola: può essere molto dura, di cartone addirittura con l’anima di ferro (combineed). Smollatela!!!! Tanto!! Dovete poter usare la mezzapunta bene. Se non lo fate proverete cosa vuol dire avere due ferri da stiro ai piedi. ORRORE!!! Se si smolla la suola, sempre per usura, metteteci un paio di chiodi, corti e rigirateli in sotto. Batteteli bene in modo che la testa del chiodo non vi dia noia sotto l’arco plantare. Magari anche un po’ di colla chiamata “vernice a spirito”, ma occhio che ci mette un po’ ad asciugare.
- Infine vorremmo consigliarvi alcune norme di sicurezza per i vostri tendini. Intervallate i lacci con pezzi di elastico dello stesso colore e larghezza dei primi. Questo perché spesso essi stringono il tendine di Achille causando lesioni o infiammazioni.
- Il resto sono accorgimenti che dovrete inventare voi per farvi calzare a pennello le vostre scarpette: cucite e fate piccole correzioni con ago e filo giacché, non essendo tutte Cenerentola, bisogna fare in modo che diventino proprio nostre e poi, le scarpe di cristallo, secondo me farebbero molto più male.
- Se vi sentite con gli scarponi da sci, o un paio di zoccoli olandesi non disperate; la pratica dissolve questa sensazione per lasciare spazio ad altre ben più spiacevoli. Se vi sbucciate (SUCCEDE SEMPRE) disinfettate bene e dopo aver fatto ben asciugare l’abrasione, magari per un paio di giorni, usate cerotti al silicone (e qui, propongo una candidatura al Nobel subito per colui che li ha inventati).
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Dunque a me le margherite fra le dita dei piedi, alla Marghe le punte: mi sembra un’equa distribuzione delle risorse!
Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo